Riciclare la plastica, ecco la nuova parola d’ordine del movimento maker

scritto da il 23 Luglio 2019

L’autrice di questo post è Maria Elena Viggiano. Giornalista, segue progetti di internazionalizzazione per le Pmi e di innovazione –

Si chiamano makers o artigiani digitali. E già questa definizione indica come siano figure legate alla tradizione, da cui attingono l’insieme dei valori propri delle botteghe artigiane quali la creatività e la manualità e, nello stesso tempo, abbiano uno sguardo rivolto all’innovazione poiché utilizzano gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione. Stampanti 3D, fresatrici, taglierine laser vengono usati per modellare e realizzare gli oggetti, così come l’open source è uno dei pilastri per la produzione di beni fisici che prevede lo sviluppo di un prodotto attraverso la partecipazione e i contributi di una community. È un vero e proprio movimento culturale basato su una serie di principi che hanno modificato i concetti basilari dell’economia. Considerato come una moderna “rivoluzione industriale”, per la prima volta il digitale è andato ad impattare direttamente sul mondo fisico, a reinterpretare lo spirito degli artigiani e a trovare un nuovo modo per integrare scienza, tecnologia e creatività.

LEGGI ANCHE / Nei prossimi 5 anni cambieranno 6 lavori su 10. Ecco come

Artigiani, artisti, designer, hacker, ingegneri hanno dato vita a numerose comunità in tutto il mondo impegnate nel do-it-yourself (DIY), il cosiddetto fai-da-te, esplorando nuove strade e modalità per interpretare un bisogno atavico dell’uomo: esprimere la propria personalità attraverso la realizzazione di oggetti. Chris Anderson, ex direttore di Wired Usa, definisce “il movimento maker come un incontro tra la generazione del web e il mondo reale”. Dale Dougherty, direttore della rivista Make e considerato tra i fondatori del movimento maker, parla della necessità delle persone di percepirsi non come semplici consumatori conferendo grande valore ai processi di creazione e di apprendimento. È la “democratizzazione dell’innovazione” che grazie all’utilizzo delle tecnologie e del digitale offre a tutti la possibilità di trasformare le idee in realtà a costi contenuti.

schermata-2019-07-23-alle-13-55-05

“L’open source, quindi la condivisione del sapere, ha permesso alla tecnologia della stampa 3D di entrare di prepotenza nella vita di tutti – spiega Massimo Moretti, fondatore di WASP (World’s Advanced Saving Project) azienda leader nel settore della stampa 3D – . Ora è scoppiata la bolla portandoci nella realtà, siamo passati dalla consapevolezza di essere capaci di stampare alla necessità di rispondere ai bisogni, per questo le aziende investono in ricerche più approfondite per analizzare le caratteristiche tecniche dei materiali e per offrire una rete di assistenza e di logistica, oltre ad una formazione specializzata. Si incomincia a fare sul serio, gli indicatori economici sono incredibili”.

Il giro d’affari dell’industria delle stampanti 3D è enorme; secondo la ARK Investment Management il valore sarà di 41 miliardi di dollari entro il 2020 mentre per McKinsey raggiungerà i 490 miliardi di dollari entro il 2025. La crescita è dovuta soprattutto ad una grande varietà di stampanti e di materiali utilizzati, alla velocità di stampa, alla possibilità di realizzare oggetti di grandi volumi e all’aumento dei settori di applicazione: dalla moda al design, dal medicale all’edilizia. L’ultimo traguardo riguarda un progetto dell’Agenzia spaziale europea (ESA) per la rigenerazione di interi organi in 3D, come pelle e ossa, per dare la possibilità agli astronauti di curare fratture ed ustioni nei lunghi viaggi verso Marte.

“La stampa 3D riesce a dare forma a progetti con processi nuovi – continua Moretti – noi lavoriamo con materiali tecnici avanzati e siamo tra le principali aziende specializzate nella stampa di grandi dimensioni: dalle case alle sculture, fino alle scenografie. È ormai uno strumento che ogni azienda può integrare, non solo da un punto di vista tecnologico ma soprattutto culturale perché permette approcci completamente diversi per la realizzazione di un prodotto e la possibilità di ragionare in modo differente”. Il cambiamento di prospettiva potrà essere applicato in diversi ambiti.

“Gli artigiani devono affrontare diversi problemi, soprattutto di risorse economiche, ma l’introduzione della stampa 3D deve essere percepita come un ulteriore strumento da utilizzare per realizzare prodotti – chiarisce Moretti – è fondamentale poi la formazione poiché non ci sono ancora figure specializzate, per questo abbiamo deciso di formare tecnici per la fabbricazione digitale di indirizzo medicale. Non ultimo l’impatto sulla sostenibilità ambientale grazie alla possibilità di realizzare solo i pezzi necessari, al contrario dei processi industriali, oltretutto rendendoli più personalizzati. Il riciclo dei materiali plastici sarà il nostro leitmotiv per il prossimo anno. Ci sono paesi come Africa, Asia ed India invasi dalla plastica. Il nostro obiettivo è tritarla per realizzare oggetti magari meno patinati ma con più valore intrinseco. Bisogna partire da un messaggio culturale che poi diventa anche di impatto economico”.

Twitter @mariaelenaviggi