Per 180 milioni di studenti il futuro è nelle nanodegrees. Ecco cosa sono

scritto da il 01 Marzo 2021

Post di Emanuele Cacciatore, senior director industry strategy & transformation di Oracle e Nicola Comelli, content share & selection manager presso Phyd –

Nell’agosto 2015 fece scalpore nel Regno Unito la decisione di EY, il noto gruppo di revisione contabile e management consulting, di rimuovere la laurea come requisito obbligatorio per l’accesso alle selezioni. La motivazione? Non vi era evidenza che un buon percorso universitario fosse positivamente correlato con il successo nel mondo del lavoro. La scelta di EY rappresentò senz’altro un’innovazione nel settore del recruiting ma si inseriva nel solco di una crisi che aveva già investito il mondo dell’istruzione terziaria; una crisi acuita dall’avvento delle nanodegrees.

Il termine non rende loro giustizia. La parola “nanodegree”, infatti, specie per i non addetti ai lavori, può risultare poco qualificante, se non addirittura svilente. Eppure, proprio questa parola è destinata ad avere un impatto strabiliante sull’intero mondo dell’istruzione, così come lo conosciamo oggi. Come spesso accade quando si parla di innovazione, ricostruire la storia di un’espressione aiuta a comprendere la portata dell’intero fenomeno che rappresenta. Tutto inizia nel giugno del 2011. Sebastian Thrun, David Stavens e Mike Sokolsky, dopo essersi conosciuti alla fine del primo decennio degli anni 2000 lavorando al progetto dell’auto a guida autonoma di Google, decidono di uscire da Big G e di fondare una piattaforma che avrebbe dovuto scardinare l’assetto della formazione universitaria. Il nome scelto fu Udacity, e aveva l’intento di celebrare l’audacia di un’idea che voleva riscrivere le regole di come si apprendono nozioni e conoscenze.

L’idea era semplice: grazie al digitale, permettere l’accesso a corsi di formazione focalizzati sull’insegnamento di competenze altamente specifiche. Il fatto che questi insegnamenti non fossero riconosciuti in prima battuta dal mondo universitario (poi un meccanismo di crediti avrebbe colmato questo vuoto) non era considerato un problema: il mercato avrebbe dimostrato la validità di questa nuova tipologia di syllabus. Il primo corso offerto iniziò il 20 febbraio del 2012. Il titolo era, forse non a caso per un team con un passato in Google, “Building a search engine”. Da allora il numero di nanodegrees offerti da piattaforme digitali sta continuando a crescere senza sosta. L’anno successivo alla nascita di Udacity vide la luce Coursera, probabilmente oggi la più celebre delle piattaforme Mooc (Massive open online courses) e il fatto che quest’ultima sia nata come vero e proprio spin off dell’Università di Stanford fa capire con quanta forza si sia subito imposto, almeno negli Stati Uniti, questo nuovo paradigma formativo (1).

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Secondo Class Central, un aggregatore che mappa l’offerta mondiale di nanodegrees, nel 2020 a livello mondiale (Cina esclusa) risultavano attivi 16.300 corsi, per un totale di oltre 180 milioni di studenti coinvolti con ben 950 università presenti sulle diverse piattaforme censite (2).

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Numeri già di per sé enormi e però destinati a crescere ulteriormente. La ragione è semplice: in uno scenario globale in cui il ciclo di obsolescenza delle competenze si accorcia di anno in anno, il classico cursus formativo pensato per concludersi sostanzialmente attorno ai 24-25 anni non può più essere considerato sufficiente per interpretare questo cambiamento. Riprendendo un’iperbole di Aaron Dignan, la maggior parte dei corsi di laurea in discipline tecniche insegnano due anni di “roba inutile” (trad.), perché gli insegnamenti dei primi due anni di corso sono già superati nel momento in cui gli studenti arrivano alla laurea. L’architettura tradizionale della formazione istituzionale, in particolare quella universitaria, finisce per collidere con i tempi imposti dal cambiamento.

Nello scollamento che la trasformazione digitale ha generato tra mondo dell’istruzione e mercato del lavoro si è inserita quindi una nuova dimensione formativa: quella, per l’appunto, dei nanodegrees. Tempi brevi, insegnamenti mirati e un focus forte sulle competenze realmente spendibili sul mercato del lavoro sono le caratteristiche di questa rivoluzione. Una rivoluzione che però sta ampliando la sua portata e che vuole mettere in discussione in modo completo i meccanismi di apprendimento. In questi ultimi anni sono sempre più numerose le esperienze di innovazione nell’educazione. Uno dei casi più eclatanti è quello rappresentato da “42”, un istituto per l’apprendimento del coding, fondato a Parigi nel 2013, dove la formazione ha un carattere totalmente esperienziale: non ci sono docenti, non ci sono lezioni per come le intendiamo comunemente, non ci sono orari o programmi specifici. Ci sono solo progetti da sviluppare in un’ottica collaborativa e di complessità crescente. Un approccio di project based learning totale, dunque, che integra contestualmente il “sapere” al “fare”. E che anticipa un cambiamento del mondo del lavoro che spesso si ritiene debba ancora avvenire ma che, in realtà, è già realtà.

Si tratta del cambio di paradigma tra occupazione e occupabilità; dove, la prima, intesa come una dimensione lavorativa sostanzialmente statica, sta scomparendo a beneficio della seconda, da intendere come quella progressiva e continua capacità di rimanere competitivi sul mercato del lavoro. Un passaggio, quello tra occupazione e occupabilità, che solo la formazione può davvero abilitare e trasformare in un’opportunità. Per poterlo fare sono necessari però strumenti e dinamiche di apprendimento innovative, in grado di integrare tra loro l’esperienza professionale con l’acquisizione di conoscenze e competenze.

Come ebbe a dire Peter Drucker, senza dubbio uno tra i più influenti studiosi di management del XX secolo, “l’unica competenza che conterà nel XXI secolo sarà la capacità di apprendere nuove competenze. Tutto il resto diventerà obsoleto in un [breve] arco di tempo”.

Twitter @emacacciatore

NOTE

1) Per una breve storia dei Mooc questa pagina del sito della McGill University offre molteplici spunti

2) A questo link i dati completi