Aziende di domani? Il segreto è saper essere adattive

scritto da il 05 Ottobre 2020

Post di Emanuele Cacciatore, Senior Director Insight & Cloud Strategy di Oracle e Nicola Comelli, Content Share & Selection Manager di Phyd –

“Adaptation is the law of tomorrow” recita il pay-off della pubblicità di una società di servizi professionali, che campeggia su una delle pagine del numero del The Economist della seconda settimana di settembre.

Trasformativo, adattivo, agile. Il gergo aziendale si nutre spesso di termini, a volte mutuati dal mondo accademico, che in alcuni casi diventano dei “tormentoni” o buzzwords.

In questi mesi, in cui la risposta alla pandemia ha reso evidente l’importanza per le aziende di saper modificare in tempi rapidi processi e strutture distributive, di approvvigionamento, produzione e vendita, di servizio al cliente, di gestione del personale, la buzzword è “organizzazione adattiva”.

Ad onor del vero, né il concetto, né tantomeno il termine “organizzazione adattiva” sono nuovi. Nel 1985, Alvin e Heidi Toffler, pubblicavano negli Stati Uniti “The Adaptive Corporation” (McGraw-Hill 1985), in cui provavano a tratteggiare quello che le organizzazioni avrebbero dovuto fare, non solo per sopravvivere ma, per prosperare in un ambiente sociale ed economico che era profondamente differente dall’era del capitalismo post-indutriale che aveva iniziato a prendere forma dagli anni Sessanta del ‘900.

In un’intervista del 1990, contenuta nell’episodio tre di cinque di una serie televisiva dal titolo “The Machine That Changed the World“ [1] realizzata dalla WGBH di Boston e dalla BBC, Steve Jobs, all’epoca Chief Executive Officer di NeXT, un’azienda di software da lui stesso fondata nel 1985, esponeva il suo punto di vista sui cambiamenti che le organizzazioni devono fronteggiare per poter sopravvivere in un contesto di mercato in continua trasformazione [2].

In particolare, Jobs descriveva ciò che all’epoca definiva “interpersonal computing” – in opposizione al personal computing – anticipando il concetto di lavoro agile abilitato da strumenti digitali di collaborazione.

Secondo lui, queste nuove modalità di lavoro avrebbero rappresentato le basi delle organizzazioni del futuro. Jobs, in quell’intervista, usò il termine “organizzazioni elettroniche”, teorizzando un modello che, attraverso reti di computer con connessioni efficienti e interfacce evolute, avrebbe permesso a singoli dipendenti o collaboratori di dare vita a gruppi di lavoro focalizzati su task comuni, a prescindere dalla loro collocazione organizzativa o geografica. Un’organizzazione, quindi, in grado di adattarsi molto rapidamente ai cambiamenti sempre più repentini dell’ambiente di riferimento.

Quello che più colpisce di questa intervista, oltre alla rara apparizione di Steve Jobs in giacca e cravatta, è il fatto che, con circa 30 anni di anticipo, il visionario fondatore della Apple aveva sostanzialmente predetto quel modello organizzativo, abilitato proprio dalla tecnologia, che in questi mesi ha dimostrato tutte le sue potenzialità. Le fondamenta dell’organizzazione adattiva si ritrovano in questa architettura.

Gli studi sulla longevità delle corporation ci dicono che le abilità adattive sono qualcosa che le organizzazioni dovrebbero prendere molto sul serio. Secondo uno studio pubblicato nel 2016 [3] sulla longevità delle aziende ricomprese nell’indice S&P 500, la vita media delle grandi aziende si sta accorciando sempre di più. La vita media era di 33 anni nel 1965, scesa a 20 anni nel 1990, prevista a 14 anni nel 2026. La principale causa di morte, secondo gli autori, è l’inerzia organizzativa, concetto opposto a quello di adattamento.

grafico-articolo

Cosa si intende esattamente per organizzazione adattiva? Il concetto si collega all’idea di organizzazione come sistema aperto, capace di percepire l’ambiente interno ed esterno, attivando quasi automaticamente meccanismi di adattamento finalizzati a mantenere lo stato ottimale dell’organizzazione. Un’organizzazione adattiva è dunque un’organizzazione focalizzata sul cambiamento evolutivo perseguito attraverso il costante aggiornamento delle strutture organizzative, dei processi di lavoro, delle tecnologie utilizzate e delle prassi ‘sociali’, in breve del modello operativo. Evolutionary organizations le chiama Aaron Dignan nel suo ultimo libro “Brave New Work: Are You Ready to Re-invent Your Organization?” (Penguin, 2019).

Perché un’organizzazione possa definirsi adattiva non è sufficiente disegnarne l’organigramma a matita. È necesssario innanzitutto abbracciare il paradigma della Teoria Y di Douglas MacGregor, secondo la quale gli individui tendono spontaneamente ad assumere responsabilità e sono in grado di auto-organizzarsi ed auto-dirigersi.

Partendo da questo assunto, organizzarsi per l’adattività significa quindi abbandonare le strutture rigide basate sul controllo, spostare i processi decisionali dal centro verso la periferia, modificare il sistema di autorità, ed aumentare il livello di responsabilizzazione dei team, assicurandosi che la struttura sia guidata dalla ‘periferia’ – cioè dai team in contatto con il mercato. Perché le capacità adattive possano svilupparsi servono però regole semplici e chiare su come vengono formati, modificati e riorganizzati i team, e nuove modalità di lavoro.

In un contesto come quello appena descritto, la natura delle attività e delle prestazioni lavorative si modifica significativamente con compiti spesso caratterizzati da bassi livelli di strutturazione e codificazione, elevata dinamicità ed incertezza, interdipendenza, interazioni frequenti con gli altri ed uso intensivo di tecnologie digitali. Se cambia la natura delle attività lavorative e delle prestazioni richieste cambiano di conseguenza le competenze e le conoscenze necessarie per svolgere il lavoro. Le prestazioni legate ai compiti cedono gradualmente il posto alla prestazione adattiva, basata su una risorsa sempre più cruciale: l’adattabilità, ovvero la capacità di far fronte, per l’appunto in maniera adattiva, alle richieste di cambiamento che emergono dall’interno e dall’esterno. Non fanno eccezione i manager a cui sono richieste capacità di leadership adattiva.

Le capacità adattive non sono prerogativa esclusiva di manager, individui ed organizzazioni. Nel suo ultimo libro, “Crisi – Come rinascono le Nazioni” (Einaudi 2019), Jared Diamond descrive magistralmente come alcuni Stati siano usciti da crisi nazionali che nel corso del XIX e XX secolo ne hanno minacciato la sopravvivenza stessa attuando strategie di adattamento basate su processi di trasformazione selettivi.

A proposito, il claim della già citata pubblicità è “Survival of the fastest”, a ricordarci che oggi il pesce che sopravvive non è il pesce più grosso, ma il pesce più veloce. Il più veloce ad adattarsi, naturalmente.

Twitter @emacacciatore

NOTE

[1] The Machine That Changed the World era una serie TV in 5 episodi sulla storia dei computers e delle macchine digitali, scritta e diretta da Nancy Linde, e prodotta dalla WGBH Television di Boston e dalla BBC.

[2] Machine That Changed The World, The; Paperback Computer, The; Interview with Steve Jobs, 1990

[3] “Corporate Longevity: Turbulence Ahead for Large Organizations”, Innosight 2016