No-Tax: meno tasse per tutti? Ecco la riforma fiscale

scritto da il 04 Agosto 2021

Post di Sergio Lombardi, dottore commercialista specializzato nella fiscalità delle attività turistiche e delle travel experience, fondatore di Taxbnb.it e di Safexperience

La vittoria azzurra ad Euro 2020 e gli altri avvenimenti delle ultime settimane (Olimpiadi, riforma della giustizia, esplosione della variante Delta, inizio dell’era del turismo spaziale) rischiano di far passare in secondo piano una novità che riguarda tutti noi, e soprattutto le nostre tasche: la riforma fiscale.

Si è infatti recentemente completata l’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario, imponente inchiesta parlamentare durata sei mesi, tenuta dalla 6a Commissione Finanze della Camera e dalla VI Commissione Finanze del Senato in forma congiunta.

Attraverso sessantuno audizioni, sono state ascoltate tutte le parti sociali, gli esperti e i rappresentanti delle istituzioni nazionali e comunitarie.

Entro il 31 luglio il Governo si era impegnato a presentare il disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale, che dovrà necessariamente tenere conto delle conclusioni delle Commissioni, tanto che il documento conclusivo dell’indagine è stato impropriamente definito bozza della riforma fiscale.

Già da una prima analisi del documento delle Commissioni, sorprende la generosità del programma, che prevede:

– l’abolizione di alcuni tributi (l’Irap) e mini tributi occulti (superbollo, tassa di laurea, imposta sugli intrattenimenti e altri),

– la riduzione di altri (l’Irpef, con un “taglio” alle aliquote intermedie)

– e addirittura l’incremento della no-tax area fino a 10mila euro.

Fra le buone intenzioni dei parlamentari che hanno firmato il rapporto, addirittura l’opzione di elevare a rango costituzionale lo Statuto dei Contribuenti.

Rispetto alle batoste di ogni precedente riforma, che hanno puntualmente portato all’aumento della pressione fiscale effettiva, sembra di assistere ad una vera cuccagna, inspiegabile, dopo la crisi della pandemia e la perdita di PIL e di gettito fiscale. Tanta generosità, che non sembra nemmeno legata ad imminenti elezioni politiche, appare inspiegabile e senza precedenti nella storia italiana.

Leggendo più approfonditamente il rapporto parlamentare, si nota però l’assenza totale dal testo di tre termini: costo, copertura e spesa. In nessun punto infatti, il documento indica il costo delle misure proposte, la loro copertura e la presenza di eventuali tagli alla spesa pubblica e al welfare, e ciò sorprende.

E LA COPERTURA?
Sorprende, perché uno dei principi di base delle regole di finanza pubblica è la copertura, fissato anche nella Costituzione, che all’articolo 81 prevede che ogni legge che comporti nuovi o maggiori oneri debba provvedere ai mezzi per farvi fronte.

Il principio viene regolarmente e severamente applicato in quelle stesse aule parlamentari dove è stato scritto il generoso programma di riforme, tanto da portare all’inammissibilità di molti emendamenti e proposte di legge, proprio a causa della loro mancata o insufficiente copertura.

Il documento parlamentare è stato quindi bersaglio di critiche trasversali a causa della sua scarsa concretezza, ma nelle ultime ore è stata annunciata la soluzione del MEF per finanziare la riforma: il costo dei tagli alle tasse verrà coperto dal “fondo fedeltà fiscale”.

Questo fondo, introdotto con la legge di bilancio 2021, attualmente ha saldo zero, ma sarà alimentato “con i proventi delle maggiori entrate legate all’aumento della compliance che verranno successivamente restituiti, in tutto o in parte, ai contribuenti sotto forma di riduzione del prelievo.”

Tale indicazione è presente nell’Atto di indirizzo, 34 pagine appena predisposte dal Ministro dell’Economia per la politica fiscale 2021-2023. Sarà quindi necessario un rilevante impegno (e soprattutto efficaci risultati) nell’azione di contrasto all’evasione fiscale.

L’Atto ministeriale contiene anche un auspicio: “Con il predetto fondo il Governo intende stabilire un patto fiscale con i cittadini italiani che premi la fedeltà fiscale e contributiva delle imprese e dei lavoratori.”

In realtà, il patto coi cittadini già esisterebbe: oltre che sanciti dalla Costituzione, i principi dei rapporti fra contribuenti e fisco sono disciplinati dallo Statuto del Contribuente, una legge del 2000, per ammissione delle stesse Commissioni Finanze “la norma meno rispettata del nostro ordinamento giuridico”.

L’imprevedibilità della macchina fiscale crea sfiducia nei contribuenti e negli investitori e rischia di destabilizzare anche chi gestisce i rapporti col fisco per conto dei contribuenti – è la conclusione a cui siamo giunti in un altro articolo su Econopoly, molto seguito.

SORPRESE ESTIVE
Il Paese ha bisogno di regole certe e soprattutto stabili, ma il Fisco continua purtroppo a dare segnali opposti, con modifiche continue e incertezza per contribuenti e commercialisti.

Solo di recente, abbiamo assistito a sconcertanti e spiacevoli “sorprese”, come:

– La proroga dei versamenti fiscali dal 20 luglio al 15 settembre, arrivata solo il 24 luglio;

– Il ripensamento sull’obbligo di riepilogare nella dichiarazione dei redditi gli aiuti Covid ricevuti da imprese e ditte, attività ridondante che ha comportato per imprenditori e commercialisti inutile lavoro extra in un periodo già intenso per le scadenze fiscali (la modifica è arrivata inoltre a dichiarazioni già chiuse e per buona parte già trasmesse);

– Lo stralcio dei debiti in riscossione fino a 5mila euro maturati fra il 2000 e il 2010, concesso solo a chi è in regola con i versamenti delle rate, escludendo i soggetti che non sono in grado in alcun modo di sostenere il pagamento dei debiti, confinandoli nel limbo dei debitori a vita.

– Le misure straordinarie previste per l’anno 2021 in tema di modalità di tenuta delle assemblee dei soci di società, associazioni e cooperative, in scadenza al 31 luglio 2021, prorogate al 31 dicembre solo il 23 luglio.

Tutto ciò, senza voler parlare nuovamente dell’incertezza in cui vivono milioni di piccoli imprenditori e proprietari di immobili che utilizzano il regime forfettario o la cedolare secca, regimi semplificati prima introdotti dal Fisco con trionfali previsioni d’incasso e campagne martellanti, oggi rinnegati e combattuti come iniqui privilegi.

Fortunatamente, dopo mesi di critiche e minacce di cancellazione dei regimi agevolati, le Commissioni Finanze sono pervenute nel documento alla promozione del regime forfettario, del tetto di 65mila euro e delle sue aliquote del 5% e del 15%, con ulteriori miglioramenti: nel caso di superamento del tetto di 65 mila euro sarà previsto un periodo transitorio di due anni di forfettario intermedio, al posto della attuale fuoriuscita verso il regime ordinario.(*)
Per altre vie, era arrivata anche la conferma della cedolare secca, che per ora non è una priorità del Governo.

Il ministro Franco e il presidente Draghi

Il ministro Franco e il presidente Draghi

COLPO DI SCENA
Nelle ultime ore, è stato annunciato il rinvio a settembre della riforma fiscale che l’Esecutivo si era impegnato a presentare entro il 31 luglio 2021.

Secondo le fonti ufficiali, il rinvio a settembre della Riforma è coerente con la road map delle riforme indicata nel PNRR.

Purtroppo non è così: la versione del PNRR inviata a Bruxelles – e il cronoprogramma riportato sul sito della Camera (a pag. 4) – dicono ancora oggi che la legge delega sarà presentata in Parlamento entro il 31 luglio.

Lo Stato dovrebbe trattare con rispetto tutti i suoi stakeholders. Pacta sunt servanda: gli impegni assunti vanno rispettati, anche verso i contribuenti.

Oltre a ridurre le tasse, andrebbe previsto un patto di stabilità, con cui i regimi fiscali d’impresa diventino non modificabili per un periodo di 5 o 10 anni. In questo modo, si avrebbe certezza dei propri carichi fiscali, riuscendo nella stabilità a pianificare, crescere, assumere e produrre.

Ci auguriamo che la riforma fiscale possa essere sostanziosa e non simbolica, e soprattutto che non venga ancora rimandata, sarebbe un peccato, un’occasione persa, perché un fisco più equo sarebbe in questo momento storico fondamentale per la ripresa dei consumi e degli investimenti.

Twitter @Taxbnb

(*) Tratto dall’articolo dell’autore su Extralberghiero.it