Così lo smart working può liberare le aziende dall’ossessione del controllo

scritto da il 18 Maggio 2020

Post di Saverio Sbalchiero, consulente internazionale di design del posizionamento e della percezione di marca –

La diffusione incontrollata del Covid-19 nel nostro paese ha trovato la quasi totalità delle aziende impreparate nella gestione dell’emergenza. Lo smart working ha fatto capolino nel nostro vocabolario e nelle nostre vite, stando a rappresentare non tanto una forma di lavoro “intelligente”, quanto una forma di lavoro fondamentale per proseguire le nostre attività professionali. Un cambiamento che per forza di cose le aziende dovranno imparare a gestire, che cambia il modo di intendere il lavoro, in termini di spazio, tempo, modalità e relazione.

Le tecnologie per il lavoro in remoto sempre più professionali e accessibili si stanno diffondendo rapidamente. Ma il vero cambiamento deve dapprima realizzarsi nella cultura aziendale dando alle persone i mezzi per poter agire autonomamente nel migliore dei modi e favorendo la comprensione di visione e prospettive. Non più quindi la centralizzazione della strategia e il conseguente controllo dell’esecuzione, ma la sua condivisione a tutti i livelli come presupposto per la gestione autonoma del proprio lavoro.

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L’esperienza realizzata negli ultimi vent’anni lavorando come in imprese globali su progetti che coinvolgono gruppi di lavoro in ogni angolo del mondo, ci ha permesso di sviluppare strumenti per il trasferimento di know how di marketing e brand management. Per gestire e sviluppare un brand a livello globale, non si devono trasferire solo regole e prescrizioni rigide quanto, piuttosto, fornire strumenti che consentano l’interiorizzazione di valori, strategie e obbiettivi. I team regionali non sono chiamati ad eseguire pedissequamente degli ordini, ma a sviluppare autonomamente una strategia locale assolvendo al compito di “acclimatare” il brand nel modo più efficace senza alterare il suo codice genetico.

Da questa esperienza emergono due aspetti che oggi più che mai appaiono rilevanti.
Il primo è che la comprensione degli obbiettivi e del contesto in cui opera l’impresa nel suo insieme, favorisce la capacità dei singoli di sviluppare azioni efficaci e indipendenti. Il secondo è che la cultura strategica può trasformarsi in una piattaforma operativa che esce dallo stretto perimetro del marketing coinvolgendo ogni divisione e ogni reparto. La diffusione di conoscenza genera la consapevolezza del ruolo di ognuno, pone le basi per liberare l’organizzazione dall’ossessione del controllo e permettere alle persone di contribuire creativamente al successo dell’impresa.

Una possibile ricetta per trasformare in opportunità la crisi del Covid19 e l’improvviso avvento dello smart working come fenomeno inatteso e subìto, consiste pertanto in una “rivoluzione culturale” che vede la strategia aziendale non più come un sapere conservato nel sancta sanctorum del top management, ma come una bussola per guidare l’azienda con maggiore trasparenza e partecipazione e per costruire mappe che permettano alle persone di muoversi indipendentemente organizzando al meglio (e più felicemente) il proprio lavoro.

Twitter @savethesave