Perché l’eccesso di risparmio non farà ripartire i consumi (anche in Italia)

scritto da il 08 Aprile 2021

Con l’economia che si avvia a ripartire, nella speranza che l’avanzare dei piani di vaccinazione riporti le famiglie e le imprese ad una vita simile a quella che avevano fino al 2019, da più parti ci si interroga sull’eredità che quest’anno di pandemia lascerà. Gli Stati hanno messo in campo risorse finanziarie da economia di guerra, con deficit e debito pubblico in crescita quasi dappertutto. Come controparte di questo deficit, i privati hanno invece aumentato i risparmi e viene da chiedersi come saranno impiegati una volta che le restrizioni per il contenimento della pandemia saranno allentate. Questo eccesso di risparmio delle famiglie determinerà un eccesso di domanda?

Di recente un post di Bilbiie, Eggertsson, Primiceri e Tambalotti pubblicato sul blog della Federal Reserve di New York ha cercato di porre la questione analizzando perché si è formato questo eccesso di risparmio, a quanto ammonta e perché con buona probabilità non sarà così “eccessivo” da determinare un forte impulso di domanda. Gli autori stimano che gli americani abbiano risparmiato 1.600 miliardi di dollari in più rispetto a quello che avrebbero risparmiato se non ci fosse stata la crisi. Tre le ragioni di questo eccesso di risparmio: una parte delle famiglie ha mantenuto il proprio lavoro e livello di reddito ma non ha potuto spenderlo come in precedenza a causa delle restrizioni; un’altra parte, grazie al supporto dei programmi federali, ha potuto compensare il crollo del reddito e risparmiare qualcosa oltre ai consumi di base (alimentari e abitazione); un’ultima parte ha deciso di aumentare il proprio risparmio precauzionale a causa dell’incertezza legata alla pandemia e cambiato/ridotto i comportamenti d’acquisto.

Anche se la cifra è certamente importante, gli autori si domandano: “Questi soldi sono significativamente diversi dagli altri 130 trilioni di dollari di patrimonio netto che le famiglie statunitensi già possiedono, in un modo tale che potrebbe portarli a essere spesi più velocemente di altre componenti della ricchezza?” Molto probabilmente no. Se guardiamo all’aspetto contabile di come questo risparmio si è formato, esso è la controparte dello stimolo fiscale per contrastare gli effetti della pandemia; non è extra ricchezza lì in attesa di esser spesa, ma integrazione al reddito di milioni di americani che avevano perso il lavoro e che in molti casi, se fosse stato altrimenti, non avrebbero avuto di che sopravvivere.

Inoltre, l’eccesso di risparmio con buona probabilità si è fermato nei portafogli di famiglie che erano già in grado di risparmiare e che quindi continueranno a risparmiare anche in futuro. Poi, da ultimo, sebbene ci possa essere una domanda repressa in attesa di ripartire con l’eliminazione delle restrizioni, valutando cosa è stato oggetto di restrizione (soprattutto servizi) e la quota di integrazione al reddito trasformatasi in consumo, essa potrebbe essere non così elevata.

Tutto questo porta a concludere che l’eccesso di risparmio accumulato dalle famiglie non sarà uno dei principali motori della forte ripresa economica post pandemia.
Come possiamo estendere quest’analisi al caso italiano? Innanzitutto partendo dal dato sul risparmio lordo delle famiglie, che lo scorso anno, come visto anche in USA, è cresciuto in modo eccezionale rispetto al trend degli ultimi anni (fig.1). Seguendo la logica descritta dagli autori del post potremmo stimare in circa 80/85 miliardi di euro l’eccesso di risparmio delle famiglie italiane accumulato nel 2020.

Fig.1: Propensione al Risparmio e Risparmio Lordo delle famiglie consumatrici italiane. Dati ISTAT

Fig.1: Propensione al Risparmio e Risparmio Lordo delle famiglie consumatrici italiane. Dati ISTAT

Possiamo ipotizzare che le ragioni di questo eccesso di risparmio siano le stesse tre che abbiamo visto sopra. Ma a livello aggregato, a differenza di quanto è successo in USA, dove i consumi sono calati solo marginalmente ed il reddito disponibile è cresciuto anche nel 2020, l’eccesso di risparmio formatosi nelle famiglie italiane è soprattutto conseguenza del minor livello di consumi. L’intervento del Governo italiano non è riuscito a compensare la caduta del reddito primario delle famiglie (-92,7 miliardi rispetto al 2019) ed infatti il reddito disponibile lordo è sceso di circa 32 miliardi di euro. L’eccesso di risparmio lordo è così conseguenza di un calo molto più che proporzionale dei consumi, scesi di 116 miliardi di euro (fig. 2).

Fig.2: Risparmio Lordo, Reddito Primario Lordo, Reddito Disponibile Lordo e Spesa per Consumi Finali delle famiglie consumatrici italiane. Dati ISTAT

Fig.2: Risparmio Lordo, Reddito Primario Lordo, Reddito Disponibile Lordo e Spesa per Consumi Finali delle famiglie consumatrici italiane. Dati ISTAT

Il calo dei consumi in Italia è stato intorno il 10% rispetto al 2019, contro poco più del 2% negli USA, segno che gli italiani hanno tirato di più la cinghia. Resta poi da valutare quante famiglie hanno dovuto tagliare i consumi soprattutto perché preoccupate dall’evolversi della pandemia o perché impossibilitate dalle misure di contenimento, e quante invece lo hanno dovuto fare per necessità a causa della riduzione del reddito. Stando all’indagine diffusa da Banca d’Italia nell’ultimo bollettino economico, circa un terzo delle famiglie italiane ha visto ridursi il proprio reddito. Un sesto con un calo superiore al 25%. Sempre nello stesso bollettino si evidenzia come il 60% delle famiglie spenderà tutto, o più, del proprio reddito nei prossimi 12 mesi. L’eccesso di risparmio che sarà accumulato in questa fase sarà perciò concentrato nelle famiglie a più alto reddito, quelle che hanno una maggiore propensione al risparmio. Un risultato che fa ritenere che anche in Italia, una volta superata la fase più critica della crisi, l’eccesso di risparmio generatosi non sia in grado di determinare una spinta ulteriore ai consumi.

Anche le stime di Banca d’Italia prevedono una ripresa dei consumi moderata e una propensione al risparmio che rimarrà su valori superiori a quelli del pre-pandemia per almeno i prossimi tre anni. In questo quadro rimane essenziale il mantenimento di forme di supporto pubblico per le famiglie a più basso reddito, che rimarranno le più colpite dalla crisi, magari associandoci, come di recente è arrivato a suggerire anche il Fondo Monetario Internazionale, un incremento del prelievo fiscale sui redditi più elevati, non solo come forma di contenimento dello sbilancio pubblico, ma anche come importante forma di equità e di redistribuzione dell’eccesso di risparmio che si è formato.

Twitter @francelenzi