Fondi di investimento ed ETF: è possibile fare meglio del consulente?

scritto da il 02 Marzo 2022

Fondi di investimento: è davvero possibile per un investitore privato liberarsi del fardello dell’intermediario (consulente finanziario, private banker o che dir si voglia) e prendere in mano autonomamente le decisioni in fondi di investimento ed ETF ?

Diciamo subito che in finanza “la complessità vende bene” ovvero esiste comunque una asimmetria informativa tra il risparmiatore e il professionista dei mercati finanziari ed è naturale che quest’ultimo nella negoziazione commerciale con il cliente cercherà di fare pesare a suo favore la competenza tecnica. Ognuno tira l’acqua al suo mulino e quindi diciamo che tra paroloni inglesi e l’atteggiamento di onniscienza che paga sempre sui mercati finanziari il povero risparmiatore si trova spesso spiazzato.

La realtà invece è lontana dalle apparenze e la competenza tecnica di molti professionisti del risparmio gestito è talmente limitata che la legittima domanda che ci si pone non è appunto se non convenga fare da soli nella selezione dei fondi di investimento.

Portafoglio per investitori autonomi

( Foto di Mathieu Stern da Unsplash )

Spesso i miei lettori mi mandano elenchi di fondi di investimento realizzati con le piattaforme delle banche o con siti finanziari gratuiti che non mostrano le statistiche di portafoglio o sono carenti addirittura in quelle relative ai singoli fondi di investimento per cui lo sfortunato risparmiatore non sa quanto davvero il portafoglio abbia perso realmente o rischi di perdere in termini di deviazione standard o massimo drawdown. In molti casi non è nemmeno noto il rendimento annualizzato del portafoglio complessivo stesso. Della serie meno numeri il cliente ha in mano più facile per il venditore è la gestione delle obiezioni.

Ancora: ci sono in giro portafogli di fondi di investimento di estrazione assicurativa o bancaria che mostrano selezioni di fondi  di investimento fatte con matrici di correlazione piuttosto che frontiere efficienti alla Markowitz quando la pratica dei mercati finanziari ha ormai accettato unanimemente che se Markowitz ha ben meritato il premio Nobel la quotidianità dei mercati è ben altra cosa (ma non ci vogliamo dilungare su questo aspetto).

Come risolvere questo problema ?

Gli investitori più arditi (ingegneri, commercialisti, imprenditori delle nuove generazioni, etc.) usano i fogli excel o di propria produzione o le tante macro che si trovano in circolazione su Internet ma senza avere una procedura standard di selezione dei fondi di investimento.

E se poi qualcuno si avventura nello scarno panorama dei servizi informatici e di informazione dell’industria finanziaria italiana la sconsolazione è imperante: le società che in Italia offrono piattaforme professionali per la selezione dei fondi di investimento si contano sulle dita di una mano e spesso hanno prezzi proibitivi per il piccolo risparmiatore che rimane così tra il cornuto e il mazziato. Il vero problema in questi casi è che la piattaforma deve avere i fondi di investimento autorizzati in Italia e non quelli americani perché è troppo complicato per un piccolo investitore operare su quei mercati.

Che fare ?

Vogliamo dare con questo articolo 3 consigli all’aspirante fai da te nella composizione di un portafoglio di fondi di investimento e di ETF in Italia.

Il primo consiglio è di dotarsi di un qualsiasi strumento informatico che permetta di avere le statistiche di portafoglio e non solo i dati in riferimento alle singole curve. Non c’è bisogno di essere uno scienziato nucleare, non c’è bisogno di sapere cosa sia la varianza e la deviazione standard. Spesso per capire a cosa si può andare incontro nel futuro investendo in un fondo di investimento o in un ETF basta guardare quello che è successo nel passato: se il fondo ha performato in un certo modo negli ultimi 10 anni si può prevedere che continuerà a performare con le stesse metriche nei prossimi 10 anni (se rimangono gli stessi gestori ovviamente). Quindi poter vedere la curva dei prezzi di un fondo di investimento o di un ETF dà immediatamente il polso di quello che è possibile che accada in futuro. E’ importante anche considerare l’andamento storico del grafico: ci sono ETF e ci sono fondi che dichiarano ad esempio di investire in un settore o su una commodity e poi quando si confronta l’andamento tra l’ETF e un indice di prezzo della commodity si scopre che il tracking error (cioè l’errore nel replicate il sottostante) è enorme.

Il secondo consiglio,  laddove abbiate un software che permetta di valutare il portafoglio sommando le performance e gli indicatori di rischio delle diverse curve di prezzo, è di aggiungere e togliere le diverse curve per vedere il risultato di portafoglio in termini di rischio e di rendimento. Ricordatevi che il risultato finale è il saldo del vostro conto corrente e non le singole curve dei fondi di investimento e degli ETF. Scoprirete che molti fondi non servono a niente se inseriti in un portafoglio e sono un inutile e rischioso orpello di una manciata di altri fondi di investimento che invece creano valore. Anzi può succedere che un portafoglio di 14 fondi come quello nella immagine che segue viene retto da un unico fondo con una performance stellare: la tabella dei rendimenti a 3 anni (colonna A) mostra una brillante performance di soli 4 fondi di investimento mentre tutti i restanti 10 fondi contribuiscono in maniera minore:

Fondi di investimento

Fondi di investimento

(fonte www.riuscireinborsa.it)

Il terzo consiglio è quello di utilizzare qualche “lazy portfolios” per i pesi su cui allocare i fondi. Esiste sul web una pubblicistica gratuita sterminata sui “portafogli per i pigri” ovvero portafogli con una percentuale fissa di capitale per ogni allocazione con ribilanciamento semestrale o annuale. I portafogli per i pigri sono portafogli con pesi ottimali testati nel passato che possono darvi il polso di come decidere le percentuali di ogni strumento. Occorre poi selezionare i diversi strumenti con cui riempire i pesi e questo è possibile farlo attraverso indicatori professionali che si trovano sulle piattaforme stesse (non lo Sharpe ratio di certo che se anche è accademicamente perfetto produce troppi fondi ottimali ed è troppo sensibile agli input).

Morale: è possibile gestire in maniera professionale il proprio portafoglio spendendo qualche centinaio di euro in software professionali che vi permettano di selezionare i migliori fondi di investimento secondo indicatori di rischio e performance e di comporre un portafoglio allocando pesi diversi a fondi diversi. Se ci aggiungete qualche buona lettura dei sacri testi sul risparmio gestito e qualche ora di formazione pregnante lo spezzatino è cotto e servito: siete diventati degli investitori professionali con una competenza spesso superiore a tanti sedicenti market player del risparmio gestito.

Twitter @EmilioTomasini

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