Aziende e consumatori, l’urgenza di uscire dallo schema Tom e Jerry

scritto da il 18 Settembre 2018

Quando mi guardo intorno attraverso i media, e osservo come si comportano le aziende e più in generale tutti gli attori economici mi interrogo su quale sia oggi il significato ed il ruolo del management.

La domanda non è banale e non solo per gli addetti ai lavori. Il management è sicuramente una scienza che negli anni ha aiutato le aziende a crescere, a svilupparsi e a valorizzare elementi e asset che oggi definiremmo soft o intangibles come la creatività, l’intelligenza, gli individui che all’interno dell’azienda operano e l’organizzazione fino ad arrivare a coinvolgere i processi decisionali. Negli anni il management ha valorizzato il fare impresa, la competitività, la fabbrica come il luogo in grado di generare e creare prodotti. Poi l’attenzione si è spostata sul prodotto spesso studiato nei suoi elementi tangibili più che per quelli intangibili e sull’innovazione. Oggi tutto sta cambiando o meglio tutto è cambiato.

Dalla fabbrica e dal prodotto siamo andati dapprima verso l’individuo, non come persona in grado di pensare, di valutare, di decidere, ma come cliente dotato di una propria capacità di acquisto o di spesa, che gli anglosassoni chiamano willingness to pay. Poi (e siamo ad oggi) si è superato anche l’individuo, e si è andati direttamente verso la capacità di acquisto che l’individuo stesso ha in dote.

Le fabbriche non sono più importanti, possono essere spostate, chiuse, e riaperte, il prodotto tangibile o intangibile è diventato un mero strumento per agganciare o creare un bisogno e indirettamente o direttamente la capacità di spesa del cliente e il cliente è diventato un insieme di byte all’interno di un server custodito in un cloud nel quale si registrano informazioni, numeri e dati che poi algoritmi complessi creati dall’uomo elaborano e traducono in predictions. Già le predictions, la vera leva con la quale il mercato cerca in tutti i modi di “manipolare” il comportamento dei Clienti Consumatori spingendoli a esaurire tutta la propria Capacità di spesa.

Interessante è pensare che gli algoritmi creati dall’uomo stanno relegando l’uomo stesso ad un piccolissimo insieme di bytes, mentre il mercato (genericamente) e le aziende (più nel dettaglio) inseguono oggi la capacità di spesa dei bytes come facevano nei cartoni animati di Tom e Jerry: comportamento che in economia è ben descritto dall’espressione cash-cow.

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In questo schema manca un attore importante in grado (una volta) di regolamentare il gioco tra mercato e cliente: lo Stato. Purtroppo oggi anche lo Stato vede modificato il proprio ruolo e anche lo Stato deve lottare non solo con il mercato, ma anche con il web. Da qui l’inefficacia totale dell’utilizzo di strumenti tradizionali con i quali lo Stato non può pensare, oggi, di introdurre regole anche semplici, come ad esempio gli orari di apertura dei negozi. Regole che nel web non possono trovare implementazione e che finirebbero paradossalmente con l’avvantaggiare gli stessi attori che hanno generato i profondi cambiamenti che in maniera “tradizionale” si cerca di fronteggiare.

E il management che fine ha fatto? Il management è diventata la scienza della razionalità, la scienza che con i numeri, gli algoritmi e i bytes vuole prevedere il futuro e decidere per tutti orientando e manipolando i processi decisionali. Razionalità con algoritmi e modelli matematici da un lato e web dall’altro lato. Per fortuna anche nell’era della globalizzazione c’è sempre almeno un’alternativa: l’alternativa di un fare impresa diverso, l’alternativa di non piegarsi alla legge della matematica e della statistica, l’alternativa di essere liberi senza per questo fare demagogia. Come?

Semplicemente mettendo al centro del sistema non i bytes, ma l’individuo, per poi ridare dignità al prodotto e tramite il prodotto risalire alle fabbriche come luogo dove non si creano merci, ma si crea benessere. Già il benessere. Il benessere non solo economico, ma soprattutto sociale e culturale. Tutte queste cose anni fa le aveva capite un grande italiano che ancora oggi sarebbe un precursore delle teorie del management. Un grande imprenditore che ci ha lasciato una tangibile testimonianza della sua opera e della sua visione. Un esempio che spero i giovani possano oggi più che mai riscoprire: Adriano Olivetti.

Twitter @AleBicocca