Salvini fa inversione a U. Ha vinto il partito dei risparmiatori evocato da De Gasperi

scritto da il 05 Settembre 2018

Con una inversione a U, il vice premier Matteo Salvini, consigliato da Massimo Garavaglia e Giancarlo Giorgetti, ha abbandonato la spada e si è allineato – alla stregua di uno statista – alle indicazioni del ministro dell’Economia Giovanni Tria. Nell’intervista al Sole 24 Ore, Salvini, dopo aver invocato per mesi l’abbandono dei Trattati europei e lo sfondamento del 3% del Patto di Stabilità e Crescita (evoluzione del Trattato di Maastricht del febbraio 1992), ha dichiarato che “l’obiettivo è mantenere il rispetto dei vincoli e delle regole esterne imposte, di non sforare alcunché”.

Parole che i mercati finanziari aspettavano da tempo. Dopo un agosto all’insegna del ribasso (la Borsa italiana ha perso oltre il 7%) e dell’allargamento dello spread, non solo contro Germania, ma anche verso Spagna e Portogallo, gli operatori hanno subito reagito al cambio di passo comprando BTp e azioni delle banche italiane, martoriate da notevoli ribassi estivi.

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Si poteva pensare fino a ieri che questo governo odiasse i mercati finanziari, visti come un nemico, come una massa di locuste all’attacco della “povera Italia”. Il fatto è che i mercati rappresentano la realtà, la quale non si può cambiare con le dichiarazioni o i tweet. E prima o poi, la realtà ha la meglio.

La storia può essere d’aiuto. Nel 1947 l’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi prese atto con sobrietà e saggezza dell’importanza del mondo del risparmio, delle banche, della finanza: “L’esperienza mi ha convinto che non si governa oggi l’Italia senza attrarre nella nuova formazione di governo, in una forma o nell’altra, i rappresentanti di questo quarto partito, del partito di coloro che dispongono del denaro e della forza economica”.

Sempre De Gasperi, mesi dopo, alla Camera, chiarì cosa intendesse per “quarto partito”: “Esiste un quarto partito: è il partito dei risparmiatori, dei piccoli risparmiatori. Vedete come ritirano i depositi dalle banche? Come non portano più denaro allo Stato, attraverso l’acquisto di titoli? Bisogna fare qualche cosa per calmare questo quarto partito che è soprattutto il ceto medio. Non è onorevole Nenni, quel quarto partito, il partito degli speculatori, il partito dei grossi industriali plutocrati: è il partito del ceto medio che ha bisogno di essere tranquillizzato”.

I membri della compagine governativa dovrebbero lavorare di più, e parlare di meno, moderare le dichiarazioni – come ha scritto il presidente della Consob Massimo Nava. Sobillare gli animi, agitare le acque, instillare dubbi sulla solidità dell’euro – colonna portante della nostra politica negli ultimi vent’anni -, proporre manovre della spesa – flat tax e reddito di citttadinanza – che sulla carta costano miliardi di euro, non paga. Già, “chi paga?”, usava interrogarsi spesso il compianto Ugo La Malfa, il quale durante la sua vita ha sempre sostenuto la necessità per l’Italia di “rimanere attaccata alle Alpi”. In alcuni casi sembra che l’Italia voglia staccarsi dal mondo europeo e finire alla deriva sulle coste africane.

Sono certo di inimicarmi i sovranisti duri e puri nel sostenere che ha ragione George Soros, finanziere e filantropo, il quale ha rilevato che “gli speculatori sono solo i messaggeri di cattive notizie”. Se un presidente del Consiglio auspica la nazionalizzazione di un servizio in concessione – caso Autostrade per l’Italia-Atlantia – per darlo all’Anas, che cura “mirabilmente” la Salerno-Reggio Calabria, i mercati come possono reagire?

I gestori di portafoglio internazionali non attaccano nessuno, difendono i risparmi dei loro clienti. E investono dove vedono situazioni favorevoli e ambienti dove vale la “rule of law”. Nei Paesi dove i ministri evocano complotti futuri è ben più difficile vedere flussi di capitale in ingresso. Interessante l’opinione di Paolo Mieli che sul Corriere della Sera del 22 agosto scrive: “Mai era accaduto che la trama cospirativa fosse rivelata prima che i fatti si verificassero. Grandiosa innovazione che consentirà di selezionare gli accadimenti man mano che si producono eliminando fin dall’inizio quelli inadatti a far tornare i conti dell’enunciato e di produrre eventualmente qualche piccola aggiunta atta a corroborare la tesi di partenza. Ovemai infine non si verificasse l’annunciato terremoto economico si potrà sempre dire che è stata la denuncia preventiva del complotto ad averlo sventato”.

Nel 1861 Massimo D’Azeglio (Questioni urgenti, cap. I), confidava nei popoli maturi, capaci di pensare: “Ogni giorno diventa più difficile il mestiere del ciarlatano politico. Le antiche astuzie per condurre i popoli, […] sono oramai inservibili. E difatti, i partiti estremi che vivono unicamente o delle nfanzie o delle decrepitezze de’ popoli, suono fuor di loro, e non s’agitarono mai tanto convulsi come oggi”.

Non possiamo che gioire del fatto che Matteo Salvini, dato dai sondaggi in grande spolvero, si stia istituzionalizzando, rifacendosi, magari a sua insaputa, a Massimo D’Azeglio e Alcide De Gasperi.

Twitter @beniapiccone