Innovazione come filiera: ecco il cambio di prospettiva per lo sviluppo

scritto da il 23 Settembre 2022

Post di Stefano Soliano, Vice Presidente InnovUp e Amministratore delegato di C.NEXT Spa Società Benefit – 

In attesa di quelli che saranno i risultati derivanti dalle elezioni politiche del 25 settembre per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, è stato un esercizio interessante ricercare all’interno dei programmi le iniziative che toccano maggiormente i temi della nuova imprenditoria, degli incentivi per sostenere l’innovazione e le proposte rivolte all’elettorato più giovane.

Il centrosinistra, che racchiude PD e alleati, manifesta l’intenzione di fortificare il potenziale delle aziende, dei piccoli imprenditori, delle startup innovative grazie ad una serie di  misure di sostegno e di semplificazione, così da incoraggiare la transizione 4.0. Inoltre, propone un pacchetto di interventi per rafforzare la ricerca e il rapporto tra ricerca, innovazioni e imprese, nonché l’accesso alla conoscenza come bene pubblico. Infine, il programma prevede di estendere la detrazione IRPEF del 50% oggi prevista per gli investimenti in startup innovative a tutte le tipologie di startup avviate da giovani under 35.

Meno dettagliati gli spunti offerti dal piano del Movimento 5 Stelle, che pur citando incentivi all’imprenditoria giovanile e sburocratizzazione delle startup, riconosce soltanto in termini generali il bisogno di investire all’interno dell’ambiente innovazione e dei suoi attori, quali startup, aziende innovative, scuole o centri di ricerca.

Nel programma del centrodestra, composto da  Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, il punto che tocca maggiormente gli argomenti di interesse sopracitati è un paragrafo dove compare l’obiettivo di fornire supporto all’imprenditoria giovanile, tramite incentivi alla creazione di startup tecnologiche e a valenza sociale.    

Diverso è invece il programma del “Terzo Polo” Azione-Italia Viva, che, partendo da alcuni punti del piano Impresa 4.0 dell’allora ministro Calenda, evidenzia i numerosi ostacoli per poter accedere al capitale e la complessità della burocrazia attuale Per questo motivo, viene proposto un progetto di accompagnamento ad hoc delle nuove imprese, mediante servizi di incubazione, consulenza, mentoring e coaching per i giovani, e lo sviluppo di acceleratori per integrare l’offerta finanziaria con nuovi strumenti a sostegno dell’innovazione organizzativa e del potenziamento del capitale umano. Inoltre, propone di eliminare del tutto la tassazione del capital gain sugli investimenti in startup e venture capital e di aumentare l’incentivo fiscale per coloro che investono. Viene infine indicata la razionalizzazione dei bandi di finanziamento e il potenziamento di Centri di competenza e Digital Innovation Hub.

Dando uno sguardo, dunque, a quanto emerso dai programmi è evidente come ogni coalizione abbia fatto cenno allo sviluppo dell’innovazione. In linea di massima, si può dire che chi si è esposto maggiormente su queste tematiche ha posto l’attenzione sull’idea di agire soprattutto sulle leve fiscali per incentivare lo sviluppo di startup, dimenticando, tuttavia, quanto sia necessario in primo luogo costruire una cultura dell’innovazione condivisa e diffusa sui territori. In tal senso, bisognerebbe iniziare a considerare il settore dell’innovazione come una filiera vera e propria, non soltanto perché supporta altre filiere, ma anche perché è essa stessa a supporto dell’intero Paese. Considerare l’innovazione come filiera significa che la materia prima sono le idee, che subiscono una prima metamorfosi nelle startup, attraverso  fabbriche di trasformazione come gli incubatori, i parchi scientifici, gli innovation hub, capaci di sviluppare un ambiente confortevole atto alla nascita e alla crescita delle aziende del futuro. In Italia, l’innovazione non è ancora considerata come una filiera, un chiaro sintomo di questo si riscontra proprio nella difficoltà di “fare sistema”, ovvero di permettere una reale contaminazione tra luoghi fisici e idee, dove le aziende possano interagire a collaborare. L’innovazione non può avere confini, è nel mondo, ma al tempo stesso è un modello che parte dal basso, dai territori, dove tutto il tessuto imprenditoriale locale può esprimere delle necessità, per restare competitivo e crescere, contaminandosi, proprio negli innovation hub, con le startup e le PMI innovative.

innovazione

I Centri di innovazione sono proprio quei soggetti in grado di intercettare opportunità di business dall’esterno per condividerle con le imprese, interessate, nella pratica, ad innovarsi, inserirsi in nuovi mercati e nuovi segmenti di business. Per poterlo fare, queste realtà mappano in modo approfondito  le competenze delle aziende ritenute più innovative e le connettono con le realtà più tradizionali per favorire percorsi di transizione digitale, open innovation e finanche corporate venture. Lo scopo deve essere quello di supportare poli di innovazione sui territori che siano espressione di imprenditorialità aperta, garantendo questi scambi di “saperi”.

Sempre sul territorio si declina l’altro importante ruolo dei centri di innovazione che, sempre più spesso, sono coinvolti in attività di: formazione, diffusione della cultura dell’innovazione, internazionalizzazione; generando valore e impatto senza che questo poi, nei fatti, venga adeguatamente valorizzato. Questo valore “immateriale” prodotto da tali realtà – molto spesso di concerto con le Università – è fondamentale per la positiva evoluzione del tessuto sociale verso una società in grado di guardare consapevolmente al futuro.

Per questi motivi, come InnovUp, riteniamo fondamentale – quando si tratteggiano le misure di policy relative alla filiera dell’innovazione – valorizzare maggiormente queste realtà che rivestono un ruolo così importante nel settore ma, anche, oltre i confini di quest’ultimo. In tal senso, riteniamo necessario agire per attualizzare e migliorare la normativa relativa agli incubatori certificati affinché i benefici ad essa connessi – ad oggi ancora troppo limitati – siano maggiori degli oneri legati alla certificazione. Altresì, auspichiamo l’introduzione di un voucher che supporti le partnership internazionali sviluppate dai centri di innovazione per favorire lo scambio di best practices e la nascita di percorsi di incubazione/accelerazione internazionali. Infine, riteniamo importante prevedere premialità per l’accreditamento di queste realtà nell’ambito di bandi pubblici legati ad attività di formazione sull’innovazione.

Per tutte queste ragioni, diventa quindi vitale non dimenticare, e anzi, raddoppiare gli sforzi legati ai Centri di innovazione: la politica deve, in questo senso, essere più attenta ai generatori di innovazione e al valore aggiunto che possono fornire all’intero Paese.
LEGGI ANCHE / Il Venture capital in Italia e le sfide dell’innovazione di qui a 5 anni