Gli indecisi del conto corrente e l’importanza del capitale psicologico

scritto da il 27 Gennaio 2022

L’investimento professionale sui mercati finanziari è una attività imprenditoriale come le altre. Tra fare 10 operazioni al giorno sulle azioni e gestire un bar non ci sono molte differenze. Anzi potrei asserire che ci sono talmente tanti mestieri artigianali (pensiamo al fabbro ad esempio) che sono molto più complessi del trading on line a livello intraday. E che richiedono oltre che capacità intellettuali anche capacità manuali e organizzative non da poco.

Quindi gli strumenti di analisi e i concetti operativi che si applicano al mondo dell’impresa si applicano anche al mondo finanziario. Il trading on line o la speculazione di borsa come una volta la si soleva definire è una attività imprenditoriale come le altre della vita di tutti i giorni.

Una distinzione essenziale per il trader così come per l’imprenditore è quella del capitale economico e capitale psicologico.

Un aspetto questo che si potrà considerare anche banale ma che è al centro di un mio contributo al best seller di Debora Rosciani e Mauro Meazza Investire Perché fresco di stampa per le edizioni de Il Sole24ORE.

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Per il primo, chiariamo che, come qualsiasi impresa, anche il trading online ha un bilancio da rispettare: entrate, uscite, tassazione, profitti o perdite (già aver compreso questo è un elemento salvavita).

Può davvero bastare la piattaforma di trading della tua banca per diventare un professionista?

Il trading online, come tutte le attività d’impresa, ha dei costi: i corsi di formazione, i software di analisi tecnica o fondamentale professionali (non quelli che  passa la banca o il broker gratuitamente), i libri e le riviste (consigliamo Technical Analysis of Stocks and Commodities di cui sono immeritatamente editorialista all’indirizzo www.traders.com ), i siti di informazione finanziaria specializzata.

E dobbiamo aggiungere altre quattro voci che pesano moltissimo e che spesso vengono sottaciute: l’avviamento, ovvero le perdite che inevitabilmente uno sostiene all’inizio dell’attività; il costo opportunità del tempo ovvero la remunerazione per l’enorme quantità di ore-lavoro che servono per iniziare l’attività (se per imparare a fare trading ci vogliono tre anni, chi mi paga lo stipendio per questi tre anni?); il costo opportunità del denaro destinato al trading (se tengo impiegati i miei risparmi su un conto di trading per due o tre anni rinuncio alla possibile remunerazione derivante da impieghi come l’affitto da un immobile o le cedole delle obbligazioni); le tasse, quel 26% di capital gain sugli utili di Borsa che sembra spaventare i trader più di ogni altra voce.

Mi capita di incontrare persone che costituiscono veicoli in paesi off-shore per non pagare le tasse su utili che non arriveranno mai, correndo per di più il rischio di incorrere in sanzioni tributarie per niente.

(Foto di Joel Muniz per Unsplash)

(Foto di Joel Muniz per Unsplash)

Veniamo al capitale psicologico. A differenza di un bar, operazione economica che necessita di molto tempo per essere realizzata (per definire location, arredamento, personale, piano di marketing ecc.) il trading è immediato.

Ovvero: se per perdere il capitale con un bar mi ci vogliono mesi o anni, con il trading posso farlo in pochi secondi, sbagliando la “leva” o la volatilità del titolo che ho acquistato.

Pochi secondi per guadagnare o per perdere.

Questo fa capire come sia facile con il trading accumulare in minuti l’ansia e lo stress che con un bar richiederebbero settimane.

Spesso i neofiti non si rendono conto che è facile recuperare il capitale economico, ma è impossibile recuperare il capitale psicologico.

Una volta che hai subìto lo shock di perdere tutto il capitale in pochi giorni, raramente trovi la forza per ripartire.

Occhio quindi al capitale psicologico: i soldi sono come le unghie e lavorando ricrescono; il capitale psicologico no: ne abbiamo uno solo e, una volta perso, è perso per sempre.

Questo è uno di quei concetti che da fuori sembrano scontati ma che da dentro fanno la differenza.

Il libro di Rosciani e Meazza costringe non dico gli indecisi dei soldi sul conto corrente ad investire ma quanto meno a farsi delle domande.

E tra queste appunto quella della preservazione del capitale psicologico insieme a quello economico è essenziale: se non investi perché non hai fiducia nelle alternative all’esistente significa che il tuo capitale psicologico è a zero.

Non raccontiamocela… e almeno questo libro ti serva a porti delle domande, che vanno bene se anche rimangono senza risposta, ma già porsele è un passo avanti.

Twitter @EmilioTomasini

La pagina di Emilio Tomasini sul sito dell’Università di Bologna