categoria: Il denaro non dorme mai
La mutazione del sistema finanziario prevede anche il prestito all’istante
Sono entrato nel settore finanziario a diciotto anni. Lavorai per un’estate nella filiale di una banca italiana. Il mio mentore era il gestore dei clienti private. Ai tempi, quasi due decenni ormai, il macchinario più avanzato che avevano in quella filiale era un IBM probabilmente degli anni ‘90. Lo schermo era verde. Il resto dell’ufficio era un ammasso di carte. Cartelle con i dettagli delle transazioni dei clienti spuntavano da ogni cassetto. Diciamo che quella filiale era tutto fuor che “paper friendly”. L’internet non era usato come oggi, nemmeno le email andavano tanto di moda. I concetti di robotica ed artificial intelligence erano un’esclusiva dei film di Hollywood.
Negli ultimi venti anni, lo sviluppo tecnologico ha fatto passi da gigante. La parola disruption ormai appare nel 99% delle presentazioni dei consigli di amministrazione. Tutti vogliono essere la prossima Uber del proprio settore (anche se Uber è lontana dal free cash flow come noi siamo da Venere). La Silicon Valley è stata il precursore di questo cambiamento tecnologico. La Valley è stata letteralmente inondata di capitale negli ultimi 10-15 anni. Ed oggi, sul palmo della mano, in uno smartphone abbiamo più informazioni di quante il mio mentore potesse persino immaginare venti anni fa.
Nel 2008 abbiamo avuto una delle crisi finanziarie più spaventose della nostra storia. Dovuto principalmente a un comportamento folle da parte dei dipendenti bancari, che pur di portarsi a casi milioni in bonus, misero a ferro e fuoco il sistema finanziario. Con il tempo, grazie al Quantitative Easing (QE) della Federal Reserve, le banche sono state ricapitalizzate e hanno continuato a fare quello che fanno, in maniera molto più regolamentata. Il post 2008 è stato molto più difficile per il sistema bancario, il QE e le politiche monetarie che lo avevano salvato dalla bancarotta. Sono state anche le politiche che l’hanno danneggiato maggiormente. Il QE infatti riduce gli yield a lungo termine, riducendo lo spread bancario. Questa situazione rende sempre più difficile per le banche generare ritorni positivi sui prestiti. Ad aggiungersi a questa pressione sui margini è stata l’onda delle nuove tecnologie, che cercano di innovare (disrupt) il sistema finanziario. L’obiettivo delle piccole e grandi fintech è quello di migliorare l’esperienza del cliente, sviluppando soluzioni che usano insight e tecnologa digitale.
In quest’articolo parlerò di come il fintech sta cambiando il sistema finanziario. Grazie ad una conversazione con Gianluigi Davassi, CEO di Faire.ai. Cercherò di reimmaginare il futuro del settore finanziario. Un futuro che non sembra tanto lontano.
Gli smartphones sono tra gli strumenti più potenti mai creati. Le aziende si fanno in quattro per creare la nuova “friendly app”. Un trend iniziato più di dieci anni fa. Le nuove generazioni partendo dai Millennials possono essere definite le generazioni degli smartphones. Le app sono diventate il connettore tra i clienti e le aziende. Non a caso molte tra le aziende con più successo non hanno più un negozio fisico. Questo modo di vivere la vita online ha creato aspettative nuove. I clienti vogliono soluzioni semplici e veloci. Queste aspettative, create da altri settori, oggi sono richieste anche dai clienti del settore finanziario.
Un settore storicamente più macchinoso e meno user friendly. Questo messaggio è arrivato anche ai ceo delle maggiori banche. Secondo un sondaggio svolto da Global ceo Survey, il 70% dei leader del settore finanziario è preoccupato maggiormente per la velocità del cambio tecnologico e l’abilità della propria banca di rimanere all’avanguardia.
Ma quali sono gli ostacoli e le opportunità del sistema bancario?
- – La capacità di rispondere tempestivamente alle esigenze del cliente. E qui entra in gioco l’importanza dello shift da engagement fisico a online. Le banche saranno costrette a creare un’architettura che permette al cliente di collegarsi da qualsiasi parte
- – Creazione di tecnologie intelligenti che aiutino a capire anticipatamente le esigenze dei clienti
- – Ottimizzare i costi di un infrastruttura ormai antiquata. E qui subentra la diversificazione ottimizzare grazie ad automazioni. È soprattutto importante l’automazione dei back office. Portare sistemi come il Saas nel cloud, ed implementare robotica e artificial intelligence
- – La creazione di nuove strategie di vendita. Uso dell’open banking e delle API che riusciranno ad aprire nuove opportunità riducendo costi. Qui parliamo di nuovi prodotti al di fuori del sistema bancario tradizionale.
- – C’è poi il problema della security. Per una banca è sempre più importante proteggere i dati privati dei clienti. La cyber security continuerà ad essere un tema caldo, più ci si sposta sull’online
- – Ed infine la compliance. Le banche devono restare fuori dai guai, perché come per il 2008, i guai costano caro. Per questo, post 2008, le banche hanno speso enormi capitali per aumentare i loro dipartimenti di compliance. Questo è un costo molto pesante sui bilanci. Sarà importante trovare un modo per migliorare ed ottimizzare questa attività.
Chi sono i disruptor?
I disruptor del FinTech sono generalmente piccole aziende, spesso startup che hanno il beneficio di potersi muovere velocemente. Mentre in alcuni casi danneggiano il settore finanziario attaccando i settori più profittevoli della supply chain, in altri diventano compatibili. A riguardo ho avuto una conversazione molto interessante con Gianluigi Davassi, CEO di Faire.ie una startup nel fintech credit dedicata all’automazione del credito al consumo. Utilizza open banking (PSD2) come sorgente dei dati per offrire un servizio a valore aggiunto. In pratica, startup come questa automatizzano uno dei processi più lenti e macchinosi del settore finanziario. Lo fanno creando servizi di analytics del merito creditizio basati su intelligenza artificiale e machine learning. Questo tipo di servizio può essere integrato nelle banche tradizionali attraverso una singola API offerta su piattaforma cloud.
Perché le banche dovrebbero collaborare con le startup?
Chiunque abbia lavorato in una banca, sa che storicamente, specialmente le più grandi sono burocratiche ed inefficienti nello sviluppo di innovazioni. L’uso di una startup per lo sviluppo di nuove tecnologie può essere molto interessante, economico e può portare ad un incremento del net margin, automatizzando processi inefficienti e costosi.
L’uso dell’API e dell’open banking sono poi molto interessanti. Tornando a Faire, ottiene i dati tramite l’open banking. Dati che sono autorizzati dal cliente. A quel punto avviene un primo livello di analisi eseguito da un software che categorizza il rischio del cliente. Successivamente il modello crea delle predizioni tramite modelli di machine learning che permettono di analizzare il comportamento futuro del cliente e la sua capacità di spesa. Grazie a questo processo, il cliente può ottenere un prestito all’istante.
Non è un caso che il 70% dei leader nel settore finanziario sono preoccupati della velocità del cambio tecnologico. Il settore finanziario deve guardarsi le spalle da nuovi competitor, dal cambio demografico che porta sempre più clienti online, dalle nuove aspettative da parte dei clienti e dall’aumento delle regolamentazioni. Le banche sono inoltre svantaggiate nella nuova sharing economy dove la caratteristica principale sono il contatto diretto tra la domanda ed offerta attraverso siti web o mobile app.
In futuro l’intermediario finanziario potrebbe non servire più. Il successo per una banca sarà la sua abilità di essere pronta quando il cambio arriverà. Ogni banca gestirà questa situazione in modo diverso. C’è chi si affiderà a start up come Faire e chi preferirà soluzioni in-house. Quello che però è sicuro è che stiamo attraversando uno dei periodi storici più importanti per il sistema finanziario e per le banche. Un periodo di cambio ed adattamento. Molti enti finanziari scompariranno perché incapaci di adattarsi ai tempi. Altri sopravviveranno, cresceranno e avranno successo. Il sistema bancario di domani sarà molto diverso da quello che conosciamo. Da investitori, dobbiamo essere capaci di accettare questo cambio e scommettere sui player che guardano al futuro. Perché il cambio è ormai inevitabile.
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