Il Bushido e l’arte di fare affari (bene e in fretta) con le startup

scritto da il 24 Marzo 2019

Da tempo sostengo che il nostro sistema economico può creare valore solo agevolando l’incontro ed il dialogo tra PMI e startup. Per questo motivo voglio portare all’attenzione del lettore una iniziativa che credo meriti di essere sposata o quantomeno di essere condivisa e discussa tra chi fa impresa.

“Secondo il Bushido, una decisione va presa nello spazio di sette respiri”. In questa citazione che troviamo all’interno del Manifesto 30-30-30, per un ecosistema economico che faciliti e protegga l’innovazione, gli autori hanno voluto sottolineare l’importanza dei tempi di risposta e di pagamento per strutture finanziariamente fragili come le startup.

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Il Manifesto è on line da qualche giorno ed è aperto al contributo di chi vorrà partecipare alla survey che trovate sempre sul sito.

Ha, tra gli obiettivi, proprio quello di tutelare l’ecosistema dell’innovazione: “Le iniziative portatrici d’innovazione, in particolare le startup, sono per definizione ‘fragili’ ma lo sono ancora di più quelle che, operando con un modello B2B e B2B2C, vengono gestite con le modalità (ed i tempi) tradizionali dei contratti di fornitura/sub-fornitura e corrono dei rischi enormi. È lungo l’elenco di startup che sono fallite o si sono trovate ad affrontare criticità enormi a causa di relazioni B2B non ‘agili'”.

“Il tema dei tempi per i pagamenti troppo lunghi”, cito sempre gli autori del manifesto, “riguarda tutto il sistema economico italiano e crea problemi ed a soffocare non solo solo le startup ma anche aziende ben avviate”.

Le startup però possono avere un problema in più: la difficoltà ad incassare può costringerle a cercare nuovi soci e diluire quindi la quota capitale dei fondatori, la difficoltà ad avere contratti importanti firmati diminuisce il valore della società nelle trattative coi nuovi finanziatori/soci. Una questione spesso sottovalutata dai consulenti ma non banale.

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Gli obiettivi del Manifesto sono tanto semplici quanto ambiziosi:
1. Aiutare le (neo-) imprese portatrici di innovazione ad avere successo più velocemente anche in Italia;
2. Diffondere in Italia , tramite il manifesto, le linee guida di un approccio semplice e attuabile al “Fast Track”;
3. Segnalare i soggetti più veloci ed affidabili a cui fornire le proprie soluzioni o prodotti e stabilire partnership;
4. Aiutare le aziende che vogliono fare business con realtà innovative (ad esempio startup) a valutare il proprio grado di “readiness” ovvero la propria reale capacità di reazione veloce ad una proposta innovativa e, quindi, di evitare di avviare un processo che non ha possibilità alcuna di essere completato in tempi rapidi e che, quindi, può portare anche al fallimento del proponente.

Il tutto sintetizzato nella formula:

30 giorni per decidere
30 giorni per firmare
30 giorni per pagare

“Abbiamo tutti bisogno di velocità. Velocità di decisione, attuazione e pagamento, perché senza velocità non ci può essere innovazione e senza innovazione non c’è futuro”.

Quando Andrea Elestici mi ha mostrato per la prima volta il “Manifesto 30-30-30, per un ecosistema economico che faciliti e protegga l’innovazione”, non ho fatto fatica a percepirne il valore.

Lo confesso, ho pensato subito oltre che alle startup al valore che un tale manifesto avrebbe potuto avere per quelle che più volte su queste pagine ho voluto definire PMI dinamiche (anche per distinguerle dalle PMI innovative, che identificano una precisa categoria di imprese agevolate dalla normativa), target naturale del nostro Studio professionale.

Ho subito pensato all’insegnamento ricevuto da un mio cliente qualche anno fa che voglio riproporvi.

Si impara sempre ascoltando chi fa impresa, si impara sempre da quelli bravi.

Era il periodo in cui la crisi si sentiva più forte e la sua impresa, che stava investendo molto in ricerca e sviluppo di un nuovo prodotto, si trovava a far fronte a qualche problema di liquidità.

Nulla che non si potesse gestire, dal mio punto di vista, con un franco dialogo con le banche e qualche giorno di ritardo nel pagamento dei fornitori visto che l’azienda era sempre stata puntualissima nei pagamenti.

La risposta dell’imprenditore fu paziente ma netta:
“Non possiamo permetterci di pagare chi lavora con noi più dei nostri concorrenti che hanno dimensioni e risorse ben maggiori delle nostre. Possiamo però essere puntuali nei pagamenti. Chi lavora con noi conta sui nostri soldi per pagare l’affitto o il mutuo. Per questo riusciamo a lavorare con i migliori”.

Il mio cliente ha da poco ceduto la sua impresa ad una piccola multinazionale di grande successo interessata proprio alla qualità del team di ricerca.

Per una PMI lavorare con una startup può essere una grande opportunità. Seguire le regole del Manifesto può consentirle di effettuare quella open innovation di cui tanto si parla ma per cui poco si fa.

E il Manifesto, forse, andrebbe applicato anche fuori dall’ecosistema dell’innovazione.

Twitter @commercialista