L’esempio di Trento, quando il corso di formazione fa trovare lavoro

scritto da il 26 Luglio 2018

Pubblichiamo un post di Mariachiara Bo, studentessa al terzo anno della laurea in Matematica per la Finanza e l’Assicurazione all’Università degli Studi di Torino e Junior Allieva presso il Collegio Carlo Alberto. Mariachiara è membro del direttivo di Neos Magazine – 

Politica valutata: Corsi di formazione professionale per persone disoccupate residenti nella Provincia autonoma di Trento.

Obiettivo: Aumentare la probabilità di reinserimento nel mercato del lavoro entro i tre anni successivi al corso.

Effetto: Positivo sia per quanto concerne il tasso di impiego sia per quanto riguarda un aumento generale dello stipendio.

Negli anni recenti, specialmente dopo la crisi del 2008, c’è stata una crescente richiesta di interventi pubblici in supporto del mercato del lavoro. I corsi di formazione professionale hanno giocato un ruolo centrale tra le politiche attive attuate: molti decisori politici vi hanno infatti fatto ricorso con l’obiettivo di ridurre l’alto tasso di disoccupazione.

Stando ai dati OCSE, tra il 2010 e il 2015 l’Italia ha investito in media 460 milioni di euro all’anno per finanziare corsi di formazione a livello istituzionale, sul posto di lavoro e per apprendistati.
Nello specifico, la Provincia autonoma di Trento, tra il 2010 e il 2017, ha dimostrato un notevole impegno in tali politiche e ha destinato fondi propri ed europei all’organizzazione di corsi di formazione per circa 900 persone all’anno, numero considerevole dal momento che rappresenta i tre quinti del numero medio di disoccupati registrati in quel periodo nella provincia.

Considerate dunque le importanti cifre investite in questa politica, risulta necessario valutare l’efficacia di tale intervento in termini di aumento di probabilità di reinserimento nel mercato del lavoro e di redditività. Nel paper “Are vocational training programmes worth their cost? Evidence from a cost-benefit analysis”, i ricercatori IRVAPP Martina Bazzoli, Silvia De Poli, Enrico Rettore e Antonio Schizzerotto conducono una valutazione di impatto scientifica dei corsi di formazione finanziati dalla Provincia di Trento.

Lo studio si concentra su due tipologie di corsi di lunga durata: la prima, organizzata dall’Agenzia del Lavoro (AL), conta ben 64 programmi di formazione differenti (che d’ora in poi chiameremo per brevità ALC) che preparano operai e impiegati di grado più o meno alto, indipendentemente dal titolo di studio conseguito in precedenza; la seconda, finanziata da Fondi Sociali Europei (SE), con i suoi 15 programmi (che indicheremo da qui in avanti con SEC), si rivolge invece solo a persone disoccupate in possesso almeno di un diploma che ricoprivano in precedenza posizioni di impiegato o dirigente.

Effetto dei corsi sulla probabilità di essere assunti
Se la probabilità di essere assunti dopo sei mesi dall’inizio di un ACL è dell’1,5%, dopo un anno questa percentuale è addirittura superiore al suo quadruplo: 6,8%. Tale valore decresce tuttavia lentamente con il trascorrere del tempo e, superati i 3 anni (probabilità pari a 5,1%), si assottiglia fino ad azzerarsi. I maggiori beneficiari dei programmi ALC sono le cosiddette fasce deboli del mercato del lavoro, ovvero gli over 35 e le donne: la probabilità per una donna con più di 35 anni di essere assunta dopo uno di questi corsi di formazione è infatti del 12%, esattamente il doppio di quella di un suo coetaneo uomo. Non si registrano invece differenze significative tra italiani e stranieri, ciò potrebbe essere dovuto al fatto che gli stranieri sono assunti per periodi più brevi e in modo discontinuo.

Per quanto riguarda invece la probabilità di essere assunti un anno dopo l’inizio di un SEC, questa è pari al 17,2%, tale valore cresce inoltre con il passare del tempo fino a raggiungere un massimo pari al 28,2% al terzo anno. La notevole differenza dell’impatto occupazionale di queste due tipologie di corsi è da imputarsi al requisito di accesso minimo dei SEC, in quanto gli aderenti hanno un maggior livello di scolarizzazione. Questa omogeneità scolastica rende inoltre molto difficile studiare l’effetto dei corsi sulle diverse categorie di genere, età e cittadinanza.

Effetto dei corsi sul salario
Considerata la significativa differenza dell’impatto delle due tipologie di corso, non ci deve dunque sorprendere che tale diversità si rifletta anche sul livello di aumento dello stipendio medio: se per i partecipanti ai corsi ALC l’incremento del salario dopo il primo anno è pari in media a 700 euro, per i destinatari dei SEC si raggiunge addirittura una cifra superiore ai 3500 euro.

Analisi di costi e benefici
L’effetto dei corsi di formazione professionale sul tasso di occupazione è decisamente positivo in quanto si registrano benefici sia per quanto riguarda l’aumento significativo della probabilità di essere assunti sia per l’incremento consistente del salario.

Se si stima tuttavia il ritorno economico complessivo per persona di tali corsi (in termini di impatto sul PIL e di tasse pagate dai lavoratori e dalle aziende che li hanno assunti), si nota come questo sia notevolmente inferiore al loro costo pro capite sostenuto dalla Provincia di Trento: il ritorno stimato per chi ha aderito a un programma ALC è infatti di 2.200 euro annui contro una spesa di 4.800 euro; per i partecipanti ai programmi SEC la differenza è addirittura maggiore: 4.100 euro “guadagnati” contro i 14.500 investiti dalla Provincia.

Per ridurre tale gap è dunque necessario ridefinire il target dei beneficiari dei corsi di formazione, valutando se concentrare gli investimenti sulle fasce deboli del mercato del lavoro o se valorizzare dipendenti con un più alto livello di scolarizzazione che ricoprivano in precedenza ruoli di maggior prestigio.

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