La Costituzione un po’ più verde che crea un certo scompiglio

scritto da il 09 Febbraio 2022

Post di Giulia De Vendictis, laureata all’Università Luiss Guido Carli, lavora come Trade & Export Finance Officer presso Maire Tecnimont –

La Camera ha dunque dato il definitivo semaforo verde alla proposta di legge costituzionale atto della Camera 3156. Così la tutela dell’ambiente è entrata nella Costituzione, nata nel dicembre del 1947 e ora diventata più green che mai.

Le modifiche costituzionali

Martedì 8 febbraio la Camera dei deputati ha infatti approvato con 468 voti a favore, uno contrario e sei astenuti, la modifica all’articolo 9 della Carta costituzionale, quello che tutela il patrimonio storico e artistico italiano. Viene fatta un’aggiunta per includere la tutela dell’ambiente (evidenziata in maiuscolo).

Articolo 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. TUTELA L’AMBIENTE, LA BIODIVERSITÀ E GLI ECOSISTEMI, ANCHE NELL’INTERESSE DELLE FUTURE GENERAZIONI. LA LEGGE DELLO STATO DISCIPLINA I MODI E LE FORME DI TUTELA DEGLI ANIMALI.”

Allo stesso modo, è stato modificato anche l’articolo 41, che riguarda le iniziative economiche.

Articolo 41: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno ALLA SALUTE, ALL’AMBIENTE, ALLA SICUREZZA, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali E AMBIENTALI.”

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The Triple Bottom Line

Questa modifica non è altro che una formalizzazione di una tendenza che sta già muovendo il mercato e le imprese, voluta a gran voce dall’opinione pubblica e dagli ambientalisti o green influencer che oggi spopolano su Instagram e su Tic Tok.

La teoria economica “Triple Bottom Line (TPL)”, o “Persone, Pianeta e Profitti (PPP), elaborata nel 1994 da John Elkingtone, parla proprio di questo.

Secondo questa teoria le imprese dovrebbero si puntare ai profitti necessari alla loro sopravvivenza e crescita, ma senza danneggiare il pianeta e la popolazione – due elementi altrettanto importanti per la sostenibilità nel tempo di qualsiasi impresa commerciale.
Questo concetto si è poi evoluto nei tre fattori ESG, che oggi sono il fondamento di ogni investimento sostenibile e responsabile.

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Cosa vuol dire ESG?

ESG è l’acronimo di “Environmental, Social and Governance”, ovvero ambientale, sociale e governo d’impresa. Si riferisce quindi ai tre fattori centrali nella valutazione della sostenibilità di un investimento.

L’idea di base è semplice: le imprese hanno maggiori probabilità di avere successo e di generare ragionevolmente rendimenti in futuro se creano valore per tutti gli stakeholder, ovvero i soggetti direttamente e indirettamente interessati al buon andamento dell’impresa: dipendenti, clienti, fornitori, investitori e società in generale, incluso l’ambiente (non solo gli shareholder o azionisti).

Finanza sostenibile

Considerato il crescente interesse sia dell’opinione pubblica, sia delle banche verso i fattori ESG e il rating di sostenibilità, l’impatto ambientale e sociale delle iniziative economiche sta assumendo sempre più importanza nella valutazione degli investimenti e, in generale, delle società o organizzazioni ritenute virtuose dal punto di vista ambientale, sociale o di governance.

La consapevolezza circa la rilevanza dei fattori ESG non si limita agli impatti reputazionali, ma anche agli effettivi benefici che porta un approccio olistico di questo tipo in termini di redditività, mitigazione dei rischi e riduzione dei costi di un investimento.

La sostenibilità è ormai diventata un fattore determinante per la scelta degli investimenti e chi non segue questo orientamento potrebbe rimanere indietro o trovarsi definitivamente fuori dai giochi.