Superiori in tre anni e stipendi per merito: ecco la vera riforma della scuola

scritto da il 13 Settembre 2022

La scuola è stata probabilmente tra le realtà italiane più sacrificate durante i duri mesi di pandemia. L’Italia è stata i paesi ad aver sospeso le lezioni in presenza più a lungo e alcune regioni in particolare si sono distinte per il triste primato di aver tenuto per più tempo i proprio studenti lontano dal principale luogo dove si fa l’uguaglianza sociale: le aule scolastiche. Purtroppo, lo scenario non sembra  molto cambiato, nemmeno ora che siamo in campagna elettorale: le proposte scarseggiano, sia nei programmi presentati dai principali partiti che nelle dichiarazioni pubbliche. Le poche che prendono piede sono a volte ritocchi marginali (il problema dell’abbandono scolastico sorge prima dei 16 anni e dopo i 18, farebbe quindi poca differenza un obbligo esteso in mezzo a quella fascia d’età come proposto dal centrosinistra), a volta costose e poco efficaci (aumentare a pioggia gli stipendi degli insegnanti non è il miglior modo per aumentare la qualità dell’istruzione offerta agli alunni). Proviamo qui a delineare due riforme chiare e coraggiose che potrebbero dare un’educazione migliore ai nostri fratelli e sorelle minori, ai nostri figli, ai nostri nipoti: una riforma della struttura dei cicli scolastici e l’introduzione di scatti stipendiali per merito per gli insegnanti.

Dalle medie alle superiori, cosa cambierebbe

La struttura complessiva della scuola dell’obbligo è sostanzialmente ferma ad un impianto immaginato all’inizio del secolo scorso, con alcuni ritocchi più o meno recenti. Una struttura (5 anni di elementari più 3 di medie comuni, e poi 5 di scuola superiore con grandi differenze tra i diversi percorsi) che oggi tende incanalare troppo presto gli studenti in percorsi da cui è difficile cambiare direzione e che crea forti differenze tra licei e tecnici e professionali e fra gli indirizzi all’interno di queste tre tipologie. Lanciare il cuore oltre l’ostacolo vuol dire oggi mettere in cantiere una riforma radicale dei cicli sul modello della riforma Berlinguer, attraverso il “detracking” (ovvero posticipando nel tempo le biforcazioni e i momenti di decisione di percorso) e introducendo maggiore libertà di scelta per lo studente. Sarebbe ragionevole estendere l’attuale scuola media a 5 anni, in modo da preparare per i primi 10 anni tutti gli studenti allo stesso modo, a prescindere dalla loro scelta successiva. I successivi tre anni di scuola sarebbero invece caratterizzati non più dalla rigida ripartizione licei-tecnici-professionali, ma da percorsi più simili e più flessibili. Ogni percorso sarebbe composto da una “parte comune” di curriculum condivisa da tutti gli indirizzi, una “parte caratterizzante”, specifica per ogni indirizzo, e una “parte a scelta dello studente”, che personalizza una porzione del proprio percorso scegliendo autonomamente tra un gruppo di materie. L’obiettivo di questa articolazione è di diminuire il livello di “segregazione” che oggi esiste tra percorsi diversi, aumentare le dinamiche virtuose di crescita attraverso il confronto con i propri pari, responsabilizzare gli studenti e permettere loro di esplorare materie anche diverse da quelle proprie del loro indirizzo.

Fasce meritocratiche e scatti salariali

La seconda proposta riguarda invece ruolo e retribuzione dei docenti. Riteniamo fondamentale ripartire da un maggiore riconoscimento sociale del ruolo degli insegnanti, fondato sia su un maggior compenso economico sia sulla valorizzazione della loro primaria funzione di educatori. In primis, l’investimento economico: differentemente da quanto discusso in queste settimane, deve essere necessariamente immaginato ponendo l’attenzione sulla qualità del lavoro svolto dagli insegnanti. Il Ministero dell’Istruzione dovrebbe  strutturare un nuovo sistema di progressione di carriera dei docenti, fondato in parte sull’anzianità e in parte su una valutazione nel merito della qualità del servizio reso agli studenti. Proponiamo che nel contratto dei docenti oltre alle fasce di anzianità siano aggiunte quindi fasce meritocratiche, con uno scatto salariale sostanzioso. Le risorse destinate a queste nuove fasce sarebbero aggiuntive rispetto alle attuali, in modo da lasciare sostanzialmente inalterate le attuali fasce di anzianità. Le fasce di merito prenderebbero in considerazione criteri di valutazione del servizio reso agli studenti, acquisizione di crediti formativi (tramite la partecipazione a corsi di aggiornamento) e crediti professionali (come ad esempio tramite attività svolte per la comunità scolastica). La valutazione sarebbe in capo al dirigente scolastico, e potrebbe includere anche una quota di pareri espressi da genitori e studenti, oltre che essere potenzialmente adattabile a criteri oggettivi fissati dalle singole autonomie scolastiche (volti al raggiungimento di obiettivi determinati di concerto fra il DS e gli organi collegiali. Il docente, in caso di dissenso con la valutazione del dirigente, potrebbe appellarsi all’ispettore scolastico.

scuolariforma1

Accanto all’impegno economico, vi è anche da prendere un impegno sulle attività dei docenti. Chi vive la scuola ogni giorno ha chiara una necessità che in molti darebbero per scontata, ma che scontata non è: è necessario che gli insegnanti tornino a fare gli insegnanti e nient’altro, senza essere sommersi da pratiche burocratiche o da mansioni lontane dal loro compito proprio. La scuola italiana deve investire nell’assunzione di personale non docente di qualità a cui affidare mansioni attualmente poste sulle spalle degli insegnati, in modo da lasciare i docenti di liberi di concentrarsi solamente sulla didattica di sempre maggiore qualità. Questo vuol dire innanzitutto rafforzare le figure specializzate nell’assistenza individuale (come docenti di sostegno ma soprattutto figure non docenti come psicologi), per una maggiore attenzione al percorso educativo degli studenti in difficoltà, disabilità e barriere linguistiche incluse. È poi necessario prevedere una figura che si occupi specificamente dell’orientamento relativo al futuro percorso lavorativo o universitario degli studenti. Infine, una figura come lo psicologo d’istituto può contribuire a combattere la dispersione scolastica e aiutare la salute mentale dei giovani. In altre parole: uno psicologo in ogni istituto, un educatore all’orientamento in ogni istituto, un responsabile gite scolastiche (non docente!) in ogni istituto. Inoltre, è  evidente la necessità di una revisione e riduzione di tutte le pratiche e le procedure burocratiche a carico degli insegnati, per eliminare quelle non essenziali: tutte le scuole, in uno sforzo dal basso verso l’alto, devono essere chiamate ad una “sfida della semplicità” sul tema burocrazia. Durante la pandemia abbiamo fatto l’errore di pensare alla scuola come ad un elemento ancillare della società. Lo vogliamo ribadire con forza: non lo è. Dobbiamo pretendere che la scuola italiana migliori, e questo lo dobbiamo, oltre che a noi stessi, anche ai nostri coetanei, ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Il Think-tank Tortuga ha redatto il manifesto per un’Italia delle opportunità in vista delle imminenti elezioni politiche del 25 settembre 2022. Le principali proposte sono analizzate in questa serie di articoli per Econopoly.