Lo spread, il moral hazard e i cretini che fingono che il 2011 non sia mai esistito

scritto da il 12 Dicembre 2017

Lo spread. Ci avete fatto caso che non se ne sentiva quasi parlare, da un po’? Sparito. Scomparso dai radar. Al massimo se ne leggeva ancora in qualche noioso libro di memorie. A dirlo oggi non sembra possibile che un sostantivo inglese di sei lettere ci abbia ossessionato per molti lunghi mesi, dall’estate 2011 all’approdo di Mario Monti a Palazzo Chigi e oltre. E non si finirà mai di ripetere che se questo è successo il merito va ascritto al celebrato “whatever it takes” di Mario Draghi. In pratica tre paroline che hanno salvato l’Italia dalla bancarotta e l’euro dall’andare in mille pezzi.

Tuttavia, benché non preoccupi come allora, sembra che torni a infiammarsi, lo spread. Del resto, i peggiori incubi non finiscono mai di riaffacciarsi. In Europa ci mettono del loro. Non passa giorno che un’indiscrezione su nuove richieste della Bce alle banche o il dibattito prima di una riunione dell’Eurogruppo non instillino il sospetto che siano ben presenti forze votate a spingere l’Europa verso un cupio dissolvi. Che riporterebbe in auge, ovviamente, l’odiato spread.

Ne ha parlato l’ottimo Thomas Manfredi sulla sua bacheca Facebook. E con una acrobazia ha colto la palla al balzo, ma su Twitter, Alessandro Guerani, per puntualizzare alla sua maniera. Noi di Econopoly mettiamo qui a disposizione i tweet di Guerani, contributor di questo blog fatto dell’apporto di molti autori. Un po’ perché Guerani è pigro (glielo diciamo spesso) e ama scrivere più i tweet che i post. Un po’ perché le sue sollecitazioni sono non di rado interessanti, quando non imperdibili. Buona lettura.

guerani1

guerani2

(testo aggiornato il 13 dicembre 2017)