La resilienza delle imprese: volano di crescita che sfida i venti contrari

scritto da il 07 Novembre 2022

Post di Alfonso Natale, Partner McKinsey & Company – 

Il cielo sopra l’Europa è tutt’altro che sereno: una concomitanza di crisi sta minacciando le prospettive di crescita del Continente, e non solo. Le nostre ultime analisi realizzate in collaborazione con Oxford Economics segnalano per il 2023 una contrazione complessiva del PIL europeo. Le aziende sono messe a dura prova. Si trovano ad affrontare sfide dalla portata inedita. Ecco perché gli insegnamenti del passato possono venire in aiuto solo in parte.

Resilienza propedeutica alla crescita

Tuttavia, la partita per la crescita del tessuto economico europeo è ancora tutta da giocare. La nostra nuova ricerca “A defining moment: How Europe’s CEOs can build resilience to grow in today’s economic maelstrom” individua la resilienza delle aziende come fattore propedeutico alla crescita economica delle stesse. La resilienza non si esaurisce infatti nella capacità di ripresa in tempi rapidi. Essere resilienti significa essere in grado di adattarsi in modo continuo e agile a contesti assai incerti e volatili, senza interrompere la crescita anzi accelerandola. Nello scenario attuale, pressoché unico nella storia ad eccezione della crisi energetica dei primi anni Settanta, per le aziende risulta prioritario adottare una strategia ancorata ai principi della resilienza. L’obiettivo è rispondere alle sfide del presente e anticipare con lungimiranza quelle future, in altre parole per giocare al contempo in difesa e in attacco.

L’esempio della crisi del 2007-2008

Sebbene ogni singola crisi economica presenti le sue specificità, è possibile identificare alcuni elementi che tendono a ripetersi e da cui è possibile trarre indicazioni utili. In quest’ottica, abbiamo analizzato l’andamento delle società in occasione della crisi 2007-2008. Le aziende più resilienti non solo hanno registrato una migliore performance finanziaria rispetto ai concorrenti durante la crisi e nella fase immediatamente successiva, ma hanno rafforzato la loro crescita nel nuovo scenario post recessione.

Comprendere il livello di resilienza

La nostra analisi ha considerato un campione di 1.140 aziende nel mondo, studiandone i ritorni totali per gli azionisti. Ne è emerso che negli anni successivi allo scoppio della crisi il divario di performance tra imprese resilienti e non si è andato sempre più ad accentuare: da 15 punti base nel 2008 a circa 160 nel 2017, a favore proprio di quelle organizzazioni che hanno messo in atto strategie di resilienza [Figura 1]. Comprendere e monitorare nel tempo il proprio livello di resilienza aiuta inoltre a identificare le aree di forza, o di miglioramento, indirizzando così in modo più efficace le iniziative di crescita.

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Le aziende resilienti giocano in difesa e all’attacco allo stesso tempo

Sviluppare un nuovo DNA aziendale

Ma in cosa consiste una strategia di resilienza? In primo luogo, significa sviluppare un nuovo DNA aziendale di “resistenza alla crisi” e rompere con il passato: la resilienza non può più essere considerata un elemento isolato e attivabile solo in risposta a una necessità imminente o alla singola crisi. In quanto catalizzatore di crescita, dovrebbe essere incorporata a pieno titolo nella strategia aziendale. Questo approccio permette al top management di affrontare sia le tematiche più urgenti nel breve – tra cui i flussi finanziari e le interruzioni della catena di approvvigionamento – sia le sfide di medio e lungo termine – come ad esempio i cambiamenti geopolitici, l’evoluzione degli scenari competitivi, la transizione “green”.

Rivedere il footprint produttivo

Esemplificativo di ciò è il percorso avviato da una società leader nel settore automobilistico. Analizzando due scenari ipotetici di diversa entità – un’importante discontinuità tecnologica e la possibilità di non poter più accedere a determinati mercati di sbocco per l’accentuarsi di tensioni geopolitiche – ha valutato l’impatto sull’azienda e le leve di resilienza più adatte ad attenuarlo. Tale analisi ha suggerito che era possibile mitigare fino al 60% degli impatti attesi sulle vendite. Questo ha portato alla decisione da parte dell’azienda di diversificare la propria presenza geografica. E di rivedere il proprio footprint produttivo, identificando alcune misure preventive di revisione della propria struttura dei costi.

Resilienza reale vantaggio competitivo

In conclusione, misurazione, monitoraggio e integrazione della resilienza nel DNA aziendale consentono il raggiungimento di una crescita solida e sostenibile nel tempo. Ma non solo: valutare in modo continuativo la propria posizione competitiva consentirebbe ai leader d’azienda di intercettare opportunità strategiche soprattutto nei momenti di crisi, da acquisizioni a idee di business di rottura. Solo così la resilienza può diventare un reale vantaggio competitivo e motore di crescita per le nostre aziende.

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Immagine da Unsplash