Salvini, Di Maio e lo spread: lascia o raddoppia?

scritto da il 29 Novembre 2018

L’autore di questa analisi* è Gianluca Codagnone, direttore generale della brokerage house Fidentiis

Negli ultimi giorni il Governo italiano a guida M5S e Lega ha dato segnali di una certa disponibilità a trovare un compromesso sulla manovra con le richieste dell’Unione Europea. In particolare, Di Maio e Salvini sarebbero aperti all’idea di ridurre il disavanzo dal 2,4 al 2,2 per cento nel 2019, grazie al rinvio (entro giugno del 2019) della riforma delle pensioni e del reddito di cittadinanza (due misure che valgono 7 miliardi di euro ciascuna).

Questo consentirebbe risparmi per circa 4 miliardi di euro (lo 0,2 per cento del Pil) nel 2019. Altri articoli segnalano che queste risorse verrebbero indirizzate agli «investimenti». Il risultato è che lo spread sul Btp decennale ha recuperato circa 40 punti base tra venerdì e lunedì.

Nella relazione in cui si chiede l’avvio di una procedura di infrazione per disavanzi eccessivi contro l’Italia, l’Unione Europea chiarisce qual è lo scostamento dagli obbiettivi che sarebbe considerato accettabile.

In particolare, la tabella qui sotto, tratta dal documento di lavoro dei servizi della Commissione, riassume gli scostamenti dal dato di disavanzo, delineando quindi quale potrebbe essere la richiesta all’Italia per cambiare la manovra. In rosso, la correzione richiesta che l’Ue giudicherebbe «conforme» (colonna COM). La variazione del saldo strutturale che l’Ue chiederebbe quindi è circa dell’1,8 per cento, o l’1,2 per cento se si prende lo scostamento medio a 2 anni nel 2019.

Siamo abbastanza lontani dall’offerta del Governo italiano di cui si vocifera, cioè lo 0,2 per cento circa nel 2019. Senza contare che il rinvio dell’attuazione della riforma della Fornero e del reddito di cittadinanza inciderebbe soltanto sul disavanzo del 2019, senza nessun impatto reale sul 2020.

schermata-2018-11-29-alle-10-57-28Fonte: documento di lavoro dei servizi della Commissione europea HT David Carretta

Detto quanto sopra, il vero problema è lo scostamento dalla riduzione del rapporto debito/Pil.
1) in nero l’obbiettivo debito/Pil per essere conformi secondo l’Ue
2) in giallo il rapporto dell’attuale Governo (Conte) nel 2021, al 126,7 per cento
3) in grigio il rapporto del precedente Governo (Renzi) nel 2020, al 122,9 per cento

schermata-2018-11-29-alle-11-00-38Figura 2: rapporto debito/Pil programmato
Fonte: Costantino de Blasi @Deshindig su Twitter

Come noto, la relazione dell’Ue dice che la procedura di infrazione contro l’Italia è per «debito eccessivo»: questo ha implicazioni importanti sulla velocità della procedura e anche sulle richieste all’Italia. In termini pratici, se la risposta del Governo italiano non sarà adeguata, l’Ue potrebbe accorciare drasticamente i tempi della procedura e chiedere all’Italia di apportare delle correzioni già nel gennaio del 2019 (braccio correttivo).

Fin qui i numeri, ma sappiamo tutti che le scelte saranno fortemente influenzate da considerazioni politiche.

Riguardo ai tempi, a nostro parere la successione di eventi più probabile, dopo la pubblicazione della relazione della Commissione europea ex art. 126.3 (il link lo trovate sopra), è la seguente:

Calendario degli eventi:

1) giovedì 29 novembre: il Comitato economico e finanziario dell’Ue (28 Fin Min) darà un parere sulla proposta della Commissione europea riguardo alla procedura di infrazione contro l’Italia

2) 3-4 dicembre: riunione dell’Ecofin

3) 13 dicembre: riunione del Consiglio europeo

4) 19 dicembre: probabile data di pubblicazione della relazione ex art. 126.6 e 126.7 della Commissione europea, che chiarifica le raccomandazioni per l’Italia. La Commissione potrebbe anche chiedere all’Italia la costituzione di un deposito infruttifero pari allo 0,2-0,5 per cento del Pil

5) 22 gennaio 2019: approvazione delle raccomandazioni da parte dell’Ecofin

6) Comincia un periodo di osservazione di 3-6 mesi a carico dell’Italia, anche se il fatto che la procedura di infrazione potrebbe essere per debito eccessivo potrebbe costringere l’Italia a prendere misure prima di 3 mesi

Figura 3: schema della procedura di infrazione

schermata-2018-11-27-alle-11-11-44Fonte: @Liukzilla su Twitter

Dopo un recente viaggio a Roma, abbiamo capito qualcosa di più sulle azioni dei protagonisti del Dramma Italiano.

A nostro parere ci sono quattro attori:

* IL GOVERNO ITALIANO: la «funzione di utilità» per Salvini e Di Maio ci sembra abbastanza chiara, ed è quella di massimizzare i consensi prima delle elezioni europee, nel maggio del 2019. La nostra opinione, quindi, è che l’offerta del Governo italiano di ridurre il disavanzo del 2019 dello 0,2 per cento sia soltanto parte di una strategia attendista.

Con ogni probabilità l’Unione Europea la giudicherà inaccettabile, ma per Salvini e Di Maio è sufficiente per usare il probabile «No» dell’Unione come strumento di propaganda contro l’Europa a maggio. I recenti sondaggi vedono la Lega al 33 per cento e il Movimento 5 Stelle al 27 per cento, ma gli indecisi sono al massimo storico del 36 per cento.

* LA COMMISSIONE EUROPEA: la Commissione europea se la sta prendendo comoda, perché vuole che siano i mercati e l’imminente rallentamento economico a «fare il lavoro» con l’Italia; sostanzialmente, l’Unione Europea non vuole innescare una crisi finanziaria.

* I MERCATI: gli operatori di mercato, al contrario, sono in una sorta di fase di «cordiale indifferenza», aspettando il Godot-catalizzatore di qualcosa. Il «qualcosa» molto probabilmente non saranno le misure della Commissione europea, ma i dati che usciranno fuori sull’economia italiana.

* I PAESI MEMBRI: i Paesi membri sono l’«attore pazzo». A maggio andranno tutti al voto, perciò la campagna politica è un fattore comune. Secondo noi i problemi non verranno dalla Germania e dalla Francia, al contrario: i «partner problematici» saranno i cosiddetti «presunti alleati» di Salvini, quelli del Gruppo di Visegrád, insieme al blocco del Nordeuropa. Entrambi i gruppi, infatti, hanno già dato segnali di posizioni molto dure nei confronti dell’Italia.

* A nostro parere, l’atteggiamento dei Paesi membri e i dati economici saranno le variabili decisive da tenere d’occhio per stabilire l’escalation degli eventi.

* Dal momento che ci sembra improbabile che il M5S o la Lega possano decidere di «lasciare la mano» nella loro partita contro l’Unione prima di maggio, consiglieremmo un approccio molto cauto ai titoli italiani.

Twitter @gianlucac1

*Traduzione di Fabio Galimberti del report del 27 novembre