Lotta al contante, cui prodest? Ecco l’effetto delle commissioni

scritto da il 23 Agosto 2022

Post di Gianluigi De Marchi, consulente finanziario, giornalista e scrittore – 

Ѐ scattato a fine luglio l’obbligo per gli operatori economici, i professionisti, gli artigiani, di incassare solo per mezzo di carte di credito o altri strumenti tracciabili; un provvedimento che va a completare un programma di acerrima lotta all’uso del contante avviato da anni con l’obiettivo dichiarato di eliminare l’evasione fiscale, combattere le mafie e, in generale, ridurre i margini  per la criminalità organizzata.

Dal mese di agosto scatta una tagliola che è penalizzante soprattutto per i piccoli punti vendita, che debbono accollarsi costi pesanti per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.

Chi si ostina a pretendere i contanti per vendere ai clienti quattro pesche o una T-shirt rischia una multa salata, pari a 30 euro fissi più il 4% del valore della transazione.

Se una signora compra quattro spiedini di carne per 20 euro ed il macellaio le rifiuta l’utilizzo della sua VISA, scatta una sanzione di 30,80 euro (pari ad oltre il 150% dell’acquisto). Se la stessa signora esce e va a comprarsi una camicetta firmata del costo di 900 euro e si vede rifiutare il pagamento con la carta, la sanzione è di 66 euro (pari a meno del 7% della compera). Come si nota subito, una tassazione regressiva, che colpisce molto più duramente i piccoli trasgressori rispetto ai grandi (nota sulla quale riflettere un po’…).

Riepiloghiamo brevemente la storia della lotta al contante e facciamo qualche considerazione sugli obiettivi della legge e sui risultati concreti ottenibili.

Il denaro contante è uno dei mezzi di pagamento legali: le monete ed i biglietti sono emessi dagli stati, ed hanno caratteristiche tali da poter essere ben difficilmente contraffatte. Chi incassa contanti è sicuro di avere in cassa l’importo della transazione commerciale o del servizio professionale senza avere alcun onere.

Da anni però molti stati hanno avviato crociate più o meno decise contro l’utilizzo delle loro monete come mezzo di pagamento, considerando il contante uno strumento nelle mani di mafie, evasori fiscali, criminali di ogni genere che riuscirebbero, grazie all’anonimato della circolazione, a prosperare allegramente senza lasciare traccia. Bancomat e carte di credito, invece, seguono il proprietario passo passo con una “scia” che consente di verificare ogni operazione.

In Italia, come accennato, da anni esiste una norma che spinge esercenti commerciali e professionisti a dotarsi di un POS (l’apparecchiatura che consente i pagamenti elettronici), ma fino a luglio la norma era poco seguita perché non erano previste sanzioni per chi pretendeva il pagamento in contanti.

Ora invece, dopo una massiccia e martellante campagna di marketing, il governo ha sconfessato la sua stessa moneta, appiccicando addosso a chi la usa l’etichetta di criminale. Tiri fuori un biglietto da 100 euro, ti guardano con sospetto; esibisci un biglietto da 200 ed intorno a te si crea il vuoto. Non parliamo se poi dal portafoglio spunta un introvabile biglietto da 500, rischi di essere immediatamente arrestato…

E così tabaccai, commercianti, ristoranti, alberghi, artigiani e professionisti debbono non solo dotarsi del POS, ma anche usarlo per ogni operazione, a partire dalla soglia minima di 5 euro.

Si dirà: cosa cambia, l’importante è incassare, l’importo delle vendite finisce direttamente sul conto in banca, è anche una comodità.

Ecco il punto: l’importo finisce sul conto in banca, il POS è gestito dalla banca, bancomat e carte di credito sono in mano alla banca.

Mentre i contanti sono emessi, garantiti e gestiti dallo stato in forma gratuita, gli strumenti elettronici e le transazioni sono gestiti dal sistema bancario.

Il fruttivendolo deve usare il POS?

Deve comprarlo, sborsando alcune centinaia di euro. Deve attivare un contratto con la banca, pagando un canone periodico (20-30 euro il mese) più una commissione fissa per ogni operazione, più una commissione variabile sull’importo incassato (2-3% in media).

L’assurdo è che, per combattere il fantomatico giro di contante legato alla criminalità, si concentra l’attenzione sul modesto giro d’affari di piccoli esercizi commerciali (immaginando che uno spacciatore di droga “pulisca” i propri incassi a botte di 50 euro in cartoleria o dal macellaio) caricandoli di oneri, mentre la malavita continua imperterrita a spostare miliardi di dollari da Singapore alla isole Cayman con un semplice clic sul computer muovendo bitcoin, ethereum o una delle altre migliaia di criptovalute circolanti in totale anonimato senza POS e senza bancomat!

immagine Sole 24 Ore

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Facciamo due rapidi conti.

Un commerciante che comprava la sua merce per 800 euro e la rivendeva in contanti a 1.000 euro poteva rifornire il magazzino con 800 euro e trattenere 200 euro per coprire i costi e mantenere la famiglia.

Oggi però incassa solo 980 euro, perché 20 se li trattiene la banca; quindi (se non vuole ridurre il suo livello di vita) può acquistare solo 780 euro che rivende (mantenendo intatto il margine di guadagno del 25%) a 975 euro, con i quali può ricomprare (dedotte le commissioni e la quota spese) solo 755,5 euro di carne.

Ad ogni passaggio la situazione peggiora, si riduce pian piano il giro d’affari e si arriva inesorabilmente alla chiusura del negozio; a meno che il costo sia caricato sulle spalle del consumatore, con buona pace per la lotta all’inflazione, il sostegno alle famiglie, l’aiuto alle persone fragili e tutte le litanie che ascoltiamo da mesi.

Tav.1- Effetto delle commissioni POS

acquisti vendite netto banca spese+fam
800,0 1000,0 980,0 20 200
780,0 975,0 955,5 19,5 200
755,5 944,4 925,5 18,8 200
725,5 906,9 888,7 18,1 200
688,7 860,9 843,7 17,2 200
643,7 804,6 788,5 16,1 200
588,5 735,6 720,9 14,7 200
520,9 651,2 638,1 13,0 200
438,1 547,7 536,7 10,9 200
336,7 420,9 412,5 8,4 200
212,5 265,6 260,3 5,3 200
60,3 75,4 73,9 162,3 2200

 

Ricapitolando, la lotta al contante:

trasferisce ricchezza dalle attività produttive al sistema bancario

provoca una riduzione del giro d’affari del commercio

– in alternativa, provoca una riduzione del tenore di vita degli operatori economici

– in alternativa, spinge all’aumento dei prezzi (scarico sul consumatore del costo del bancomat)

Possibile che non si possano trovare soluzioni alternative e (soprattutto) più efficaci se veramente si vuole combattere l’evasione e la malavita?

Proviamo a suggerirne alcuni.

Bloccare le transazioni in criptovalute, chiudendo le piattaforme di negoziazione, individuando chi acquista le monete virtuali per eseguire accertamenti fiscali sulla provenienza e sulla destinazione dei fondi.

Bloccare ogni movimento di capitale da e verso i “paradisi fiscali”, luoghi in cui si accumulano i soldi veramente illegali.

Fissare un limite ragionevole all’uso del contante (ad esempio 5.000 euro) che non penalizzi il piccolo commercio.

Rendere completamente gratuito l’utilizzo di POS e bancomat, per equiparare realmente l’utilizzo del contante a quello elettronico.

Introdurre l’euro digitale in vista dell’abolizione dei biglietti cartacei, dando legalità, controllo ed efficienza alla circolazione della moneta virtuale sotto il controllo dello Stato.

Difficile? Certo.

Impossibile? Assolutamente no, gli strumenti per intervenire ci sono, basta usarli ed avere la volontà di combattere veramente (e non solo a parole) evasione, malavita, crimine.

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