La ripresa passa dal cloud computing, ecco cosa succederà

scritto da il 08 Luglio 2021

Post di Enrico Ferretti, managing director di Protiviti – Government Services – 

La transizione digitale è tra le priorità dell’Unione Europea: i servizi cloud e le cosiddette infrastrutture interconnesse occupano un posto rilevante. Obiettivo: creare un mercato unico dei dati sicuro e attrattivo.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (lo strumento italiano per accedere alle risorse del Next Generation EU) riserva il 20% delle risorse alla transizione digitale, ritenuta essenziale per modernizzare l’amministrazione pubblica e il sistema economico-produttivo. Un miliardo è destinato all’Abilitazione e facilitazione migrazione al cloud.

Il cloud avrà ruolo centrale anche nella ricerca e nella formazione: le iniziative per andare in questa direzione sono già in corso. OCRE (Open Cloud for Research Environment) – IaaS + Cloud Framework Procurement 2020 è il progetto promosso da GÉANT (consorzio tra 26 reti nazionali di ricerca e istruzione di 30 Paesi europei) per accelerare l’adozione del cloud nella comunità scientifica. Un bando europeo ha messo a disposizione d’istituti di ricerca e università 27 infrastrutture cloud di diversi fornitori. Protiviti insieme ad altri partner, tra i quali il Consorzio per il Sistema Informativo (CSI) Piemonte, è tra i fornitori qualificati dell’iniziativa e sta già lavorando con Università e Centri di ricerca in Bulgaria.

Il passaggio al cloud computing comporta indubbi vantaggi, ma implica un ripensamento delle competenze e l’adozione di un sistema per gestire rischi (strategico-organizzativi e tecnologici).

Il cloud al centro della strategia digitale dell’UE

La transizione digitale è tra le priorità dell’Unione Europea: NextGenerationEU, il piano da 750 miliardi di euro varato nel 2020 per stimolare la ripresa dopo la pandemia, destina a questa voce il 20% delle risorse.

Migrazione al cloud e le cosiddette infrastrutture interconnesse occupano un posto rilevante nella strategia dell’Unione. L’obiettivo è creare un mercato unico dei dati sicuro e attrattivo attraverso:

• sinergie tra gli Stati nella capacità cloud;

• regole chiare e trasparenti per accedere e utilizzare i dati;

• investimenti in infrastrutture e strumenti di nuova generazione per archiviare ed elaborare i dati;

• messa in comune dei dati nei settori chiave con spazi comuni e interoperabili;

• creazione di standard e sviluppo di competenze per un pieno controllo dei dati.

Il 15 ottobre 2020 gli Stati dell’UE hanno firmato una dichiarazione congiunta per programmare gli investimenti e definire il piano per un sistema europeo, con l’obiettivo di ampliare la capacità cloud nei settori pubblico e privato. Gli Stati s’impegnano a sostenere la costituzione e lo sviluppo di un cloud federato UE, con una piattaforma europea per definire criteri e standard comuni di gestione dei dati e dei servizi in cloud, in linea con il concetto di sovranità tecnologica europea.

Binary code and clouds in blue sky

Dal PNRR un miliardo per migrare al cloud. L’Amministrazione Pubblica in prima fila

Nella PA, l’adozione dell’infrastruttura cloud consentirà di migliorare l’efficienza operativa dei servizi con significative riduzioni di costi, semplificare l’aggiornamento e manutenzione dei software, migliorare la sicurezza e la protezione dei dati.

Il PNRR presentato lo scorso 30 aprile, approvato della Commissione Europea, destina a digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura oltre 40 miliardi e punta, entro il 2026, a modernizzare il Paese attraverso la rivoluzione digitale nell’Amministrazione Pubblica e nel sistema produttivo. Un miliardo è destinato all’Abilitazione e facilitazione migrazione al cloud.

Il ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Vittorio Colao, ha di recente evidenziato come la maggior parte dei server della Pubblica Amministrazione non sia in condizioni di sicurezza, ribadendo l’urgenza di avviare al più presto la realizzazione di un cloud pubblico nazionale sicuro. Questo consentirà di dare impulso al Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2020-2022 promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgiD) e ispirato agli stessi princìpi della strategia UE. In particolare:

• il principio Cloud First, secondo il quale la PA deve adottare il paradigma cloud (in particolare i servizi SaaS) prima di qualsiasi altra opzione tecnologica per definire nuovi progetti e servizi;

l’adozione del modello cloud della PA, basato su infrastrutture e servizi qualificati dall’AgID e su un insieme di requisiti per garantire elevati standard di qualità;

il programma di abilitazione al cloud, l’insieme di attività, risorse e metodologie per rendere la PA capace di migrare e mantenere in efficienza i propri servizi informatici (infrastrutture e applicazioni) nell’ambito del modello cloud della PA.

Secondo l’AgiD, il modello cloud per la PA è composto da:

• infrastrutture qualificate che forniscono servizi cloud;

• servizi qualificati disponibili tramite Cloud Marketplace e suddivisi in IaaS, PaaS e SaaS.

I servizi cloud qualificati dall’AgID consentono alla PA di sviluppare nuovi servizi digitali e vengono visualizzati attraverso il Cloud Marketplace (il catalogo dei servizi cloud qualificati). I servizi sono erogati attraverso i Cloud Service Provider (CSP) qualificati da AgID, i Poli Strategici Nazionali (PSNs) e i servizi cloud infrastrutturali erogati nell’ambito del contratto quadro Consip – Cloud SPC Lotto 1.

Università: il cloud accelera in Europa con il consorzio GÉANT

Il cloud avrà ruolo centrale anche nella ricerca e nella formazione: le iniziative per andare in questa direzione sono già in corso. OCRE (Open Cloud for Research Environment) – IaaS + Cloud Framework Procurement 2020 è il progetto promosso da GÉANT (consorzio tra 26 reti nazionali di ricerca e istruzione di 30 Paesi europei) per accelerare l’adozione del cloud nella comunità scientifica. Un bando europeo ha messo a disposizione d’istituti di ricerca e università 27 infrastrutture cloud di diversi fornitori.

Protiviti insieme ad altri partner, tra i quali il Consorzio per il Sistema Informativo (CSI) Piemonte, è tra i fornitori qualificati dell’iniziativa e sta già lavorando con università e centri di ricerca in Bulgaria.

Il Consorzio promuove la diffusione della piattaforma Nivola – realizzata da CSI Piemonte come infrastruttura cloud – e fornisce l’erogazione di tutti i servizi di abilitazione (valutazioni della preparazione alla migrazione dei clienti, valutazioni delle vulnerabilità, progetti di soluzioni, razionalizzazione, migrazione, formazione dei clienti, marketing locale e azioni di comunicazione con i clienti).

La piattaforma open source offre 5 servizi modulari:

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I servizi di cloud computing sono facilmente scalabili, non implicano costi per la gestione dell’hardware e per la licenza ma solo per l’utilizzo attraverso la rilevazione dei consumi. L’applicazione della tecnologia consente a università e istituti di ricerca benefici economici (riduzione dei costi e scalabilità della soluzione) e operativi (impulso ai progetti di ricerca facilitando l’accesso ai dati).