Bce e TLtro, che cosa sono e gli errori (forse, troppi) di chi ne parla

scritto da il 13 Marzo 2019

“Esiste una corrispondenza tra parole e cose, tra parole e grandezze; e tale corrispondenza è una funzione della pratica umana”

H. Putnam, Mente, linguaggio e realtà

Forward Policy Guidance: se volessimo tentare una traduzione che eccellesse per pertinenza e congruenza, molto probabilmente ci imbatteremmo in un nodo gordiano; e – si badi bene! – ciò accadrebbe non perché quest’inglese sia intraducibile, ma perché il suo significato, guida alle politiche d’avanzamento o qualcosa di simile, non è un modo come un altro per servirsi del ‘macrocodice’ economico-finanziario. È invece un’espressione che rappresenta sostanzialmente e concretamente l’attuazione delle politiche monetarie della Banca Centrale Europea. In altri termini, la BCE ricorre alla comunicazione pubblica e, in particolare al linguaggio, per condizionare con un preciso scopo mercati e, naturalmente, operatori. Si tratta, dunque, di una vera e propria strategia o, diversamente, di un metodo che ci fa capire quanto sia importante usare in modo corretto le parole. In alcune circostanze, in pratica, il presidente Draghi si reca in conferenza stampa non già per offrire ai media e al mondo un semplice resoconto, bensì per creare delle condizioni di politica economica.

Il 7 marzo scorso se n’è avuta piena testimonianza. L’occasione è stata propizia sia per gli analisti puri, quelli devoti e diligenti, ‘benedettini’, per così dire, se ci è concesso l’uso metaforico dell’aggettivo, sia per i parolai, opinionisti bulimici che finiscono, molto di frequente, coll’inventare veri e propri spettacoli linguistici raccontando un’economia ai limiti della magia da intrattenimento. O inconsapevolezza o qualunquismo: verosimilmente, entrambe le cose. Premettiamo che, prima di mettere per iscritto questo contributo, abbiamo letto e analizzato una considerevole quantità di articoli sull’argomento: nuova serie di TLTRO a settembre e tassi invariati fino alla fine del 2019. L’obiettivo era proprio quello di capire in che modo ci si stava occupando del fenomeno. Di certo, Mario Draghi è stato chiaro e perentorio.

Chi scrive forse è una spanna al di sopra di tutti gli altri? Nient’affatto! È tutta questione di approcci ‘più o meno scientifici’.

Quando si parla di TLTRO, si dice, nella maggior parte dei casi, che si tratta di un acronimo da esplicitare in Targeted longer-term refinancing operation. Bene! Ma da qui hanno inizio le distorsioni linguistiche, le invenzioni e gli errori. Se non fossimo nell’epoca dei social network, cioè in un periodo storico in cui si creano delle sacche di acculturazione posticcia, forse potremmo essere più tolleranti. Esiste tuttavia una responsabilità oggettiva del giornalista che trasferisce e riferisce il caso e che concorre alla comparsa delle ‘neoformazioni’. Anzitutto, rispondiamo alla classica domanda ‘che cos’è?’. Intendiamo farlo in modo laconico al fine di dare spazio al focus di questo articolo. Le TLTRO, come apprendiamo dalla fonte primaria, sono dei finanziamenti erogati dalla BCE alle banche dell’Eurozona a condizioni estremamente vantaggiose, costituiscono uno degli strumenti di trasmissione della politica monetaria e rientrano nel sistema operativo dell’Open Operation Market (operazioni di mercato aperto). Fin qui, nulla da eccepire. Alcuni hanno pure scritto che Targeted longer-term refinancing operation è una “locuzione”, ma, dato che una locuzione è un’unità grammaticale che acquisisce significato all’interno di un discorso, è evidente che hanno sbagliato. Per carità, sfumature, sottigliezze, quisquilie.

Non è un’inezia però l’aggiunta di “Targeted” al sintagma (…ecco il termine che deve sostituire “locuzione”!). Non solo non è un’inezia, ma costituisce il fulcro semantico dell’intera operazione. “Targeted” è un aggettivo participiale, cioè un past participle adottato come aggettivo nel rispetto di un rigido vincolo finanziario. Le banche che parteciperanno all’asta, infatti, saranno obbligate, a propria volta, a ri-vendere (…il verbo è stato redatto in questo modo per un preciso motivo che illustreremo più oltre) a famiglie e imprese. Quest’ultima caratteristica è stata ampiamente documentata dai media, sebbene non sia stata parimenti documentata l’importanza dell’aggiunta. Di certo, lo ha fatto, qui, Vito Lops. Per comprendere appieno il valore di quest’aggiunta e della nostra insistenza basta rammentare che lo sconto sui tassi per le banche che ne hanno usufruito in precedenza è stato, per certi aspetti, direttamente proporzionale ai prestiti erogati a famiglie e imprese. Il messaggio dunque anticipa il vincolo: si potrebbe ipotizzare infatti che, nel prepararsi al settembre ‘magico’, le banche vogliano rafforzare i propri attivi con un certo tipo di prestiti, mutui esclusi.

In fatto di esplicitazione dell’acronimo TLTRO, l’incertezza l’ha fatta da padrona. I più hanno scritto Targeted long-term refinancing operation, anziché Targeted longer-term refinancing operation, dimenticando la desinenza/uscita –er, altra componente linguistica decisiva e, per ciò stesso, ineliminabile. La desinenza/uscita –er, che, come c’insegnano i grammatici inglesi, serve a formare il comparativo di maggioranza con aggettivi monosillabici come “long”, nel caso che c’interessa, ci permette di dire che le “Operazioni mirate (“Targeted”) di rifinanziamento sono più a lungo termine”. Perché “più a lungo termine”? È così importante sottolinearlo? Altroché! Non tutte le operazioni di mercato aperto prevedono un piano di restituzione di quattro anni; alcune durano anche una settimana o addirittura 24 ore. Di conseguenza il comparativo “longer” è più che giustificato e non si può affatto sostituire con “long”. Per evitare questo erroraccio sarebbe stato sufficiente visitare il sito ufficiale della BCE o della Banca d’Italia e, con molta umiltà, affidarsi a ‘chi ne sa di più’. Siccome sul web conosciamo tutti l’inglese, n’è venuto fuori un gran pasticcio. Addio grammatica, ma soprattutto addio politica monetaria!

Infografica a cura di C. Muscarella (@mouskycla)

Infografica a cura di C. Muscarella (@mouskycla)

Non entriamo nel merito del corridoio dei tassi o di quello della spiegazione dell’intero sistema delle operazioni non convenzionali della BCE sia perché ne abbiamo già parlato (qui) sia perché, com’è evidente, il focus di questo lavoro è chiaramente diverso.

Procedendo oltre, ci accorgiamo che “Targeted” genera più implicazioni di quante se ne rilevano a prima vista. A tal proposito, è opportuno dire che siamo giunti alla terza serie di TLTRO. La prima fu annunciata il 5 giugno 2014 e la seconda il 10 marzo 2016. In tutte le circostanze, cioè anche in passato, l’obiettivo è sempre stato quello di stimolare l’economia reale contrastando il credit crunch: è arcinoto che tra 2011 e 2012 le banche ricevettero, tramite LTRO, ossia operazioni “non Targeted”, circa mille miliardi, ma è altrettanto noto che, il più delle volte, esse utilizzarono la liquidità per acquistare obbligazioni e migliorare i requisiti di capitale, contravvenendo quindi ai principi di trasmissione monetaria. Adesso, come abbiamo già precisato, i vincoli non permetteranno particolari ‘espedienti di bilancio’, ma, se il denaro fosse prestato al tasso dei depositi, -0,4%, i ‘guadagni’ sarebbero significativi per le banche. Ipotizziamo che la banca X abbia preso in prestito 10 milioni di euro al tasso -0,4%. Che significa? Significa che essa dovrà restituire alla BCE 9 milioni e novecentosessantamila euro, meno di quanto ha avuto in prestito. Nello stesso tempo, però, questa stessa banca ha venduto il denaro ricevuto in prestito ai propri clienti, per esempio, al tasso del 2%, ricavandone duecentomila euro, che, sommati ai quarantamila ‘offerti’ dalla BCE, diventano 240.000 euro. Un bell’affare, tenuto conto del fatto che qui abbiamo semplificato passaggi e cifre!

A questo punto, è facile rispondere a un’altra domanda ricorrente: perché i mutui ne sono esclusi? Beh, proprio per evitare che ne nasca una bolla immobiliare, bolla che potrebbe essere alimentata dalla prospettiva di facili guadagni.

L’insieme di termini che registriamo ogni qual volta in cui leggiamo un articolo su operazioni del genere appartiene a una vera e propria classe aperta, vale a dire a una categoria lessicale in costante aggiornamento: “serie”, “aste” e “aperto” et cetera, per esempio, sono solamente alcuni tra i sostantivi e gli aggettivi che incontriamo e diamo per scontati. Molto di rado, siamo disposti ad ammettere che la loro applicazione modifica l’esistenza di milioni di persone. In questo modo, quando si dice che le “aste” sono strumenti con cui la BCE regola e immette la liquidità nel mercato, in realtà, si dice una mezza verità o – in altri termini – si occulta un ragionamento essenziale. L’asta è il meccanismo, non lo strumento: è il meccanismo con cui le banche accedono al finanziamento. Le aste, per l’appunto sono “di tipo competitivo” o “a prezzo uniforme” e, non a caso, non sempre l’offerta monetaria è comunicata totalmente prima dell’apertura. L’errore non è da poco, tant’è che, in taluni casi, le proposte con tasso inadeguato possono essere escluse. Se fossero veri e propri strumenti e non meccanismi, non sarebbe prevista l’esclusione. Naturalmente, inclusione, esclusione e riparto dipendono sia dal numero degli operatori che partecipano sia dal tasso di riferimento. Tale discorso è da intendersi come modello d’interpretazione generale del meccanismo d’asta. Per quanto riguarda le aste della BCE e il loro funzionamento, sono di facile reperimento sulla rete i documenti realizzati dal prof. Alessandro Pandimiglio, docente di Economia Monetaria dell’Università di Chieti.

La spiegazione del termine “serie”, sempre con riferimento alla Targeted longer-term refinancing operation, è molto più facile di tutto il resto: le transazioni di cui abbiamo parlato, in sostanza, seguono un calendario-agenda che ne regola modalità e cadenza. Consultando il sito www.ecb.europa.eu e seguendo le seguenti voci: Monetary Policy > Instruments > Open market operations > TLTROs, se ne può avere una visione integrale e soddisfacente.

Ci resta da chiarire l’uso dell’aggettivo “aperto” in associazione col sintagma “Operazioni di mercato”. Anche in questo caso, nulla di controverso o astruso, a patto che si dica, di tanto in tanto. Il mercato è “aperto” perché ciò di cui stiamo parlando è un vero e proprio sistema geopolitico ed economico-finanziario o, diversamente, uno scambio sistemico cui prendono parte, oltre alla già citata Banca Centrale Europea, le banche commerciali quali rappresentanti d’un certo modello di economia in cui una porzione del PIL è data proprio dagli scambi tra un paese e l’altro.

Ludwig Wittgenstein, nelle Ricerche filosofiche, ha scritto: “Col denominare una cosa non si è fatto ancora nulla. Essa non ha nemmeno un nome, tranne che nel gioco”. E nei Quaderni 1914-1916: “I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo”

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