Da bitcoin a tokenizzazione: manuale rapido per capire (e usare) la blockchain

scritto da il 13 Novembre 2018

L’autore di questo post è Claudio Parrinello. Imprenditore seriale, attualmente CEO di UNICO, un progetto sulla blockchain EOS. Dopo aver conseguito il Diploma di Perfezionamento (dottorato) in Fisica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è stato ricercatore in Gran Bretagna e poi manager al CERN di Ginevra –

In un precedente post ho definito la blockchain un sistema molto innovativo di certificazione, trasmissione e stoccaggio di dati. Ho poi osservato che la criptomoneta è un componente strutturale di ogni blockchain, che permette di contabilizzare i costi, retribuire chi contribuisce al suo funzionamento e gestire tutti i trasferimenti di valore all’interno dell’ecosistema in modo molto semplice.

Per illustrare rapidamente qualche applicazione concreta della tecnologia blockchain seguirò qui una mia classificazione empirica, a più livelli. Ogni livello apre a mio avviso un mondo di applicazioni e opportunità più vasto del precedente.

Primo livello: pagamenti
Partiamo dalla criptomoneta. La transazione più semplice che si può immaginare su una blockchain è un trasferimento di criptomoneta da un indirizzo all’altro. Visto che chiunque può ottenere un indirizzo su una blockchain pubblica, un trasferimento di criptomoneta permette di utilizzare la blockchain come sistema di pagamento. Ogni indirizzo è come se fosse l’IBAN di un “conto” su cui si può accumulare e gestire criptomoneta. Per molto tempo la blockchain dominante (Bitcoin) è stata vista e utilizzata essenzialmente come sistema di pagamento alternativo, basato su un’unità di conto il cui valore è fissato unicamente dalla legge della domanda e dell’offerta, senza possibilità per alcun ente centralizzato di interferire. Questa applicazione sarebbe già di per sé rivoluzionaria, ma si sta rivelando essere solo la punta di un iceberg tecnologico che emerge giorno dopo giorno.

Secondo livello: transazioni non (solo) finanziarie
Il passo successivo è stata l’idea di utilizzare la blockchain per registrare transazioni che non implicano necessariamente un trasferimento di criptomoneta. Un esempio illuminante è quello di Steemit, il primo social network basato su blockchain, lanciato nel 2016. Cosa sono le “transazioni” di un social network? Sono la pubblicazione di un post, di un commento, di un like, ecc. In Steemit, ognuna di queste transazioni viene scritta sulla blockchain, e i like generano compensi pagabili nella criptomoneta Steem.

Perché un social network su blockchain dovrebbe essere meglio di uno tradizionale? Prendiamo Facebook: è gestito da un’azienda tradizionale, centralizzata, il cui valore è legato alla qualità dei contenuti pubblicati e alla taglia del network stesso. I creatori del valore, cioè i membri del network, non ricevono alcun beneficio economico. Inoltre, l’azienda ha il potere di censurare qualunque contenuto venga pubblicato. Al contrario, un social network su blockchain non è censurabile e può distribuire il valore creato ai propri membri tramite criptomoneta, in base a regole trasparenti, scritte nel codice sorgente della blockchain.

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Terzo livello: smart contract
Il successivo salto di qualità è legato all’introduzione dei cosiddetti “smart contract”. In parole molto povere, uno smart contract è un programma scritto direttamente sulla blockchain, quindi non manipolabile e immutabile (anche se alcune blockchain permettono di “correggere” a posteriori eventuali errori palesi), che può garantire l’esecuzione di un contratto fra due parti.  L’oggetto del contratto può essere molto semplice, basato su informazioni interamente contenute all’interno della blockchain, o più complesso e legato al verificarsi di condizioni esterne alla blockchain. Un caso d’uso molto promettente è quello dei contratti di assicurazione: la società Etherisc per prima è riuscita a creare un prodotto assicurativo per coprire il rischio del ritardo dei voli aerei gestito tramite smart contract, e conforme alla legislazione vigente. Se il volo ritarda oltre il limite fissato nel contratto si riceve automaticamente il pagamento pattuito, senza bisogno di contattare un call center o altro. Finite le attese al telefono, i cavilli, i ritardi!

Un punto delicato è che questo tipo di smart contract ha bisogno di ricevere informazioni affidabili dal mondo esterno (gli orari di effettivo arrivo dei voli) per poter funzionare. Questo ingresso di informazioni introduce un potenziale rischio dal punto di vista della sicurezza del sistema e va ovviamente gestito con molta attenzione. L’interfaccia fra dati esterni e la blockchain viene chiamata in gergo “oracolo”.

Quarto livello: tokenizzazione e trading di asset
È il momento di introdurre il concetto di “token” (nel contesto della tecnologia blockchain). Per dirla in modo molto semplice, un token ha le stesse proprietà di base di una criptomoneta (sicurezza, trasferibilità, ecc), tuttavia non è un elemento strutturale della blockchain e può quindi essere usato per rappresentare un bene, un diritto, un “qualcosa” legato al mondo reale, esterno alla blockchain. Tokenizzare qualcosa vuol dire legare la proprietà di questa cosa al possesso di uno o più tokens.

Per capire cosa si può tokenizzare, facciamo qualche esempio:

– Se si vuole cartolarizzare un asset di valore elevato (ad esempio immobiliare) e vendere quote di proprietà ai piccoli risparmiatori, spesso l’asset viene messo in un fondo, le cui quote permettono di frazionare la proprietà dell’asset. Tokenizzare il fondo vuol dire associare ogni quota a un token di blockchain. Ad esempio, se il fondo prevede diecimila quote, vengono creati diecimila tokens. Il primo vantaggio di questo tipo di tokenizzazione è quello di aumentare la liquidità del fondo, allargando la platea dei potenziali investitori. I token usati per questo processo sono detti fungibili, il che vuol dire che ognuno dei diecimila token dona gli stessi diritti. Come delle monete fisiche, qui tutti i token hanno lo stesso valore e sono intercambiabili.

– È possibile tokenizzare anche asset unici, non fungibili, come ad esempio documenti di identità (ogni persona ha il proprio passaporto, non intercambiabile col passaporto altrui), carte fedeltà nominative e simili. In questi casi, ogni asset è associato al possesso di un singolo token, non fungibile, con caratteristiche che lo rendono unico. Negli esempi citati, il token non sarà trasferibile perché l’asset è strettamente personale. I vantaggi della tokenizzazione per questi asset sono legati alla possibilità di portare con sé in un “wallet” mobile un documento di identità a prova di contraffazione.

– Infine, è possibile e utile tokenizzare asset unici che hanno un valore commerciale e vocazione ad essere rivenduti, come buoni acquisto, biglietti numerati per eventi, accessori di videogiochi, ecc. Questi nuovi “beni digitali”, che si comprano e gestiscono interamente online, sono mercati enormi (da decine di miliardi di euro/anno su base mondiale) e in rapida espansione.

Quest’ultima tipologia di tokenizzazione è forse la più interessante in prospettiva. Ad esempio, nel caso dei biglietti per eventi, la tokenizzazione offre l’opportunità di risolvere in un colpo solo i problemi di falsificazione dei biglietti e del bagarinaggio. Un biglietto tokenizzato non è falsificabile, inoltre è possibile creare un mercato secondario “regolato” per la rivendita dei biglietti, basato su transazioni sicure e tracciabili, con eventuali restrizioni sulle quantità di biglietti trasferibili, sulle date in cui il trasferimento è consentito, ecc.

La tokenizzazione permetterà di aumentare gli standard di sicurezza del commercio online in molti settori, abilitando al contempo le immense potenzialità del mercato della rivendita fra consumatori per molte tipologie di beni.

Twitter @KRYPTO_boss

P.S. Noi di UNICO stiamo lavorando per creare soluzioni chiavi in mano per le aziende che intendono aggiungere valore a prodotti esistenti, o creare nuovi prodotti, tramite la tokenizzazione. La nostra tecnologia permette di associare ad asset digitali (o fisici!) unici dei token non fungibili che rappresentano dei veri e propri certificati di proprietà, a prova di contraffazione e trasferibili in modo sicuro sulla blockchain EOS. Uno dei progetti in partenza presto permetterà di acquistare e rivendere tramite blockchain bottiglie di vino pregiato.