Non solo plusvalenze. Guida smart ai bilanci delle società di calcio

scritto da il 10 Settembre 2018

Decenni fa il massimo di economia e finanza che entrava nei discorsi di un appassionato di calcio era il famoso miliardo pagato dal Napoli al Bologna per Savoldi. Oggi, con la trasformazione del calcio in una vera e propria industria, ai tavolini dei bar si sente parlare invece quasi più di plusvalenze che di dribbling.

Il mondo del calcio è cambiato ed il tifoso ha sempre più dovuto interessarsi, obtorto collo, dell’andamento finanziario della sua squadra del cuore, poiché da questo ormai dipende se arriverà il campione dei suoi sogni o se addirittura potrà ancora vedere i suoi colori giocare nel calcio professionistico la stagione seguente, come ammoniscono i numerosi fallimenti di club grandi e piccoli, costretti in questi ultimi anni a ripartire dalle serie minori.

E così plusvalenze, contratti, sponsorizzazioni, stadi di proprietà, diritti d’immagine, marketing, fair-play finanziario e una miriade di altri termini economici è sempre più entrata a far parte del vocabolario sia del giornalista sportivo che del tifoso, anche se qualche volta, ad esser buoni, un po’ a sproposito.

Cercherò in questo articolo di fare un po’ di chiarezza sul bilancio di una società di calcio, su come funziona la contabilizzazione di quel bene, molto particolare, che è il calciatore, o meglio i diritti alle prestazioni di un calciatore, e come capire come programma la sua attività un club.

Un minimo di conoscenza dei principi base contabili sicuramente può aiutare a comprendere le parti più specialistiche, ma cercherò comunque di usare termini il più possibile comprensibili in modo che questa lettura possa essere utile anche al tifoso appassionato solo di ripartenze e fuorigioco.

Come in tutte le società i bilanci di quelle di calcio hanno una sezione che rappresenta la situazione patrimoniale, con l’elenco dei beni di proprietà nell’attivo ed i debiti verso terzi ed il capitale proprio nel passivo, ed un conto economico che registra i ricavi e i costi sostenuti nell’anno e dove viene esposto il risultato finale di utile e perdita.

Scorrendo l’attivo dello stato patrimoniale troviamo subito una delle specificità delle società di calcio: fra le immobilizzazioni immateriali, cioè i beni ad utilità pluriennale, troviamo una voce chiamata “diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori”. Non fatevi spaventare dal nome, altro non sono che il valore dei cartellini dei giocatori di proprietà, vedremo in seguito come funziona la loro contabilizzazione.

Altre voci importanti dell’attivo di una società di calcio sempre fra le immobilizzazioni immateriali sono i marchi, che comprendono logo, colori sociali, denominazione ed in generale tutti quei beni registrati e protetti che fanno parte del branding di una società e che la identificano all’esterno.

Stadio, impianti sportivi, centro tecnico sono invece iscritti fra le immobilizzazioni materiali. Un caso particolare è ad esempio quello dello stadio dell’Udinese, dove l’impianto è di proprietà della società di calcio, ma il terreno è ancora di proprietà del comune che ha ceduto il diritto di superficie per 99 anni. Una cosa simile dovrebbe succedere a Bologna dove invece verrebbe ceduto il diritto all’uso per 99 anni dell’intero stadio, che essendo monumento nazionale non è alienabile da parte del Comune, per poi essere ristrutturato.

In tal caso questi diritti pluriennali anch’essi rientrerebbero ovviamente fra le immobilizzazioni, ma in quelle immateriali.

Ed ecco allora uno schema semplificato dello stato patrimoniale di una società di calcio:

ATTIVO

Immobilizzazioni materiali (Stadio di proprietà, impianti sportivi, automezzi, ecc)
Immobilizzazioni immateriali (Diritti sulle prestazione dei calciatori, marchi, ecc)
Partecipazioni strategiche in altre società
Crediti a medio lungo termine
————————
Attivo Immobilizzato

Crediti a breve termine
Disponibilità liquide
————————
Attivo Circolante

PASSIVO

Patrimonio Netto

Debiti vs Soci a medio/lungo termine
Debiti vs FInanziatori a medio/lungo termine
Fondi rischi
TFR
————————
Passivo non Corrente

Debiti vs FInanziatori a breve termine
Altri debiti a breve termine
————————
Passivo Corrente

Passiamo al conto economico, dove incontriamo fra le prime voci i ricavi caratteristici, cioè inerenti all’oggetto sociale, che sono tipici di una società di calcio: i ricavi da gare (biglietti ed abbonamenti), i ricavi da diritti TV e i ricavi commerciali (da sponsorizzazioni, sfruttamento dei marchi, vendita gadgets, magliette, ecc).

A seguire ci sono i costi caratteristici in prevalenza relativi agli stipendi dei tesserati e tutti i costi per servizi e acquisti necessari al funzionamento della società come l’affitto dello stadio, i costi per le trasferte, le spese generali, i salari del personale, ecc.

La differenza fra i ricavi ed i costi caratteristici dà il Margine Operativo Lordo, in inglese chiamato EBITDA, ma qua ci imbattiamo nella prima grossa differenza con le aziende “normali” in quanto subito sotto incontriamo una voce chiamata “Player Trading” di derivazione dal mondo britannico, dove sono stati i primi a considerare le società calcistiche vere e proprie aziende con le loro specificità.

Cosa è il Player Trading? È il risultato della gestione della rosa dei calciatori, dove fra i ricavi si indicano le plusvalenze di cessione, i ricavi dai prestiti e fra i costi le minusvalenze di cessione, i costi dei prestiti e l’ammortamento dei calciatori stessi.

Dobbiamo quindi spiegare ora come si contabilizza l’acquisto di un calciatore. Prendiamo il famoso attaccante Pinco Pallo acquistato per 10 milioni con un contratto di 5 anni a 1 milione a stagione. Nel bilancio della società acquirente i 10 milioni verrebbero iscritti come abbiamo detto sopra nelle immobilizzazioni immateriali dell’attivo nella voce “diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori” e per tutta la durata del contratto, cioè 5 anni, ogni anno su questa voce si dovranno calcolare ammortamenti da portare fra i costi.

Quindi alla fine dell’anno in sede di stesura di bilancio il valore del calciatore sarà diventato 8 milioni, con 2 milioni di ammortamenti (cioè i 10 milioni divisi per i 5 anni di contratto) nei costi di player trading ed 1 milione dello stipendio nei costi caratteristici.

E qui arriva il punto dove tanti tifosi sbagliano (e loro sarebbero pure perdonabili, i giornalisti che ci cascano un po’ meno). Se la società quindi l’anno dopo vende Pinco Pallo per 10 milioni, non è che fa una patta. No, fa una plusvalenza di 2 milioni, cioè dell’importo che ha già portato a costo perché in pratica il costo annuale di un calciatore è dato dal suo stipendio più l’ammortamento del suo “cartellino”.

Da ricordarsi che si iscrivono fra le immobilizzazioni tutti i costi relativi all’acquisizione delle prestazioni del giocatore, quindi anche le commissioni all’agente, gli eventuali premi una tantum alla firma ecc ecc che ci sono quindi anche nel caso dell’ingaggio di un calciatore svincolato.

Facendo un riassunto schematico del conto economico abbiamo quindi

Ricavi Caratteristici
– Costi caratteristici
————————
EBITDA al lordo del Player Trading
+/. Player trading
————————
EBITDA al netto del Player Trading
– altri ammortamenti
– accantonamenti
————————
EBIT (Risultato Operativo)
– Gestione finanziaria
– Voci straordinarie
————————
EBT (Risultato Ante-imposte)
– Imposte e tasse
————————
Risultato netto

Anche senza usare i vari indici di bilancio, che magari affronteremo in un altro post se ci sarà abbastanza interesse su questo argomento, possiamo già vedere come l’analisi del conto economico e dei rapporti fra le sue voci principali dia anche al tifoso meno “specializzato” importanti informazioni sulla strategia che la sua società del cuore vuole o può attuare.

In una società di calcio “ideale” i ricavi caratteristici dovrebbero spesare, come abbiamo visto sopra, gli stipendi dei calciatori, mentre l’ammortamento dei loro cartellini dovrebbe essere coperto dai ricavi di player trading.

Di conseguenza però più l’EBITDA al lordo del Player trading è positivo più la società può permettersi di non dover ricorrere alla “schiavitù” della plusvalenza sulla vendita dei calciatori per finanziare la rosa.

Ecco che quindi lo stadio di proprietà, che aumenta praticamente sia i ricavi da gare che quelli commerciali, è finalizzato a questo obiettivo. Uguale lo sfruttamento del marchio sui mercati nazionali ed esteri. Uguale la ricerca di sponsorizzazioni più vantaggiose. Uguale, dal versante dei costi, fare contratti lunghi ai calciatori, con quindi ammortamenti annuali più bassi, e con lo stipendio legato tramite bonus ai risultati sportivi.

Una società avveduta cerca quindi di diversificare quanto più possibile i ricavi caratteristici e di aumentare l’EBITDA in modo di non rischiare di andare in perdita nel caso di mancate qualificazioni europee, e quindi calo dei diritti TV e sponsorizzazioni, o di dover per forza vendere i giocatori più appetibili.

Se invece vedete che la vostra società si affida soprattutto al Player Trading per portare in pareggio o utile i conti sappiate che difficilmente rivedrete il vostro campione preferito la stagione seguente con la maglia del cuore.

Certo ci sono società che hanno fatto del Player Trading la loro “mission aziendale” come l’Atalanta e l’Udinese, per citare le due più famose. Però, essendo lo sport pieno di fattori imponderabili, l’annata in cui non si azzeccano gli acquisti o l’infortunio del giocatore prescelto per la sua valorizzazione e alla vendita, sono sempre dietro l’angolo e, oltre al fallimento sportivo in termine di classifica, può anche portare a seri problemi a livello economico.

Twitter @AleGuerani