Il boom del day trading e la favola dei guadagni facili e veloci

scritto da il 12 Febbraio 2021

Nell’ultimo anno abbiamo assistito all’esplosione del fenomeno del day trading. Un numero sempre maggiore di investitori non professionisti e senza alcuna conoscenza basilare in ambito finanziario compie quotidianamente operazioni di investimento a brevissimo termine attraverso piattaforme come Robinhood. Insomma, un’immensa platea di soggetti, spesso giovanissimi e interconnessi sui social network, si trova ad adottare scelte di investimento totalmente improvvisate e irrazionali. Non è certo la prima volta che, in tempi recenti, ci è capitato di assistere al dilagare improvviso di nuove tendenze sull’onda dell’”hype” creato attraverso internet. Fino ad ora, però, queste mode hanno avuto ad oggetto videogiochi e sneakers; qui si tratta di finanza.

Il fenomeno va inquadrato in un contesto caratterizzato da un preoccupante e crescente appiattimento culturale. Da un lato, la soglia dell’attenzione si è mediamente abbassata e l’analfabetismo funzionale, ossia l’incapacità di comprendere ciò che si legge, raggiunge livelli sconcertanti. Dall’altro lato, la convinzione di avere tutto a portata di click aumenta la sensazione di essere titolari di un bagaglio di competenze di cui, in realtà, non si dispone. Tutto ciò genera la necessità di ottenere gratificazione immediata in risposta a stimoli continui. Ed effettivamente, il day trading viene visto da molti come il mezzo per conseguire guadagni facili e veloci.

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La tecnologia ha incrementato a dismisura la velocità di accesso all’informazione, ma spesso ne ha abbassato la qualità. Si assiste, dunque, a un mutamento dell’investitore medio e del suo modo di impiegare il proprio risparmio, non più gestito da banche o fondi di investimento, ma direttamente impiegato nel mercato dei capitali. Cambiano i soggetti seduti intorno al tavolo. La sensazione di chi si cimenta nel trading fai-da-te può essere paragonata a quella di chi partecipa a un quiz televisivo con la possibilità illimitata di avvalersi dell’aiuto del pubblico o della telefonata al cugino secchione. Tuttavia, se queste fossero le regole del quiz, probabilmente si presenterebbero aspiranti milionari mediamente poco preparati e irragionevolmente sicuri di sé.

Può suonare forzato paragonare il gioco d’azzardo all’investimento. Le differenze, in realtà, esistono. Il gioco d’azzardo ha un ritorno atteso pari allo zero. L’investimento, al contrario, è caratterizzato da un ritorno atteso superiore allo zero. Da che parte della linea dobbiamo collocare il day trading?

Secondo i dati della piattaforma eToro circa l’80% dei day traders perde i propri soldi nel giro di un anno con un risultato medio del -36.30%. Inoltre, più del 75% cancella la propria sottoscrizione alla piattaforma nei primi 2 anni. In un’intervista riportata da S&P Global, Jim Bianco, presidente di Bianco Research, sintetizza la mentalità che sottende alle strategie di investimento di questa tipologia di investitori con il motto “Stocks always go up… that is the accepted investment strategy right now”. In sostanza, molti day traders pensano che il valore delle azioni possa solo salire. L’evidenza, purtroppo, ci dice che le cose non stanno così.
Molti degli investitori amatoriali tendono dunque a sottovalutare i rischi. Questa mancanza di realismo emerge anche dal ratio price-earnings SP500 che ha raggiunto quota 40 a fronte di una mediana di 14.84. In definitiva, il prezzo delle azioni si discosta sempre di più dal loro valore fondamentale.

S&P 500 PE Ratio

S&P 500 PE Ratio Current: 39.78 (10/02/20) Mean: 15.88 Median: 14.84 Min: 5.31 (Dec 1917) Max: 123.73 (May 2019)

Il caso Gamestop e la sistematica esplosione del valore delle azioni delle società citate da Elon Musk su twitter sono emblematici del fenomeno in analisi e rendono palese che la scelta di investimento si basa sempre più spesso su “hype” e speranze infondate piuttosto che sull’analisi dei sottostanti del titolo.

Secondo uno studio riportato da CNBC, l’85% dei large-cap funds nel medio-lungo periodo ottiene risultati al di sotto del benchmark di riferimento. Se risultati positivi sono così difficili da ottenere anche da parte di hedgefund strutturati e dotati di personale altamente qualificato, viene da chiedersi come sia possibile aspettarsi che il numero dei day traders che “battono il mercato” possa essere superiore a quello dei turisti che escono sorridenti e con le tasche gonfie da Las Vegas.

L’attività dei day traders non professionali può sostanzialmente esplicarsi in due modi: di concerto con altri utenti di piattaforme o forum dove vengono condivise scelte di investimento, oppure in maniera totalmente autonoma e solitaria. Se l’azione concertata di milioni di day traders può avere, come nel caso di Gamestop, un effetto significativo e destabilizzante sul mercato, l’attività isolata di singoli investitori porta, nella quasi totalità dei casi, ad un insuccesso personale e desolante che spesso si consuma nel silenzio della cameretta da letto del trader in erba.

In definitiva, nel più nobile dei casi, la prospettiva che spinge a intraprendere la strada del day trading è la speranza di essere protagonisti di un sequel di Davide contro Golia, di sconfiggere eroicamente l’entità astratta che pare il mercato. Molto più spesso, invece, è la triste e banale illusione, sistematicamente disattesa, di arricchirsi e riscattarsi in maniera facile e veloce tipica del ludopatico.

È difficile prevedere che forma prenderà l’evoluzione di questo fenomeno che, al momento, veste i panni di una vera e propria moda. Certamente, lo studio di queste dinamiche deve interessarci, quantomeno in ragione delle rilevanti questioni economiche e sociali che emergono e che devono trovare adeguate modalità di prevenzione e tutela tanto nel diritto, quanto nell’assistenza sociale.

Edoardo Fornaro