La svolta delle banche centrali. Addio, Newton! Benvenuta, Lagarde!

scritto da il 05 Agosto 2019

La complessità è in aumento. Le banche centrali devono ripensare il loro approccio … Ogni giorno, 1) ‘sistemi semplici’ diventano complessi: ad esempio, un villaggio diventa parte di una città; e 2) ‘sistemi complessi’ diventano più complessi: ad esempio, i mercati finanziari adottano l’apprendimento automatico (machine learning). Spesso, un aumento della complessità porta a conseguenze indesiderate (unintended consequences). Dopo la crisi del 2008, l’ ‘allentamento monetario non-convenzionale’ (unconventional easing) messo in atto dalle principali banche centrali[i] ha stabilizzato l’economia globale – ma ha creato nuove sfide macroeconomiche e maggiori rischi geopolitici. Quando ‘si navigano nuovi mari con barche vecchie’, il naufragio è quasi inevitabile. Se mal gestiti, i ‘sistemi complessi’ non perdonano. La politica monetaria ha bisogno di aggiornamento, e il pensiero non-lineare può essere d’aiuto.

… e imparare dalla fisica a gestire l’incertezza e la volatilità. Il secolo scorso, la ‘fisica quantistica’ ha superato la ‘fisica classica’. Sviluppata da Newton, la ‘fisica classica’ è basata su concetti deterministici: 1) linearità: una variazione dell’input causa una variazione proporzionale dell’output; 2) causa-effetto: ogni evento deriva direttamente da un altro, ne è il risultato sequenziale; e 3) un’autorità centrale è responsabile dell’amministrazione e del controllo. Viceversa, la ‘fisica quantistica’ si basa su concetti probabilistici: 1) non-linearità: una variazione dell’input causa una variazione non proporzionale, apparentemente random, dell’output; 2) salti quantistici: le transizioni sono spesso brusche e possono portare a trasformazioni sistemiche (systemic, transformational leaps); e 3) relazioni di rete: nelle network relations, l’interazione è prerequisito dell’esistenza; per esempio: in assenza di una sequenza di eventi, il ‘tempo’ non esiste; senza oggetti, non c’è ‘spazio’.

Isaac Newton interpretato in un programma della BBC

Isaac Newton interpretato in un programma della BBC

Cos’è un ‘sistema complesso’? Qualsiasi sistema – ad es .: il trasporto aereo, l’internet – è costituito da una rete hub-and-spoke di: 1) componenti; e 2) connessioni. Un sistema diventa complesso quando: a) è privo sia di strutture simmetriche che di un’autorità centrale; e b) le connessioni sono più importanti dei componenti, perché sono: i) non lineari; ii) strutturate con frequenti circuiti di feedback (feedback loops); e dunque iii) capaci di trasformare l’intero sistema. Esempi intuitivi sono l’economia globale e le telecomunicazioni.

Nei ‘sistemi complessi’ il cambiamento è rapido e imprevedibile. Per loro natura, i ‘sistemi complessi’ crescono o decadono a tassi esponenziali. Come suggerito dall’ ‘effetto farfalla’ nella teoria del caos, un cambiamento trascurabile nello ‘stato originale’ può portare a uno ‘stato risultante’ radicalmente diverso. In altre parole, un evento minore potrebbe avere effetti rilevanti e imprevedibili – a seconda della sua: a) posizione nella rete (i.e.: condizioni iniziali); b) grado di connettività (i.e.: facilità di interazione); e c) portata dell’impatto[ii].

Per prevedere ciò che succederà, il pensiero lineare (linear thinking) non aiuta. Il futuro non è una proiezione lineare del passato. Eppure, la maggior parte di noi –  scienziati inclusi – pensa secondo schemi lineari, di causa-effetto. Il mondo reale funziona in modo diverso: gli eventi seguono percorsi discontinui, spesso casuali – non trend prevedibili. Al massimo, possiamo stimare la ‘probabilità di eventi futuri’[iii]. Un ‘approccio basato su regole’ è fuorviante; per prevedere gli sviluppi attesi, abbiamo bisogno di un pensiero probabilistico, piuttosto che deterministico.

La politica monetaria deve tener conto delle ‘conseguenze indesiderate’. Fino al 2008, la politica monetaria aveva “un obiettivo, uno strumento”: raggiungere la stabilità dei prezzi (l’obiettivo) variando i tassi di interesse a breve termine (lo strumento). Dopo la crisi del 2008, le banche centrali hanno creato e iniettato abbondante liquidità nell’economia globale, aggiungendo complessità a un sistema già complesso. Tale espansione monetaria: a) ha stabilizzato una parte del sistema (l’economia); ma b) non ha portato a una “stabilizzazione di sistema” – già che le tensioni si sono spostate altrove (in geopolitica).

a) La manovra non convenzionale di quantitative easing (Qe) ha stabilizzato l’economia … Estendendo il loro mandato quasi alla politica fiscale[iv], le banche centrali hanno raggiunto due obiettivi notevoli: 1) evitato multiple recessioni, se non una depressione pluriennale; e 2) stabilizzato la crescita potenziale.

b) … ma le conseguenze indesiderate hanno contribuito all’aumento della disuguaglianza … Stampando moneta, le banche centrali hanno spinto i mercati finanziari. Wall Street è diventata più ricca, ma Main Street è rimasta stagnante, esacerbando disparità e percezioni di ingiustizia[v].

c) … populismo e tensioni geopolitiche … In tutto il mondo[vi], i populisti sono andati al potere e hanno iniziato a spendere. Disavanzi fiscali e debiti più elevati hanno comportato la necessità di: a) ottenere ulteriore liquidità dalle banche centrali; oppure b) ripensare le relazioni geopolitiche; ad esempio, molti governi si sono rivolti alla Cina: i) chiedendo patrocinio e risorse; o ii) imponendo controlli e regole.

d) … e invalidato la teoria degli investimenti di portafoglio (portfolio investment theory). A partire dalla crisi del 2008, l’elevata liquidità e le connessioni non-lineari (non-linear network connections) hanno creato co-movimenti e volatilità degli attivi (asset class co-movements and volatility); per ridurre il rischio, la diversificazione del portafoglio non è efficace come lo era prima.

Che fare? La soluzione di “problemi complessi” richiede “un’approccio complesso”. ‘Gestire la complessità’ sembra più facile di quanto non sia. Dal divano – guardando la TV – sembra che guidare in F1 sia semplice. Non lo è. Nei prossimi anni, la complessità aumenterà radicalmente, guidata dall’iper-connettività, dall’intelligenza artificiale[vii] e dai cambiamenti sociali[viii]. Dobbiamo imparare a gestire ‘feedback non lineari’ (non-linear feedback loops), ‘salti quantici’ (quantum jumps) e le conseguenze indesiderate che ogni evento può provocare.

1) Una teoria dei ‘sistemi complessi’, ispirata dal ‘pensiero quantico’. Come una bici ha bisogno di accelerazione per stabilizzarsi, la ‘gestione della complessità’ richiede l’assunzione di livelli più elevati di fragilità. Per passare da un equilibrio instabile a uno più stabile, un ‘sistema complesso’ spesso richiede rischi maggiori, non minori – e dunque un aumento dell’aleatorietà (randomness) e della fragilità. La ‘teoria quantistica’ può aiutare ad anticipare i probabili sviluppi di queste dinamiche.

2) Sono necessari strumenti nuovi, più sofisticati. In futuro, le connessioni – piuttosto che i componenti – saranno i veri ‘game changers’. Per comprendere e gestire l’evoluzione quantistica dei ‘sistemi complessi’, è necessario sviluppare strumenti nuovi e più sofisticati. Il volante di F1, pieno di pulsanti e interruttori, non è neppure rotondo.

3) Manager esperti e intelligenti in posizioni di potere. Come dimostrato nella crisi del 2008, in assenza di esperti intelligenti, la probabilità di incidenti aumenta. Per risolvere i problemi complessi sono imprescindibili immaginazione e pensiero contrario (contrarian thinking). Le persone altamente qualificate, in grado di assumersi rischi adeguati, devono ricoprire ruoli chiave – ed essere adeguatamente ricompensate.

Christine Lagarde e Mario Draghi

Christine Lagarde e Mario Draghi

Le banche centrali gestiscono ‘sistemi complessi’, senza un mandato esplicito. Per evitare ulteriori squilibri nell’economia globale, i banchieri centrali devono comprendere meglio le implicazioni delle loro azioni, soprattutto se applicate a ‘sistemi complessi’. I mandati impliciti sono pericolosi e devono essere evitati. In tale contesto, la nomina di Christine Lagarde a capo della BCE è una buona notizia. Secondo l’ ‘ortodossia newtoniana’, Madame Lagarde non è economista né banchiere centrale, e dunque una scelta sbagliata. Al contrario, proprio perché non irrigidita da vecchi paradigmi: 1) non si sentirà in dovere di seguire pedissequamente schemi preordinati; e 2) potrebbe navigare intelligentemente l’onda della complessità.

“Think different”: più ‘pensiero quantico’, meno Newton. Il mondo è cambiato, ma l’odierno modo di apprendere è ancora influenzato dalla ‘fisica classica’. Il pensiero lineare, causa-effetto, va abbandonato[ix]. La politica monetaria deve cambiare. Nell’epoca della complessità, le banche centrali devono adottare il pensiero quantistico (quantum thinking). Un processo decisionale illuminato – ispirato dai principi di incertezza, volatilità e randomness – ha un ruolo importante da svolgere. Per capire meglio il mondo, dobbiamo dire “addio” a Newton.

Twitter @AMagnoliBocchi

Linkedin Alessandro Magnoli Bocchi

NOTE 

[i] La US Federal Reserve (Fed), la Banca centrale europea (Bce), la Banca del Giappone (BoJ), la Banca d’Inghilterra (BoE) e la Banca Nazionale Svizzera (SNB).

[ii] Un drastico ‘cambio di dimensioni’ può comportare un ‘cambio di natura’. La crescita urbana ne è un chiaro esempio: con 20,6 milioni di abitanti, Pechino è la capitale più grande del mondo, mentre La Valletta – con 6.500 – è la capitale più piccola d’Europa. Pechino non è solo più grande; è diversa: a causa delle sue dimensioni si trova ad affrontare sfide che a Malta sono sconosciute.

[iii] Il 28 giugno 1914 un colpo di pistola provocò due guerre mondiali: quando l’arciduca Francesco Ferdinando – erede dell’Impero austro-ungarico – fu ucciso a Sarajevo dal nazionalista serbo Gavrilo Princip, nessuno poteva prevedere ciò che sarebbe accaduto nei successivi 80 anni.

[iv] Progressivamente, le banche centrali hanno assunto maggiori responsabilità: 1) iniettato liquidità per sostenere l’inflazione e aumentare l’occupazione; 2) fatto uso di strumenti non convenzionali, i.e.: acquisti di titoli di Stato con moneta creata all’uopo (quantitative easing, Qe); 3) fornito finanziamenti a basso tasso di interesse; per esempio, nella zona Euro (EZ), operazioni (mirate) di rifinanziamento a lungo termine – (targeted) long term refinancing operations, (T)LTROs; e per rafforzare la stabilità finanziaria, evitando al contempo tassi di interesse più elevati che potrebbero minacciare la crescita: 4) rafforzato la vigilanza bancaria grazie a ‘politiche macroprudenziali’ (macro-prudential policies) quali: i) riserve obbligatorie (contante che le banche commerciali devono mantenere in deposito presso la banca centrale) ); o ii) limiti quantitativi al credito bancario, per controllare la crescita del credito e i flussi di capitale – principalmente nei mercati emergenti (EM) – e sgonfiare le bolle azionarie o immobiliari.

[v] In un mondo sempre più complesso, la gestione tecnocratica finisce essere più importante della politica, che diventa semplice spettatrice. Per decenni, l’élite internazionale ha gestito gli affari globali con apparente agio – finendo per divenire invisa a causa dell’aumento delle disparità di reddito.

[vi] La complessità economica ha aumentato la ‘richiesta politica di semplicità’. I cittadini, stanchi della miopia egoista dell’élite, vogliono “tornare a un passato più semplice, in cui la politica ha un ruolo più importante”. I populisti hanno colto l’occasione, promettendo un ripristino delle condizioni economiche del secondo dopoguerra.

[vii] Robotica, apprendimento automatico (machine learning), realtà aumentata e virtuale, produzione digitale, adozione di tecnologie di frontiera.

[viii] Nel corso del tempo – a causa delle dinamiche demografiche e dell’invecchiamento – i comportamenti, le norme e i valori cambieranno.

[ix] In altri campi, il concetto non è nuovo: alla fine degli anni ‘60, pensatori post-strutturalisti come Derrida, Foucault e Deleuze – con Guattari, sottolinearono l’importanza di una transizione da ‘logica e ordine’ a un ‘modo più complesso di pensare e analizzare’. Si veda Deleuze e Guattari, 1980. A Thousand Plateaus. Traduz. Brian Massumi. Londra e New York: Continuum, 2004. Vol. 2 di Capitalism and Schizophrenia. 2 vol. 1972-1980. Traduz. di Mille Plateaux. Parigi: Les Editions de Minuit.