Mps, tutti assolti? Ma i risparmiatori hanno diritto al risarcimento

scritto da il 26 Maggio 2022

Post di Marco F. Delzio, CEO e Founding Partner di Martingale Risk – 

Ogni giorno vengo contattato da risparmiatori che hanno visto dilapidati i propri risparmi per aver comprato azioni o obbligazioni emesse da Banca Monte dei Paschi di Siena. Alcuni risparmiatori, dopo la recente sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Milano dello scorso 6 maggio, che ha assolto – tra gli altri – l’ex Direttore Generale di MPS Antonio Vigni da numerose accuse, mi hanno chiesto se ciò potesse compromettere la possibilità di ottenere giudizialmente somme in risarcimento per i danni subiti dai loro investimenti nei titoli MPS.

Facciamo però un (breve) passo indietro: le ragioni del tracollo del valore dei titoli MPS sono tutte riconducibili ad una alquanto ‘discutibile’ gestione che il management della banca ha attuato prima attraverso l’amministrazione Vigni-Mussari-Baldassari (fino al 2012) poi con quella Viola-Profumo (2012-2016). Problemi, quelli di MPS, di natura finanziaria, patrimoniale ed anche organizzativa che affondano le radici nell’acquisto nel 2007 di Banca Antonveneta ad un prezzo esorbitante, al quale si aggiungono anni di errata contabilizzazione dei Non-performing loan oltre che le tristemente note operazioni in derivati che rispondono ai nomi di “Alexandria” e “Santorini”.

Sull’errata contabilizzazione di queste operazioni, che hanno comportato ingenti perdite che MPS ha almeno in parte nascosto al mercato per anni, la seconda sezione penale del Tribunale Ordinario di Milano si è espressa condannando in primo grado, tra gli altri, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola (Sentenza n. 10748/20) oltre che Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gian Luca Baldassari (Sentenza n. 13490/19). Mentre di recente, la Corte di Appello presso il Tribunale penale di Milano ha assolto Antonio Vigni e Giuseppe Mussari, insieme ad altri indagati.

Torniamo quindi alla domanda iniziale: questa assoluzione in Corte di Appello di alcuni ex manager della banca precluderà le possibilità di ottenere risarcimenti dagli investitori in MPS? La risposta è semplice e netta: no, questa sentenza non rappresenta un’assoluzione di MPS né tantomeno affligge le possibilità per gli investitori di far valere i propri diritti in una causa civile.

Il motivo principale è il seguente: non tutti sanno che con una recente sentenza la Corte di Cassazione (terza sezione Civile, n. 12108 del 22 giugno 2020) ha definitivamente appurato la responsabilità della Direzione di MPS per aver depauperato il patrimonio della Banca tra il 2008 ed il 2012, condannando così in via definitiva l’ex manager Vigni a pagare alla stessa MPS un risarcimento di 50 milioni di Euro.

Questa sentenza di Cassazione è solo l’ultimo step di un lungo contenzioso civile che la stessa MPS (allora rappresentata da Viola-Profumo) ha intentato nel 2013 contro il suo ex dirigente, e per il quale ha ottenuto sentenze favorevoli in tutti e tre i gradi di giudizio con le sentenze del 2016, 2018 e 2020. Sempre nel 2013, d’altronde, la banca aveva dato notizia di aver chiamato in causa anche l’ex presidente Mussari (in carica dal 2006 al 2012) per motivi analoghi e sempre riconducibili a un danno economico e patrimoniale subìto da MPS.

mps

D’altronde nella relazione degli amministratori MPS di aprile 2013, che promuoveva l’azione di responsabilità contro gli ex manager, la banca stessa scriveva di “elementi e circostanze di assoluta gravità ed illegittimità che hanno determinato, e continuano a determinare, danni di ingentissimo ammontare”. Tra le voci di danno, a titolo squisitamente esemplificativo, MPS stessa annoverava commissioni implicite pagate a Nomura e Deutsche Bank pari a non meno di 180 milioni di Euro oltre a maggiori costi, legati a somme vincolate come collaterale dei contratti derivati, pari a 173 milioni di Euro. A ciò vanno poi aggiunti i danni conseguenti dall’insufficienza patrimoniale innescata dai derivati che ha portato, tra l’altro, a ben quattro declassamenti di MPS, da parte dell’agenzia di rating Moody’s, tra giugno 2011 e maggio 2012.

Operazioni in derivati, quelle in oggetto, che hanno comportato un sostanziale nascondimento che “ha così consentito di non dichiarare le minusvalenze generatesi nel periodo e di “spalmarle” sui futuri bilanci, poi aggiustati con altre operazioni, in contrasto con l’art. 2423 cod. civ., di verità, chiarezza e correttezza della relazione del bilancio chiuso al 2008(Cass. civ. n. 12108/20).

Ciò significa che – a mio avviso – la Cassazione in parola ha certificato definitivamente che tutti i risparmiatori che hanno investito in MPS tra il 2008 ed il 2012 hanno subìto un danno derivante dalle azioni intraprese dall’ex management della Banca. Azioni che rappresentano in tutto e per tutto la manifestazione tangibile della volontà decisionale di MPS riferita a quel periodo, ed in conseguenza delle quali, quindi, MPS non può che essere ritenuta responsabile del danno arrecato ai risparmiatori.

È infine notizia recente che l’attuale management di MPS abbia inviato a consiglieri e a membri del collegio sindacale in carica nel 2007/2008, tra i quali figura anche Giuseppe Mussari, una lettera di messa in mora con riferimento a danni valutati dalla banca in 1,3 miliardi di Euro. Tale quantificazione rifletterebbe il danno che MPS ha subìto a seguito della loro responsabilità, denotata dall’assenza di due diligence e dalle errate valutazioni svolte per l’acquisizione di Antonveneta. Anche tale circostanza è di sicuro rilievo giacché testimonia (rectius: certifica) che la stessa MPS, con l’invio di una lettera volta ad interrompere la prescrizione riguardante le richieste risarcitorie per la mala gestio dei suoi ex amministratori, stia continuando a mettere in campo tutti i mezzi per contenere i rischi derivanti dalle cause legali che i risparmiatori intenteranno contro la stessa.