L’estate che arriva e la chimera del turismo autarchico

scritto da il 10 Giugno 2020

L’autore di questo post è Luca Martucci, consulente ed esperto di marketing di destinazione –

Fare di necessità virtù ! Il turismo domestico è alla ribalta. La sua importanza non è di oggi , ma non ci illudiamo che possa sostituire quello internazionale. È abbastanza ovvio , e cosa buona e giusta puntare in questo momento sul turismo domestico, ma non è la fonte di salvezza. Insieme alle stime più disparate sulle perdite attese per Il turismo, si moltiplicano studi, titoli e post sui social, sulle vacanze degli Italiani, che potrebbero, o addirittura dovrebbero secondo buona parte del pensiero dominante, viaggiare quest’anno in Italia. Politici e pensatori illustri (di tutti gli schieramenti) si lanciano in proclami alla Nazione (alcuni si limitano alla propria regione). L’esercito di patrioti da tastiera giura che quest’anno rimarrà in Italia al grido di “tiriamo le pizze in faccia ai Tedeschi” o “Punta Prosciutto o Stintino sono meglio delle Maldive!”. Anche vero, ma sono i numeri delle statistiche ufficiali a rovinare la festa dei deliri sovranisti, fuochi di amor patrio, ed il solito eccessivo entusiasmo da tavolino.

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“Il turismo domestico rappresenta il 50 % del totale!“

È questa l’argomentazione principale di quanti vi ripongono grandi speranze, ed è basata sulla rilevazione ISTAT delle presenze negli esercizi alberghieri ed extra alberghieri. In realtà solo da un paio di anni le presenze degli stranieri hanno superato di qualche decimale quelle degli italiani, ma la loro crescita è stata esponenziale.

Chi in questi giorni vaneggia su come era bello Il turismo con la Cinquecento negli anni del boom, scorda quanto questa crescita, più di 5 volte quella nazionale negli ultimi 60 anni, abbia fatto bene all’Industria e sia diventata essenziale per l’economia del Paese.

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Si tratta comunque di una media nazionale tra molte delle località turistiche più famose, dove il rapporto a favore degli stranieri è di 80/20, e tante città italiane con una maggiore componente domestica per viaggi di lavoro o comunque diversi dalla vacanza. I due bacini di flussi non sono intercambiabili : un esempio della maggior qualità (capacità di spesa) dei turisti internazionali è dato dalla preferenza per gli hotel di categoria superiore.

L’Importanza del turismo domestico trova conferma anche nel Conto Satellite del Turismo di ISTAT. L’ultima edizione (2015) attribuisce allo stesso il 57% (64,2 miliardi di euro ) del totale del consumo turistico interno. Il peso nella precedente versione ( 2010 ) era del 63%. La crescita del consumo nel periodo 2010 -2015 è stata del 64% per Il turismo incoming e del 28% per quello nazionale.

La crisi del turismo domestico viene da lontano
Più che aggrapparsi all’attuale peso, ci si dovrebbe chiedere perché le presenze nazionali sono scese al 50%. Una risposta viene dal report “Viaggi e vacanze in Italia e all’estero” sempre di ISTAT. Così ANSA, non senza un tocco di profezia, presentava gli ultimi dati lo scorso 10 febbraio: “Istat, turismo italiani rallenta nel 2019, -9% viaggi . Si interrompe la ripresa iniziata nel 2016, nel 2020 peserà invece il coronavirus.”
Il numero di viaggi (non dei turisti) dei residenti in Italia, stranieri inclusi, si è quasi dimezzato nell’ultimo decennio. Una crisi che viene da lontano e che la dice lunga sul progressivo deterioramento della situazione economico – finanziaria degli Italiani, la cui tenuta è condizione essenziale per qualsiasi ripresa del turismo domestico.

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Il report fornisce un’ulteriore conferma dell’importanza del turismo nazionale: i viaggi sono ancora al 76,2% per una località italiana. I soggiorni all’estero sono in lieve crescita ma grazie agli spostamenti dei residenti stranieri verso i luoghi di origine come Romania od Egitto. Spagna e Francia sono i Paesi più visitati seguiti da Germania, Regno Unito e Grecia.

La fetta dei viaggi all’estero sarebbe quindi limitata a meno del 24%, percentuale che limita Il perseguimento dell’altro obbiettivo alla base del pensiero autarchico.

La conversione degli esterofili!

L’ altra grande speranza è che gli Italiani che normalmente vanno in vacanza all’estero, optino quest’estate per una scelta patriottica. Così si prende la spesa totale dei turisti italiani all’estero e se ne spalma buona parte per Il turismo domestico. La fonte è l’indagine sul turismo Internazionale di Banca d’Italia, secondo la quale, come noto, Il saldo della bilancia è da sempre positivo per l’Italia. In realtà la possibile conversione di spesa potrebbe riguardare non il totale (27 miliardi ) ma solo la spesa dei turisti italiani per vacanza (11 miliardi di euro).

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Per sapere dove vanno e dove spendono i turisti italiani dobbiamo ricorrere ai dati del 2018. Troviamo ovviamente le solite destinazioni. Al netto delle note differenze in termini di offerta e di prezzo, un parziale recupero è ipotizzabile verso destinazioni di mare come Spagna e Grecia, ma Il potenziale va ulteriormente limato. Gli italiani che vanno in Spagna e Francia spendono per la vacanza mare rispettivamente Il 70 % ed Il 54 %, mentre Il resto è considerato come vacanza culturale. Agli italiani non piace solo Ibiza o la Corsica , ma anche visitare i musei di Madrid e Parigi. Poi, chiaro, New York, i grandi parchi e Disneyland sono sempre nei sogni e nei viaggi degli Italiani.

Il saldo è negativo solo per quattro destinazioni/mercati, ma Il totale di queste è ben inferiore dell’ avanzo con la sola Francia e non arriva al 40 % di quello della Germania. Sempre bene ricordarlo a quelli che inveiscono contro i nazi in sandali e calzini.

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Non si può passare con totale disinvoltura da slogan quali “í turisti stranieri vengono in Italia per il made in Italy” a “quest’ anno Il turismo sarà made in Italy” o a km zero . La differenza è ben nota ad albergatori, operatori del ricettivo, negozi e ristoranti.

Secondo Banca d’Italia, anche la Cina, caso unico nella bilancia tra le grandi destinazioni , avrebbe un saldo positivo nei confronti dell’Italia. La buona notizia è che l’Istituto di Via Nazionale ha recentemente dichiarato che, a seguito della sospensione dell’indagine svolta con interviste alle frontiere, saranno utilizzati dati di telefonia mobile e traffico aeroportuale. Insomma ci voleva la pandemia non solo per sconfiggere almeno al momento l’overtourism (o meglio l’overcrowding, come dicevamo in un precedente post), ma anche per vedere finalmente istituzionalizzato l’ uso dei big data nelle statistiche del turismo italiano!

Fin qui le statistiche ufficiali , poi ci sono i “cocktail”!
La ricetta è mischiare i dati ufficiali , pur cosi diversi tra loro, aggiungere un po’ di sano ottimismo ed uno spruzzo di (tri) colore che piace a tutti.  È Il caso di un recente studio dove i turisti autoctoni vengono suddivisi appunto in esterofili, nazionalisti ed identitari e dove troviamo anche il neonato T.A.TU.R ! ( tasso di appartenenza turistica di ogni regione).

I nazionalisti, da non confondere con l’accezione politica, sono diventati l’obbiettivo primario delle regioni. Quanto alla scelta di rimanere nella propria regione, più che a motivi identitari è dovuta alle diversità del tessuto economico e sociale della stessa, al budget disponibile od al livello di accessibilità/mobilità ( vedi isole). E comunque è sempre condizionata dall’effettiva sussistenza o meno del tipo di vacanza che si vuole nella regione di residenza.

Anche ENIT ha parlato di ripartenza tricolore al recupero del 40 % degli italiani esterofili, percentuale che vedrebbe l’Italia avvantaggiata verso la Francia con un solo 25 % di esterofil. La fonte è Il prestigioso Tourism Economics di Oxford, ma non è chiaro su quali basi siano fondate certe assunzioni. Nella classifica UNWTO 2018 del turismo outgoing la Francia è al quinto posto con quasi 48 milioni di turisti , mentre l’ Italia è al decimo con 30 milioni di viaggiatori all’estero.

Di certo la definizione esterofili è davvero semplicistica. Non si tratta, come si legge nei vocabolari, di esagerata simpatia o sudditanza psicologica per tutto ciò che è straniero, ma di un’insieme di motivazioni diverse. La vacanza all’ estero è spesso motivata dalla voglia di evadere dalla routine quotidiana o da interessi culturali per civiltà lontane e completamente diverse dalla nostra, oltre che da valutazioni basate su disponibilità di tempo e di risorse.

L’italia non è sola, tutte le destinazioni sperano nell’incremento del turismo domestico. “Staycation is the new Black” ! Così anche all’ estero ci si lancia in acrobazie statistiche come questa, dove si ipotizza lo scenario “if international travel demand was redirected domestically”. Davvero un “thought exercise” se si considera quanto i cinesi spendono per lo shopping all’estero o quanto poco attrattive siano le spiagge tedesche.

La mancata considerazione dei viaggi per lavoro e per altri motivi personali accomuna queste elucubrazioni: i numeri non possono essere convertiti tout court come se tutti i viaggi fossero per vacanza e se tutte le destinazioni avessero pari offerta ed attrattività!

I turisti vanno dove (e fanno cosa) vogliono loro, non i ministri od i governatori
Ancora è troppo presto per dire come la situazione evolverà. Per forza di cose quest’anno Il turismo domestico sarà predominante, ma le strategie di ripresa non possono ignorare Il potenziale dei turisti stranieri, anche perché probabilmente tedeschi e francesi si troveranno meno poveri degli italiani dopo questa crisi. La tempesta che si sta per scatenare nelle tasche degli italiani dovrebbe essere la preoccupazione principale di chi punta tutto sul turismo domestico. La farsa del bonus vacanze ingrosserà la già lunga fila dei provvedimenti scemi come Il reddito di cittadinanza.

Al contrario di tanti altri paesi non abbiamo ancora un bollino di sicurezza che tranquillizzi i turisti. Il dibattito è dominato da ridicole battaglie ideologiche sui corridoi o passaporti sanitari , dal teatrino dei tentativi diplomatici e dalle solite velleità dirigistiche: l’illusione di poter dirottare, questa volta non solo gli stranieri, ma anche i turisti italiani verso borghi, trenini a vapore e musei.

Un’approccio che non è dovuto alla fase contingente, secondo logiche oggi più che plausibili (distanziamento, aria pura, etc ) ma che da anni purtroppo è l’asse portante delle strategie del nostro turismo.

Eppure nel report di ISTAT si legge che Il 70 % degli Italiani va in vacanza prevalentemente per piacere, svago o riposo e quasi Il 59 % senza svolgere particolari attività (cosa da non raccontare a quelli del turismo esperienziale!). Le attività culturali rappresentano solo Il 16 % del totale, percentuale che scende al 14% per i viaggi domestici, e che quindi lascia poco spazio di manovra ai pasdaran del turismo culturale ed ai dogmi della dottrina prevalente.

Per fortuna le frontiere stanno riaprendo e ripartono i voli. Salvo complicazioni ulteriori gli Italiani viaggeranno per dove li porta Il cuore ed Il portafoglio. I turisti stranieri presto torneranno in Italia, e numerosi, perché loro non possono fare a meno dell’Italia, e l’industria del Turismo e l’Italia non possono fare a meno di loro.

Twitter @rioconcierge