Il fondo salva-stati (Mes) è questione di credibilità, non di sovranità

scritto da il 29 Novembre 2019

L’autore di questo post è Massimo Famularo, investment manager esperto in crediti in sofferenza (Npl) –

Ogni volta che si parla di sovranità nazionale minacciata per motivi economici si commette una rilevante omissione logica: è il comportamento passato degli stati a determinare la dipendenza presente dal sostegno esterno.

Le polemiche recenti sul progetto di riforma del MES, il Meccanismo europeo di stabilità o “fondo salva stati”, sono solo la versione più recente di un argomento di propaganda politica viziato da una fallacia logica. Senza entrare nel merito delle vere e proprie bufale circolate in questi giorni, già opportunamente smascherate da vari commentatori tra cui Costantino de Blasi su questo blog, il vizio alla base di questa narrazione ingannevole risiede nella rappresentazione della presunta “perdita di sovranità” come se fosse il risultato di una sorta di invasione nemica. Il perfido straniero o il tecnocrate malvagio interferiscono con l’operato dei politici eletti e puntano a sovvertire l’esito sancito dalla sacra volontà popolare.

La realtà è un po’ diversa: l’investitura ricevuta dai politici non gli conferisce un mandato di infallibilità e men che meno li pone al di sopra o al di là dei vincoli umani sulla scarsità delle risorse. Come testimoniato dal flop registrato dai BTp Italia lo scorso anno, sono gli stessi cittadini elettori a “votare contro” i propri rappresentanti riducendo drasticamente la quantità di titoli di debito che sono disposti ad acquistare.

Per raccontare la storia in modo completo e corretto il percorso comincia sempre con uno o più governi che gestiscono male la finanza pubblica e avviano una nazione verso una condizione di dissesto: la riduzione nella credibilità dello stato in questione induce gli operatori finanziari che ne acquistano i titoli di debito a domandare un rendimento sempre maggiore, per compensare la percezione di maggiore rischio.

Matteo Salvini polemizzando sul MES ha rilanciato la retorica euroscettica

Matteo Salvini polemizzando sul MES ha rilanciato la retorica euroscettica

Sono dunque gli stessi politici di volta in volta al governo a “legarsi le mani” peggiorando la propria reputazione. Quando la situazione si deteriora ulteriormente e un paese corre il rischio di non trovare nessuno disposto a sottoscrivere i propri titoli di debito (men che meno i propri cittadini) allora intervengono istituzioni sovranazionali come il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) o il Meccanismo Europeo di Stabilità.

A quel punto è assolutamente logico e razionale che un soggetto che non desideri bruciare le proprie risorse e voglia intervenire a sostegno del paese in difficoltà ponga delle condizioni per avere delle garanzie che la nazione che riceva gli aiuti recuperi la propria credibilità e stabilità finanziaria. Non è la cattiveria di uno straniero ostile, ma la terapia di un medico che somministra metadone a un tossicodipendente solo all’interno di un piano di riabilitazione.

Chi polemizza sulla sovranità violata racconta pertanto una storia a metà: parla della durezza di una terapia, che comunque mira a curare il paziente, tacendo di quali siano le ragioni storiche che hanno prodotto la malattia. Che si tratti delle occasioni annuali in cui i nostri governanti trattano sul rapporto deficit/pil come se fossero al mercato del pesce, o del progetto di riforma del MES, il nodo fondamentale rimane la credibilità di un paese, le ragioni per le quali si è ridotta o è stata completamente perduta e le modalità con le quali la si può recuperare.

Twitter @MassimoFamularo


LEGGI ANCHE:

Gualtieri alla Camera: sul Mes preoccupazioni infondate

Bankitalia non sfavorevole alla riforma Esm: non c’è la ristrutturazione del debito