Cantieri e 110%: come ridurre i costi a fronte dei rincari nelle costruzioni

scritto da il 19 Maggio 2022

Post di Axel Baccari, Country Manager Italy, PlanRadar – 

Se la pandemia ha contribuito alla nascita delle nuove esigenze dell’abitare, che spaziano da case più grandi e funzionali lontane dal centro città, alla presenza di verde nei dintorni e servizi più disparati “a portata di quartiere”, il conflitto in Ucraina ha colpito ulteriormente il settore immobiliare e quello delle costruzioni, comportando ulteriori rincari dell’energia e delle materie prime, queste ultime sempre più difficili da reperire e, quando possibile, con costi triplicati rispetto al periodo pre-pandemia.

Il rincaro dei materiali sta determinando una crisi interna ai cantieri pubblici e privati, che rischiano lo stop immediato, come sottolineava qualche giorno fa la presidente di Assimpredil ANCE Regina de Albertis: «Con l’aumento dei prezzi dei materiali, che non sono considerati nei bandi di gara pubblici, il rischio è che le gare vadano deserte, con la conseguente paralisi dei cantieri».

Perciò il paradosso è che se nel 2021 le imprese edili avevano fatto rimbalzare il PIL di oltre il 6%, ora sono a rischio crisi, nonostante i numeri delle compravendite sul 2021 avessero fatto ben sperare (+34% rispetto al 2020, con prezzi in forte risalita).

Una delle misure introdotte dal D.L. “Rilancio” del governo Conte del 19 maggio 2020, n. 34, è il Superbonus 110%, che prevede la possibilità di riqualificare le abitazioni dei cittadini a costo zero (o quasi), rendendole più efficienti e sicure. Il patrimonio immobiliare italiano è infatti piuttosto datato: secondo recenti rilevazioni dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con il MEF, in Italia sono presenti 57 milioni di unità immobiliari e il 70% delle case italiane ha più di 50 anni. Inoltre sono 73.000 gli immobili che richiedono opere di manutenzione urgenti, ad esempio nelle aree colpite dai terremoti o dalle conseguenze del climate change.

illustrazione di Andrea Marson/Il Sole 24 Ore

illustrazione di Andrea Marson/Il Sole 24 Ore

Ad aprile 2021 – a un anno di distanza dall’introduzione del 110% – sono scattati i primi controlli da parte dello Stato, con l’obiettivo di verificare che i cantieri nati grazie a questa misura statale fossero tutti a norma. E in effetti l’agenzia delle entrate ha otto anni di tempo per verificare la documentazione esibita per usufruire dei bonus fiscali, ed eventuali omissioni, errori e documentazione non idonea possono far saltare il diritto a tale benefit.

Non solo: un altro problema che, tra gli altri, sta determinando oggi lo stop ai cantieri 110% è quello relativo alla cessione del credito, visto che alcune banche hanno bloccato le pratiche a causa delle complessità burocratiche intorno al tema. Per questo motivo il governo ha previsto le cosiddette norme “sblocca cessioni” all’interno del Decreto aiuti, che sono però ancora in via di definizione. Nel frattempo ha prorogato la scadenza del Superbonus al 30 settembre 2022 per i proprietari di case singole, unifamiliari e villette, che devono necessariamente raggiungere la soglia del 30% dei lavori entro tale data, mentre è confermata la scadenza al 31 dicembre 2022 per tutti gli edifici composti da due a quattro unità immobiliari, pena l’applicazione della misura alle spese sostenute entro il 30 giugno. Ma il presidente del Consiglio Mario Draghi il 3 maggio ha sottolineato alla plenaria del parlamento UE a Strasburgo come “i prezzi degli investimenti necessari per le ristrutturazioni sono più che triplicati, perché il 110% toglie l’incentivo alla trattativa del prezzo visto il triplicare dei costi”, alimentando una bolla che prescinde dal rincaro delle materie prime. Tali dichiarazioni hanno suscitato le reazioni di alcune parti politiche e della stessa ANCE: “Cittadini e imprese sono preoccupati per questo clima di incertezza che regna intorno al Superbonus 110% e che rischia di bloccare migliaia di lavori già partiti o in procinto di partire, creare enormi contenziosi e di far fallire centinaia di operatori”, ha affermato il presidente Gabriele Buia.

È necessario dunque affidarsi ad esperti professionisti e procedere con ripetuti e precisi sopralluoghi prima di dare l’ok ai progetti esecutivi prima e ai lavori poi, al fine di evitare di incappare in onerosi mutui decennali e di dover pagare multe salate in futuro. È bene inoltre tenere traccia di tutta l’attività svolta sia in fase preliminare che di cantiere, al fine di costruire una memoria storica pro-futuro che rimanga patrimonio dell’edificio e che consenta di estrapolare vere e proprie prove da presentare in aula in caso di processi, evitando cause milionarie.

Ci sono infatti delle soluzioni che consentono di gestire un cantiere da remoto utilizzando un unico canale di comunicazione inter-partes basato su cloud, con diversi vantaggi tra cui riduzione errori, facilità d’uso e risparmio in termini di costi e tempistiche – quest’ultima assume maggiore rilevanza visti i vari rincari che stanno interessando il settore in questo momento.