Il ruolo strategico dell’energia. Germania tra passato e futuro

scritto da il 08 Settembre 2020

Siamo all’inizio del 1943 in Nord Africa il generale Erwin Rommel, si muove nel posto che secondo lui meglio esprime lo scontro armato basato sulla “mobilità totale”. Per la Germania le cose non vanno tanto bene. Rommel era stato inviato in precedenza in Nord Africa nel 1941 per aiutare l’esercito italiano messo a dura prova dalla 8° armata britannica. Il campo di battaglia è largo circa 110 km e lungo oltre 1600 km. Da Tripoli in Libia ad El Alamein in Egitto.

Mobilità totale sì, ma senza carburante diventa difficile. La fornitura di petrolio si rivela uno dei problemi più persistenti per Rommel. A volte diceva che era il suo più grande. Nel giugno del 1941 scriveva: “Sfortunatamente, le nostre scorte di benzina erano gravemente esaurite, ed era con una certa ansia che contemplavamo il prossimo attacco britannico, poiché sapevamo che le nostre mosse sarebbero state decise più dall’indicatore della benzina che dai requisiti tattici”. Daniel Yergin, nel suo libro “The Prize”, lo descrive come un militare brillante, innovativo e fantasioso, aveva fatto della mobilità della 15° Divisione Panzer e l’Afrika Korps, entrambe sue creature, un punto di forza. Purtroppo il generale deve fare i conti con le linee lunghe di rifornimento del carburante.  Gli autocarri viaggiano incessantemente da Tripoli al fronte e viceversa, consumando quasi più benzina nel viaggio di quanto ne trasportino. I tedeschi devono arrivare ai giacimenti di petrolio del medio oriente, in Iran fino a Baku. Ma prima devono sfondare in Nord Africa. E qui non si passa. Non resta come magra alternativa quella di puntare sui carburanti sintetici realizzati grazie all’idrogenazione del carbone. Serve un’industria di benzina sintetica e alla guida di questo piano vien nominato Albert Speer, l’architetto personale di Hitler.

A distanza di oltre mezzo secolo la stessa Germania si trova a riaffrontare, ovviamente in contesti e con modalità diverse una nuova battaglia per quanto riguarda il tema dell’“energy security”2.0. Per decenni la Germania ha potuto fare affidamento su una disponibilità di elettricità sicura e stabile. Ma secondo un report di fine 2019 della società di consulenza McKinsey le cose potrebbero cambiare.

Nel giugno del 2019 infatti la rete elettrica tedesca ha ripetutamente affrontato situazioni di emergenza. Il divario tra domanda e offerta ha raggiunto sei gigawatt, equivalenti alla produzione di circa sei centrali di grosse dimensioni. Per stabilizzare la rete è stato necessario far importare (con breve preavviso) elettricità ai paesi confinanti. In un caso il prezzo per il bilanciamento energetico ha raggiunto i 37856 euro per megawattora. Nel 2017 in media il prezzo è stato pari a 63.90 euro. Sebbene nei costi di bilanciamento influiscano anche variabili commerciali e il trading, il messaggio di aumento di prezzo legato alla scarsa disponibilità è abbastanza chiaro.

La situazione potrebbe diventare ancora più sfidante in futuro. Le dismissioni delle centrali nucleari da fine 2022 combinate alla riduzione della generazione di energia elettrica da centrali al carbone, sono un punto da considerare attentamente nella gestione della capacità di generazione. Secondo lo studio, se nuova capacità non verrà aggiunta, la ridotta “riserva strategica” potrebbe avere conseguenze critiche. Le aree industriali nella regione occidentale e meridionale della Germania potrebbero essere le più penalizzate perché grosse dismissioni sono proprio previste qui dove la richiesta di energia è alta e l’espansione delle rinnovabili non è adeguata al fabbisogno.

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La perdita di capacità di generazione potrebbe avere come ulteriore conseguenza, secondo il report McKinsey, quella di trasformare la Germania, a partire dal 2023, da esportatore netto a importatore. In giugno 2019 infatti il paese per la prima volta in 5 anni ha importato più energia di quanto esportato. Se la Germania chiude centrali e importa da altri paesi, va anche considerato che altri paesi stanno facendo la stessa cosa. Il network europeo dovrà essere all’altezza di questi cambiamenti inevitabili. Alla luce di queste criticità in Germania l’adeguamento della rete si rileverà un parametro chiave per collegare le regioni del nord con grosse capacità di generazione eolica installata e i centri di domanda del sud. A inizio 2019 solo 1087 km dei 3600 pianificati erano stati completati. L’espansione e adeguamento della rete diventerà ancora più importante dopo il 2023.

Concludendo

In Germania il legame idrogeno-energia iniziò a muovere i primi passi proprio durante la WWII a causa della mancanza di petrolio. Nel marzo del 1944 fu proposto ad Eisenhower (che nel frattempo stava preparando lo sbarco in Normandia) di inserire tra gli obiettivi strategici anche l’industria di carburante sintetico tedesco. L’idea era di ridurre del 50% la capacità in sei mesi. Nel maggio dello stesso anno, 935 bombardieri colpirono una serie di centri di produzione di carburante sintetico. Prima dell’attacco di maggio la produzione di carburante sintetico (attraverso l’utilizzo di idrogeno) era di circa 92 000 barili al giorno. In settembre raggiunse circa 5000 barili al giorno.

A distanza di decenni l’idrogeno diventa (o ritorna) per la Germania una carta vincente.

Come riportato in questo articolo de il Sole24Ore il governo tedesco è stato tra i primi ad adottare una strategia nazionale per l’idrogeno (H2) per contribuire a decarbonizzare l’economia e ridurre l’uso di CO2 una volta che la produzione di carbone e nucleare sarà gradualmente eliminata nei prossimi anni e la sua industria dovrà diventare verde.

Anche il giornale tedesco Der Spiegel già nel 2019 era molto critico su questi punti. La trasformazione costerebbe il 2% del PIL annuale del Paese, circa 70 miliardi di euro.

Entro il 2050, i costi sarebbero da 2 a 3 trilioni di euro, a seconda dello scenario. Altre previsioni oscillano tra i 500 miliardi e circa 2 trilioni di euro.

In un modo o nell’altro, la seconda parte dell’Energiewende sarà costosa. E, concludendo con Der Spiegel: sarà un progetto impegnativo come la riunificazione tedesca.

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Riferimenti

The Prize: The Epic Quest for Oil, Money & Power – D. Yergin