La guerra ai poveri adesso passa dal conto corrente

scritto da il 01 Novembre 2019

L’autore di questo post è Costantino Ferrara, vice presidente di sezione della Commissione tributaria di Frosinone, già giudice onorario del Tribunale di Latina, presidente Associazione magistrati tributari della Provincia di Frosinone –

Correva l’anno 2000 e nelle televisioni degli Italiani debuttava il Grande Fratello, il primo, grande reality show che, al di là del successo in sé, ha cambiato il modo di fare spettacolo e, più in generale, si è posto come antesignano della vita “social” che dilaga oggi, condizionando le esistenze di tutti noi, giovani e meno giovani.

A distanza di 20 anni, si rischia di arrivare all’evoluzione più estrema di quel fenomeno, laddove l’attuale Governo ha in mente, secondo voci numerose e consistenti, di attuare una sorta di Grande Fratello Fiscale, i cui protagonisti sarebbero i cittadini italiani (meno contenti dei concorrenti del ben noto reality!), con un occhio di riguardo sui loro conti correnti.

Non è un mistero che la direzione principale intrapresa dall’esecutivo sia quella di tracciare un sistema economico che ruoti interamente attorno alle banche, limitando l’utilizzo del contante e punendo severamente gli esercizi che non consentono di pagare con la moneta elettronica.
L’obiettivo di favorire la tracciabilità dei pagamenti, senza che ciò sfoci in una assurda demonizzazione del contante, appare sotto certi versi sicuramente apprezzabile, seppur da attuarsi con le dovute misure e tempistiche. Quel che desta maggiore preoccupazione, tuttavia, è l’altro lato della medaglia che, secondo alcuni (vedasi le voci di cui sopra), rappresenterebbe il vero obiettivo: far convogliare tutte le risorse in banca, per poi incrementare in dimensione smisurata i poteri di controllo sul conto corrente e, addirittura, consentire fenomeni di prelievo forzoso.

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Palermo, donne al balcone. Foto di Tano D’Amico

Il piano, in effetti, sembra coerente. Da un lato impongo il canale bancario quale unico mezzo su cui alimentare l’economia e, parimenti, destinare il risparmio. Dall’altro, enfatizzo misure di controllo e riscossione forzata su quegli stessi conti correnti bancari.

Si tratta di voci, è bene sottolinearlo, ma destano preoccupazione perché tradiscono una “ratio” pericolosa e trasmettono l’idea che lo Stato voglia far cassa attingendo alle tasche meno pingui della popolazione, quelle dei piccoli contribuenti.

Mentre negli anni passati la parola d’ordine per sistemare la casse dello Stato era «rottamazione», il trend futuro sembra pericolosamente derivare verso ipotesi di «prelievo forzoso» o «pignoramento del 730».

Tra le misure di cui si è parlato, merita citazione il cosiddetto “prelievo forzato sul 730” per chi non ha pagato una o più cartelle esattoriali.

Si tratterebbe di una compensazione automatica e obbligatoria di tutti i debiti che il cittadino ha nei confronti del Fisco con i crediti d’imposta che trovano ingresso nel 730. In questo modo, i rimborsi da 730 (precompilata inclusa) sarebbero automaticamente decurtati o azzerati dal fisco in presenza di debiti iscritti a ruolo non ancora pagati. La compensazione non varrebbe, tuttavia, per chi ha già chiesto una rateazione e sta pagando il conto mensilmente.

A prescindere dal colore politico e dal proprio credo, a parere dello scrivente queste misure sembrano pensate per affrontare un’ennesima guerra dei poveri, rivolgendo attenzioni ai piccoli contribuenti e lasciando inalterati i meccanismi delle big company che movimentano volumi del tutto differenti (anche sotto il profilo dell’evasione stimata). Al di là della reale portata delle stesse, va considerato poi l’effetto “terrorismo” sui cittadini, che paralizza l’economia ed incentiva, semmai, a comportamenti di segno contrario rispetto a quelli attesi. In questo modo, le manovre economiche falliscono, con i loro sbandierati “recuperi di gettito fiscale” che rimangono tali soltanto sulla carta, per poi tradire puntualmente le aspettative al cospetto della realtà dei fatti.

Va ricordato, poi, che ad oggi già esistono delle misure di controllo e di riscossione che consentono all’amministrazione finanziaria di svolgere il proprio compito.

Il conto corrente di chiunque può essere controllato liberamente dall’Agenzia delle Entrate, che dispone di validi ed ampi strumenti di accertamento basati sui prelievi e versamenti per i quali il contribuente non riesce a fornire spiegazioni valide e documentali. Sotto il profilo della riscossione, poi, va ricordato il pignoramento disciplinato dall’art. 72-bis del DPR 600/1973, un procedimento straordinario che pone l’Agenzia delle Entrate Riscossione in una posizione di favore rispetto ad un comune creditore, consentendo al concessionario di operare pignoramenti senza passare preventivamente per un giudice, come invece accade per i privati.

Gli strumenti, dunque, ci sono e vengono già ampiamente utilizzati. È anche per questo che l’incentramento delle attenzioni su ipotesi di inasprimento di queste misure appare oltre che eccessivo, anche inutile e sterile. La politica che partorisce slogan, più che concretezza: la politica “trash”, esattamente come la televisione a partire dal Grande Fratello in poi.