La vera zavorra dell’immobiliare

scritto da il 08 Luglio 2016

Anche nel primo trimestre 2016, spiega l’Istat, i prezzi delle abitazioni, nuove ma soprattutto esistenti, hanno continuato a declinare. Il trend, che ormai prosegue da oltre mezzo lustro, ha eroso una fetta importante della ricchezza delle famiglie italiane che per circa i due terzi si basa proprio sui beni reali, oltre l’80% dei quali, secondo le rilevazioni più recenti di Bankitalia, sono proprio abitazioni.

A mitigare l’effetto depressivo dovrebbero servire due osservazioni, che la stessa Istat riporta. La prima è che il trend declinante ha rallentato la sua velocità, quindi i prezzi sono diminuiti meno che in precedenza. La seconda, più sostanziale, è che le compravendite sono aumentate del 20,6% rispetto al primo trimestre 2015, secondo i dati raccolti dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate. Se ne potrebbe dedurre che il calo dei prezzi abbia stimolato la domanda di acquisto, che sicuramente avrà trovato nella convenienza dei tassi bassi un ulteriore stimolo. Ma altresì che tale propensione all’acquisto non sia stata sufficiente a invertire la tendenza ribassista dei prezzi, che evidentemente si alimenta altrove. In tendenze di lungo periodo, con tutta probabilità, ma anche nella difficoltà dei redditi, che sono cresciuti poco, specie per gli ultimi arrivati nel mercato del lavoro. Il che rende il mercato delle abitazioni difficilmente accessibile per chi non abbia alle spalle un sostanzioso sostegno famigliare.

La release Istat ci dice altre due cose. La prima è che il mercato delle abitazione nuove – ossia abitazioni di nuova costruzione o esistenti ristrutturate e vendute dalle imprese operanti nell’edilizia – ha retto assai meglio di quello delle abitazioni esistenti. Per queste ultime, statisticamente parlando, si intendono abitazioni esistenti vendute dalle famiglie o da altri settori istituzionali. La seconda è che l’indice aggregato, che aveva base 100 nel 2010, mostra che le abitazioni nuove hanno perso il 2,3% (indice uguale a 97,7) al primo trimestre 2016, mentre le esistenti addirittura il 20% (indice uguale a 80). Quindi la vera zavorra dell’immobiliare italiano sono proprio le abitazioni delle famiglie, ossia quelle che compongono gran parte della loro ricchezza.

Fonte: Istat

Fonte: Istat

L’Istat ovviamente non si avventura nel terreno incerto delle previsioni. Ma i dati sembrano favorire un certo ottimismo. Il combinato disposto dell’aumento delle compravendite (+20,6% nel primo trimestre 2016 a fronte di un +9,4% nel quarto 2015), unito al rallentamento del calo dei prezzi e ai tassi bassi potrebbe condurci a chiudere il 2016 con un primo timido segno di ripresa dei corsi immobiliari, a cominciare proprio da quelli delle abitazioni nuove. Il che farà senz’altro piacere ai costruttori. Per le famiglie, che hanno perso un quinto del valore della loro ricchezza abitativa ci vorrà ben altro.

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