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Welfare aziendale, il lato nascosto della forza (stasera vado al cinema)
Pubblichiamo un contributo di Federico Isenburg, ceo di Easy Welfare –
Welfare aziendale: tutti ne parlano, molte aziende lo attivano, pochi ne conoscono le effettive potenzialità. Definito come l’insieme di benefit e servizi a sostegno del lavoratore, solitamente viene visto come un supporto per istruzione, salute e previdenza. Temi di indubbia importanza, ma non gli unici nei quali il welfare aziendale interviene.
Da una ricerca condotta da RWA Consulting, società di consulenza specializzata in tematiche welfare, emerge che – su un campione di 128 aziende che hanno attivato un Piano Welfare nel 2016 – oltre il 25% dei consumatori welfare sceglie di utilizzare la propria quota benefit per attività legate all’area ricreativa (9,5%) e al fringe benefit (15,7%).
Dato importante che va indagato. Cosa intendiamo per Area Ricreativa? In che modo il welfare aziendale riesce ad intervenire nelle attività legate al tempo libero?
Cinema, viaggi, soggiorni in hotel, terme, card dedicate allo shopping, corsi ricreativi e culturali. Il di più che regala un sorriso, una giornata di relax, lo sfizio da togliersi grazie ad un contributo “extra” rispetto alla normale retribuzione. Visto sotto quest’ottica, il welfare aziendale assume una nuova luce e diventa un reale strumento di retention. Sì, perché nel 2017 il welfare in azienda fa bene al dipendente e fa bene alla brand reputation, tema oggi più che mai da non sottovalutare.
I servizi di istruzione, sanità e previdenza risultano comporre almeno il 70% circa di spesa per consumatori welfare compresi tra i 46 ed i 65 anni di età. Tra i 31 ed i 35 anni di età, ed oltre i 65 anni di età, la quota imputabile a tali servizi risulta pari a circa il 50% dei consumi complessivi.
Al di sotto dei 30 anni di età, invece, il consumo aggregato di servizi Istruzione, Sanità e Previdenza non rappresenta in media più di un terzo dei consumi complessivi.
Dati e percentuali che mostrano chiaramente quanto istruzione, sanità e previdenza siano, per tradizione ed importanza, i pilastri del sostegno, ma allo stesso tempo non l’unico aspetto interessante lato welfare aziendale. Il reparto HR ha a diposizione un unico strumento capace di soddisfare una popolazione aziendale che va da 18 a 65 anni d’età: gusti, stili di vita, necessità ed esigenze diverse. Dal rimborso delle spese scolastiche del proprio bimbo, fino all’utilizzo della quota welfare per andare al cinema il sabato sera. Dal rimborso delle spese sanitarie, fino alla corso di fotografia sotto casa.
Potrei continuare con tanti altri esempi ed il risultato sarebbe sempre il medesimo: il welfare aziendale è dato da varietà di scelta, ed è proprio questa scelta a dare valore, all’azienda e al dipendente.