ISEE unico arbitro di ricchezza e povertà (e la patrimoniale oscura)

scritto da il 30 Settembre 2020

Post di Sergio Lombardi, specializzato nella fiscalità delle attività turistiche e immobiliari e fondatore di Taxbnb.it

Anche l’ISEE ha alcuni bug, e li abbiamo trovati. Sempre più utilizzato per le prestazioni sociali, l’ ISEE rappresenta una misura della situazione economica individuale più raffinata rispetto ai precedenti strumenti, basati sul reddito fiscale. Coesistono però ancora troppi diversi criteri nell’erogazione delle prestazioni dello Stato, e a volte sono contraddittori e apparentemente ingiusti.

REDDITO ≠ PATRIMONIO
Se concetti come reddito e patrimonio non sono chiari al legislatore fiscale, se le agevolazioni non sono omogenee fra fisco, previdenza e assistenza, e se nemmeno il concetto di ricchezza è univoco, allora non può esistere equità fiscale.

Il reddito è l’insieme delle entrate dell’esercizio di un’attività produttiva, mentre il patrimonio è il complesso dei beni che un soggetto possiede. Anche se ciò è scontato, per il Fisco non è così: ai fini fiscali, il patrimonio immobiliare e quello mobiliare (depositi e conti correnti bancari, titoli di Stato, azioni e gli altri strumenti finanziari) sono considerati reddito, attraverso una complessa classificazione di forme di reddito e di metodi di tassazione.

Il nostro sistema fiscale dovrebbe essere improntato a criteri di progressività, come detta la Costituzione, al fine di redistribuire e il reddito e il benessere nella società. Il contributo di ognuno alle spese pubbliche è basato sulla sua capacità contributiva, concetto profondamente mutato negli ultimi anni, come vedremo.

La progressività viene applicata anche al sistema del welfare (sanità, istruzione, sostegno dei redditi, politiche abitative), per assicurare prestazioni equamente distribuite ai cittadini.
La discussione sul principio della progressività del sistema tributario, che rappresentava una novità per l’ordinamento italiano del dopoguerra, fu intensa durante i lavori costituzionali, con le tre proposte di Castelli, Scoca e Meda su metodi di tassazione completamente diversi.

Fra i maggiori fautori di un sistema fiscale progressivo e non patrimoniale ci fu Einaudi, e celebre e attualissimo è il suo esempio: se su un capitale o patrimonio che produce un interesse del 5% “facciamo pagare il 10%, noi facciamo la stessa cosa come se dicessimo: «i redditi di 100 lire debbono pagare un’imposta del 200%»”

Questo succede purtroppo oggi, con l’accanimento fiscale degli ultimi anni sui beni immobili, facile bersaglio del Fisco, essendo appunto immobili, censiti in catasto e facilmente aggredibili. Il costo complessivo dell’Imu dal 2012 è stato di 183 miliardi di euro*, ma come vedremo, c’è una patrimoniale occulta con aspetti ancora peggiori.

RENDITE NEGATIVE
Un esempio di patrimoniale occulta è data da un fenomeno asimmetrico, per cui la caduta dei prezzi reali degli immobili non ha fatto variare di un centesimo in ribasso il valore catastale degli immobili. La caduta dei prezzi degli immobili ha creato un gettito occulto dovuto alla mancata rivalutazione (al ribasso) del valore degli immobili pari a quasi 41 miliardi di euro nel periodo 2012-2019.**

Anche un immobile improduttivo, gravato di Imu, che tecnicamente produce solo perdite (zero redditi ma costi come Imu, ristrutturazione, condominio, utenze ecc.) e impossibile da cedere nell’attuale mercato immobiliare ristagnante, viene tassato senza esitazione, con criterio patrimoniale e non progressivo.

UN’IMPOSTA PIATTA, MA NON TROPPO
Un esempio di agevolazione tradita è la cedolare secca, che dovrebbe avere aliquota fissa, e così consentire una tassazione equa e certa al 21%, ma non è sempre così.

Ad esempio, un lavoratore dipendente con un reddito da lavoro medio-basso, con un figlio a carico e un reddito da locazione minimo, che opta per la cedolare, dovrebbe pagare solo il suo 21% sul reddito da locazione. Ma, a causa del cumulo fra Irpef e cedolare secca, il lavoratore perderà parte delle sue detrazioni per lavoro dipendente e per familiari a carico, e dovrà restituire integralmente il bonus ricevuto nell’anno (i famosi 80 euro al mese). In questo modo l’effetto fiscale della cedolare secca sale al 33%. Progressività a danno della trasparenza e certezza del diritto.

STESSO PATRIMONIO, DIRITTI DIFFERENTI
La stessa casa sfitta, con una rendita catastale media, ha effetti molto diversi su alcune prestazioni sociali e spettanze:

– nessun effetto ai fini del diritto al gratuito patrocinio legale;

– nessun effetto sul contributo a fondo perduto Covid statale per i professionisti;

– effetto minimo su detrazioni fiscali e su assegno INPS per il nucleo familiare;

– effetto pesante sull’ ISEE – e quindi sulle prestazioni basate sull’ ISEE, come diritto all’asilo nido, diritto allo studio universitario, bonus vacanze, e anche sui sussidi e bonus per famiglie che arriveranno dal Recovery Fund europeo.

Anche per alcune categorie di pensioni, ad esempio l’assegno sociale, la prima casa non rileva, mentre gli altri redditi e fabbricati sono computati con un criterio fiscale e non con l’ ISEE. Curioso, visto l’elevatissimo peso delle pensioni nel bilancio dello Stato.

Per perseguire criteri di equità e giustizia sociale, ma anche per trasparenza verso i cittadini, andrebbero individuati criteri univoci per ogni prestazione.

LA NUOVA PROGRESSIVITÀ
Essendo l’Irpef ormai quasi cinquantenne, mostra i segni del tempo, ma soprattutto quelli dei lifting fiscali disarmonici che tutti i governi le hanno inferto. Infinite modifiche che poco hanno ridotto l’effettivo carico fiscale, creando una giungla di ben 562 detrazioni e deduzioni fiscali (oggi chiamate tax expenditures, in fase di revisione) in cui pochissimi riescono a districarsi. Il fisco “lunare”, così definito da Oscar Luigi Scalfaro già nel 1992, è stato ampiamente superato in complessità e confusione.

La confusione aumenta dal 1998, quando venne introdotto l’ ISEE, che ha criteri completamente differenti rispetto all’Irpef, sul “peso” dei redditi, del patrimonio e del nucleo familiare. Per ora, Irpef ed ISEE convivono, ma l’ ISEE sta per diventare l’unico criterio per il riconoscimento di benefici, non solo sociali, ma anche fiscali.

IDENTITÀ ELETTRONICA
In un mio precedente articolo per Econopoly, abbiamo visto che l’ISEE è considerato in recenti documenti governativi (Piano Colao, Piano Casaleggio e Piano del Turismo) fra i servizi digitali di avanguardia, utili a realizzare la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
L’ISEE dovrebbe avere anche una funzione di lotta all’evasione: da gennaio 2020 sono partiti i controlli sui conti correnti dei cittadini che richiedono l’ISEE. Purtroppo i controlli riguardano solo i redditi dichiarati e i rapporti finanziari legali ed emersi, per cui l’ ISEE “controlla” (e penalizza) solo i soliti noti al fisco, risultando inefficace ad esempio nei numerosi casi di reddito di cittadinanza assegnato a persone non propriamente bisognose.

RECOVERY FUND
Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le linee guida recentemente presentate alla stampa e al Parlamento, come previsto dallo schema di aiuti europei (Recovery Fund), viene indicato che “il Governo dovrà assicurare l’applicazione universale di benefici economici secondo criteri di progressività (basati sull’ ISEE)”. Questo principio, già attuato attraverso l’Assegno unico, stravolge completamente i criteri di progressività esistenti e comporterà vincitori e vinti.

Nel nuovo Piano del Governo, nessun riferimento agli immobili privati. Nel capitolo dedicato alla riforma del fisco, viene indicato che l’Italia “procederà ad una revisione della tassazione per (…) trasferire l’onere fiscale (…) dalle persone alle cose”. In attesa che vengano definite le “cose” che saranno gravate di maggiori tasse, si potrebbe anche temere che fra queste ci siano gli immobili.

ASSEGNO UNICO
L’occasione di armonizzare il sistema del welfare sarebbe potuto venire dall’imminente Assegno unico, misura che prevede un aiuto economico da gennaio 2021 per le famiglie con figli a carico, dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età, approvata quasi all’unanimità alla Camera con voto bipartisan, ed attualmente in via di approvazione al Senato.
L’Assegno unico è un terremoto rispetto allo schema attuale dei benefici fiscali dei nuclei familiari, e comporterà l’eliminazione degli attuali “attenuatori della tassazione” come detrazioni per carichi di famiglia, assegni per il nucleo familiare, bonus bebè, e altri.

Ma, essendo basato sull’ ISEE, è facile prevedere che l’Assegno unico sfavorirà proprio alcune categorie di contribuenti, come nuovamente i proprietari di immobili improduttivi a disposizione, la cui proprietà grava però nel calcolo dell’indice e ridurrà la spettanza dell’Assegno. La trasformazione di bonus fiscali in prestazioni assistenziali modifica il diritto a fruirne per alcune classi di soggetti. Non è stato ancora valutato appieno l’impatto di questo spostamento definitivo della progressività dal reddito al patrimonio, che completerà la “welfarizzazione” dei benefici fiscali, con ISEE come unico arbitro di ricchezza e povertà, tassazione ed esenzione.

* da una ricerca di Confedilizia.
** da uno studio del Prof. Andrea Giuricin.