Brexit, le 5 cose che (mi) spaventano davvero

scritto da il 25 Giugno 2016

Ho seguito gli esiti del referendum inglese con una strana sensazione di inadeguatezza. Avevo immaginato il finale ma non riesco a comprenderne pienamente le conseguenze. Non ho idea di quali saranno gli effetti di questa scelta e se il parlamento di Sua Maestà riuscirà a metterci in qualche modo una pezza. Di certo non temo per gli inglesi, che sono convinto riusciranno ad uscirne comunque a testa alta. Ciò che mi spaventa di più sono le reazioni ed alcuni commenti:

1 – Non bisognava farli votare
Trovo assolutamente pericolosa questa convinzione. L’Europa ha bisogno di più democrazia. Una delle motivazioni del diffuso sentimento antieuropeo è proprio l’assenza di democrazia. Attenzione a continuare a delegittimare il voto democratico (una volta sono ignoranti, un’altra vecchi, un’altra ancora protesta, ecc.). L’abbiamo già fatto negli anni venti e preferirei evitarlo a me ed a mio figlio. Non può esser sempre colpa di chi vota. E sia chiaro che ultimamente difficilmente ho esultato per i risultati di una elezione che spesso e volentieri mi vede tra le inutili minoranze. Possibile che il problema sia sempre l’esito del voto e non si esaminino mai le cause?

2 – Bene ha fatto Cameron a dimettersi perché è tutta colpa sua
Facile corollario del postulato precedente. Non assolvo Cameron, ma mi chiedo perché non vedo un’ondata di dimissioni nei vertici dell’Unione Europea. Politicamente gli inglesi hanno certificato che questa Europa è stata fino ad oggi una irriformabile costosa dittatura di burocrati. Nessun esame di coscienza è necessario? Non si sarebbe dovuto fare già al momento della presentazione stessa dell’idea di referendum? È normale averlo trattato come un fatto di politica interna?

3 – La revisione dei trattati e la resa dei conti
Le prime reazioni da parte europea mi sono sembrate più da resa dei conti che da serio confronto teso a recuperare i rapporti con un Paese alleato che, non dimentichiamolo, è spaccato sostanzialmente in due.

4 – La frantumazione del Regno Unito
Assisto frastornato a questo sottile godimento nel pronosticare la fine del Regno Unito. Si dimentica che proprio l’interesse nazionale all’unità potrebbe essere un valido alleato delle diplomazie europee nel mitigare il recepimento da parte del Parlamento di Sua Maestà degli esiti del referendum.

5 – L’impreparazione delle leadership
Ma quello che mi spaventa di più, ve lo confesso, è l’impressione di assoluta impreparazione delle leadership europee. Al di là delle solite banche ed istituzioni finanziarie non vedo nessuna analisi seria per scenari, nessun tentativo di ragionare in termini sovranazionali, nessun comportamento (anche opportunistico) che porti ad un miglioramento dello status quo.

Quali effetti tutto questo avrà sulle nostre imprese? La burocrazia europea si autoriformerà diventando più snella ed efficiente? L’Italia avvierà un programma immediato per diventare più attrattiva per gli investimenti esteri? Milano investirà nella scuola e nell’insegnamento delle lingue straniere? Sono pronte borse di studio per attrarre i migliori cervelli delusi dalla Gran Bretagna?

Non vedo nessuna tensione al miglioramento. Ed è questo a spaventarmi ancora di più. Perché temo che alla fine qualcuno possa ricordarsi di presentarci il conto. E siamo qui a sperare che Elisabetta non abbandoni Londra sotto i bombardamenti neanche questa volta e che per salvare il suo Regno dalle spinte indipendentiste una colorata signora di 90 anni salvi l’Europa o quel che ne resta. God Save the Queen.

God save our gracious Queen!
Long live our noble Queen,
God save the Queen!
Send her victorious,
happy and glorious,
long to reign over us,
God save the Queen!

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