Sulla Grecia cattiva la Merkel o abili i francesi? Seguire il denaro

scritto da il 18 Maggio 2015

Un grafico non è certo come un diamante, per la vita, ma vi accorgerete che può rivelarsi veramente prezioso. Come potete vedere, infatti, questo grafico della Bis (la Banca dei regolamenti internazionali nota anche come banca delle banche centrali) rappresenta l’esposizione delle banche dei vari paesi verso i famosi PIIGS, Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, alla fine del 2009, cioè appena prima che la crisi greca esplodesse, e ci permette di fare alcune riflessioni per capire meglio quello che è successo e sfatare anche qualche “inesattezza” che circola su giornali e social.

1) L’eurozona è stata sì un’unione commerciale ma anche, e soprattutto, un’unione di capitali che sono andati a finanziare in gran parte le economie più deboli. E come la Germania è stata certamente il dominus dei commerci potete notare che la Francia, o meglio il suo sistema creditizio, è stato il motore principale sul piano finanziario: il vero asse franco-tedesco dell’euro.

2) La moneta unica ha certamente favorito l’afflusso di capitali esteri nei paesi PIIGS ma non è stata una causa esclusiva: il Regno Unito era il terzo creditore, gli Stati Uniti il quinto, il Giappone il settimo. Del resto questo dato è coerente con la crescente creazione di rapporti di debito/credito finanziari esteri a livello mondiale fin dalla fine degli anni 80 e che ha avuto il suo apice appunto negli anni 2000. Il famoso “ciclo di Frenkel” che vuole che il paese creditore ed il paese debitore siano in un rapporto di cambio bloccato non trova infatti completa rispondenza nella situazione dei PIIGS dell’eurozona, come del resto non lo trova presso molti altri casi all’interno della Ue (vedasi Ungheria) o esterni ad essa (i famosi Fragile Five: Indonesia, Turchia, India, Brasile e Sud Africa).

3) Riguardo ai tre paesi sottoposti alla Troika la Francia era il più grande creditore della Grecia, come il Regno Unito dell’Irlanda e la Spagna del Portogallo. Addebitare le “colpe” della Troika (oggi ribattezzata Brussels Group) alla sola Germania, come viene da più parti fatto, può essere comodo per fare qualche amena vignetta con la Merkel vestita da nazista ma, alla prova dei fatti è piuttosto lontano dalla verità. Basti vedere appunto il “costo” sopportato dalla Germania, come principale economia dell’Eurozona nei fondi salvastati, in realtà, piuttosto, salvabanche.

B-l-JM6XEAEO-lHPrendendo ad esempio il caso più problematico, la Grecia, vediamo nel grafico del Sole 24 Ore come alla fine la Francia abbia sborsato 46,5 miliardi di euro per rientrare di 77 miliardi, l’Italia 40,9 miliardi per rientrare di 5,9 miliardi, la Germania 61,7 miliardi per rientrare di 31,5 miliardi. In caso di default greco quindi la Francia avrebbe un “guadagno”di 33 miliardi, l’Italia una “perdita” di 35 ma anche la Germania una simile alla nostra di 30,2 miliardi, non precisamente un “affarone”.

4) Guardando la situazione dell’Italia si può vedere che il nostro maggiore creditore era (ed è tuttora) di gran lunga la Francia. Quando nel 2011 si manifestò quella che fu una vera e propria crisi valutaria all’interno dell’eurozona, che colpì principalmente noi e la Spagna con una fuga dei capitali dagli asset dei due paesi, la responsabilità dei creditori francesi fu determinante: bastava mantenessero le loro esposizioni verso di noi per dare un immediato e determinante segnale positivo ai mercati. Altro che complotto tedesco per far cadere Berlusconi. Siamo seri.

Piuttosto la nostra “dipendenza” dai capitali francesi fa capire come si continui spesso a parlare di asse franco-italiano, dove però non abbiamo certo l’ultima parola (vedasi appunto chi ci guadagna dalla gestione della Grecia sopra descritta).

Visto come il vecchio detto “segui il denaro” sia sempre utilissimo per capire veramente le dinamiche, non solo economiche ma anche quelle politiche?

Twitter @AleGuerani