Effetti collaterali del Covid 19: una classe dirigente messa a nudo

scritto da il 17 Novembre 2020

L’autore di questo post è Costantino Ferrara, vice presidente di sezione della Commissione tributaria di Frosinone, già giudice onorario del Tribunale di Latina, presidente Associazione magistrati tributari della Provincia di Frosinone –

Con il termine “classe dirigente”, si è soliti identificare quell’insieme di persone che occupano posti direttivi nella vita economica, sociale e politica di un Paese. In altre parole, si tratta della classe sociale chiamata a prendere le decisioni riguardo alla linea politica, sociale ed economica di una nazione, in ragione e in funzione dei ruoli rivestiti. È d’evidenza, dunque, che gli esiti di quella stessa nazione siano legati in maniera inscindibile alla qualità della sua classe dirigente, così come lo è la capacità della stessa di affrontare ed uscire da una situazione di crisi.

È il corollario di queste definizioni e ragionamenti, descritti poc’anzi, a generare nello scrivente non poche preoccupazioni.

Senza entrare nei dettagli della grave (e senza precedenti) situazione di crisi pandemica che il mondo intero sta affrontando, rapiscono la mia attenzione (e non solo la mia) degli episodi a tratti comici, o forse tragicomici, che riguardano alti funzionari, manager e dirigenti chiamati al fronte. Facciamo rapidamente qualche esempio.

C’è chi ha sostenuto, in maniera documentata, che per prendere il beneodiato coronavirus sia necessario baciarsi “con la lingua”, e non con un bacetto da adolescenti, bensì addirittura per 15 minuti. È un commento che, se ascoltato in un bar (rigorosamente entro le ore 18), susciterebbe una certa ilarità. Cosa sorprendente, però, è che quel cliente del bar sia stato nominato (dopo le felici affermazioni di cui sopra, ma poi si è dovuto dimettere) commissario ad acta della Sanità in Calabria.

Il suo predecessore? Un signore che è stato rimosso dalla carica proprio perché, pur nel ruolo di commissario della Sanità di una regione in pieno periodo di pandemia, non sapeva che spettasse a lui di redigere un piano Covid. E, ancor peggio, incalzato sull’argomento, dopo aver assicurato di impegnarsi a produrre un piano Covid entro “la settimana prossima”, si è mostrato impreparato persino sul numero dei posti in terapia intensiva nella propria regione.

Del resto, rimanendo in tema di “commissari”, sono in molti a non essere contenti (per usare un eufemismo) del funzionario nominato all’inizio dell’emergenza quale commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, che ha da poco ricevuto incarico anche per la gestione dei vaccini. Come non ripensare agli “aiuti in arrivo dall’Unione Sovietica” sbandierati da costui in un intervista dello scorso marzo: begli aiuti, se devono venire da un istituzione, l’URSS, che non esiste più da circa 29 anni. O, restando ancora sullo stesso funzionario, ripenso all’efficacia del messaggio visivo lanciato ai cittadini nel rilasciare un intervista con la mascherina abbassata, a naso scoperto. Se lo fa lui, penso, possiamo farlo tutti.
Mi chiedo, a questo punto, da quale calderone vengono pescati i nominativi degli alti funzionari chiamati a governarci?

Ricordo un episodio molto divertente del primo Grande Fratello, in cui un simpaticissimo concorrente confuse Dante Alighieri con l’allora giudice di Forum (per la cronaca, Santi Licheri). Al Grande Fratello ci può stare. Diverso sarebbe stato, però, se il simpatico concorrente fosse stato nominato Ministro dell’Istruzione, come premio per la sua affermazione. Ma del resto, di quella stessa edizione del GF ci sono tracce nell’attuale classe dirigente, in un ruolo di prim’ordine quale quello di portavoce del Presidente del Consiglio dei Ministri: lungi da me avere pregiudizi, questa vuole essere soltanto una constatazione collegata agli esempi precedenti.

Gli episodi citati, le “peripezie” degli alti funzionari chiamati a gestire il Paese nell’emergenza da coronavirus, stanno a rappresentare, a mio modesto parere, una sola cosa: la pochezza della classe dirigente che indirizza la nostra nazione.

Il Covid-19, tra le altre cose, ha prodotto l’effetto di mettere a nudo una classe dirigente inadeguata, le cui falle erano già ben presenti nell’immaginario comune, ma oggi sono chiare ed evidenti agli occhi dei più.

L’auspicio è che l’onda lunga del virus trascini con sé, oltre a tante cose che ci ha già sottratto, questi retaggi che ci inchiodano al palo da anni, palesando quello che ormai va considerato un obbligo, quale quello di rinnovare la classe dirigente, stravolgendola completamente.

Il problema è il calderone in cui si va a rimestare e pescare. Che è sempre lo stesso. Per questo, sono personalmente preoccupato.