Chi vincerà nel dopoguerra: Ucraina su, Russia giù. Incognita Usa e Cina

scritto da il 26 Aprile 2022

Post di Marco Fantini, economista presso la Commissione Europea, Direzione Generale Fiscalità e Unione Doganale. Si è occupato di studi sulla congiuntura, sulla fiscalità e sulle economie tedesca e russa. EU Visiting Fellow all’università di Yale nel 2008. L’articolo espone opinioni personali non attribuibili alla Commissione Europea.

Benché la guerra in Ucraina sia ancora in corso è già possibile tratteggiare, sulla base di uno scenario verosimile, cosa possiamo attenderci dal processo di ricostruzione post-bellica.

L’impatto della guerra sarà molto importante sia a breve che a lungo termine.

Nel breve, l’economia ucraina subirà un grave rallentamento della produzione e significativi danni alle infrastrutture, patendo maggiormente della Russia, anche se anche quest’ultima assisterà, a nostro avviso, ad un calo del PIL a due cifre nel 2022. Tuttavia, ciò che avverrà nel dopoguerra sarà ancora più significativo; si avvieranno processi di lunga durata che porteranno non solo ad un riequilibrio strutturale dei processi di integrazione economica nell’Est europeo, ma anche a conseguenze geopolitiche.

La ripresa sarà più rapida in Ucraina. Le necessità della ricostruzione, un generoso sostegno finanziario da parte dell’occidente e la prospettiva dell’adesione all’UE faranno da volano per gli investimenti, portando a tassi medi di cresciuta sostenuti, non lontani dal 5% annuo, per quasi un decennio. Il successo della resistenza contro Mosca rafforzerà politicamente il presidente Zelensky che vedrà spianata la strada per realizzare il suo programma di riforme. Grazie al consolidamento delle istituzioni democratiche e del quadro istituzionale, Il paese riuscirà molto meglio che in passato a sfruttare i suoi atout e potrà non soltanto estendere la sua presenza nei suoi settori di punta come l’agroalimentare, ma anche svilupparsi come base per forniture di manufatti verso l’UE.

Immagine di Daniele Franchi per Unsplash

Immagine di Daniele Franchi per Unsplash

Il dopoguerra sarà significativamente meno favorevole in Russia. Mosca rischia un lungo periodo di stagnazione, particolarmente se lo scenario politico rimanesse di stampo autoritario. Mosca, già precedentemente in difficoltà nel riorientare la sua economia via da un’eccessiva dipendenza dalle risorse naturali, si troverebbe handicappata da un netto peggioramento del clima per gli investimenti e dai costi di un’autarchia imposta, oltre che dalla fuga verso l’estero di una parte dei ‘cervelli’, per esempio nel settore dell’IT. Il tasso di crescita potenziale del PIL potrebbe nei prossimi anni scivolare sotto l’1%.

Le prospettive sarebbero nettamente migliori nel caso di un cambio di regime in senso liberal-democratico, ma anche in questo caso la crescita verosimilmente sarebbe meno rapida in Russia che in Ucraina; giocherebbero infatti a sfavore di Mosca la mancanza di concrete possibilità di diventare membro dell’UE, il meno generoso sostegno finanziario dall’estero, e soprattutto la specializzazione del paese nell’export di energia in un contesto mondiale di transizione ecologica.

Il rapido sviluppo dell’Ucraina rafforzerà l’UE politicamente e l’Unione sarà uno dei grandi protagonisti della ricostruzione.  Tuttavia, se i rapporti con Mosca dovessero rimanere tesi, con un mantenimento prolungato delle sanzioni, i costi economici della dis-integrazione di Mosca dal commercio europeo saranno potenzialmente superiori ai benefici del processo di rilancio in Ucraina. La Germania e l’Italia sono tra i paesi più esposti data l’importanza del mercato russo per l’export.

Anche la Turchia trarrà significativi vantaggi economici dalla ripresa di Kiev; è forse anche in vista di questo che il presidente Erdogan ha recentemente richiesto una ripresa dei negoziati di adesione all’UE, bloccati da tempo. Meno chiari invece i vantaggi sia per la Cina, la quale rischia di pagare ogni aumento di influenza in Russia con un calo di influenza in occidente, che per gli Stati Uniti; il mercato ucraino è poco significativo per entrambe le potenze.

Le conclusioni qui esposte sono tratte da un paper consultabile qui.

LinkedIn: Marco Fantini