Ok la riforestazione (brava Milano). Ma contro la CO2 serve molto di più

scritto da il 21 Novembre 2022

Post di G. Tiziana Gallo, progettista e pianificatrice esperta di rigenerazione urbana –

L’idea della riforestazione urbana è non solo giusta, ma fondamentale. È il tratto tangibile della volontà di rigenerare le nostre città per ridurre CO2 e inquinamento. Dà un senso chiaro dell’obiettivo, ossia il carbon neutral al 2050 allo scopo di aumentare la vivibilità dei luoghi della città. Perché le nostre città, soprattutto le grandi città, sono così lontane dai principi e concetti eco-sistemici, che una cura d’urto è necessaria.

Perché la risposta verde non è sufficiente

Infatti estremamente convincente anche dal punto di vista comunicativo sono i principi ispiratori del progetto Foresta-Mi del Comune di Milano che punta a piantare entro il 2030 3 milioni di alberi, con il sistema della donazione da parte di enti pubblici o privati. E sicuramente questo è un obiettivo da raggiungere e se fosse possibile anche prima del 2030.

Ma stiamo parlando di grandi città. E non sempre la risposta del verde è vincente.

Un solo esempio.

Torino è fra le grandi città italiane con la maggior superficie di verde pro-capite e questo non le impedisce di essere una delle città più inquinate d’Europa.

Da questo punto di vista può risultare particolarmente interessante fare il confronto fra i dati di verde e PM10 ad esempio di Milano, Bologna e Torino sul portale di Eco-sistema Urbano:

Cliccare sulle immagini per ingrandire

Questo ci fa comprendere come Ri-forestare le città, senza attivare contemporaneamente seri piani di rigenerazione urbana, NON BASTA.

La Ri-forestazione urbana è solo la punta dell’iceberg.

E questo lo evidenzia un altro fattore.

La produzione di CO2 aumenta costantemente nel mondo e non avremo modo di rincorrere questa continua ascesa:

CO2

Pertanto non potremo fermarla semplicemente piantando tanti alberi che la assorbono.

Va contemporaneamente ridotta la produzione di CO2

Ne deriva quindi, che se da una parte dobbiamo assorbire la CO2 con gli NBS (Natural Based Solution) ossia rendere il paesaggio urbano più verde, meno impermeabile e con minor spreco d’acqua, dall’altra DOBBIAMO RIDURRE ASSOLUTAMENTE LA PRODUZIONE DI CO2, il che significa, intervenire direttamente sull’eco-sistema umano, ossia la CITTÀ COSTRUITA.

SOLO QUESTO CI PERMETTERÀ DI TENERE L’AUMENTO DELLA TEMPERATURA TERRESTRE SOTTO 1,5 °C.

A tal proposito risulta particolarmente interessante considerare il programma C40 Reinventing City.

A cui hanno aderito fra le città italiane Milano, Torino, Bologna, Roma, Napoli

Ogni 2 anni viene emanato da questo organismo internazionale uno dei bandi più evoluti sul tema rigenerazione urbana per la resilienza ed adattamento climatico, ossia il C40 Reinventing City, che chiede alle città aderenti al programma di mettere a concorso aree urbane da rigenerare, ponendo al centro della loro progettazione un elenco di 10 sfide per l’adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, e come potete vedere gli NBS sono solo due delle 10 sfide proposte:

Sfida 1: Efficienza Energetica ed energia a basse emissioni;

Sfida 2: Valutazione del ciclo di vita e gestione sostenibile dei materiali da costruzioni;

Sfida 3: Mobilità a bassa emissione;

Sfida 4: Resilienza ed adattamento climatico;

Sfida 5: Servizi ecologici per il territorio e lavori green;

Sfida 6: Gestione sostenibile delle risorse idriche;

Sfida 7: Gestione sostenibile dei rifiuti;

Sfida 8: Biodiversità, riforestazione urbana ed agricoltura;

Sfida 9: Azioni inclusive, benefici sociali ed impegno della comunità;

Sfida 10: Architettura e design urbano innovativi.

E tutti i progetti vincitori del bando, ad esempio a Milano, hanno dovuto affrontare e proporre soluzioni mettendo a sistema tutte le sfide proposte.

Si evidenzia che questi progetti sono proposti da cordate in cui un investitore e il suo team di progettisti, si candida alla realizzazione del progetto proposto, in caso di vittoria.

Le proposte di Reinventing Cities

Qui di seguito poniamo ad esempio, 3 progetti dell’ultimo bando  Reinventing Cities aggiudicato a  Milano:

C40 Reinventing City Milano su Piazzale Loreto.

C40 Reinventing Cities Milano sul Nodo Bovisa.

C40 Reinventing Cities Milano sullo Scalo Lambrate.

In tutti questi progetti l’uso del verde, pur estremamente importante per l’abbattimento di CO2 e isole di calore, nulla da solo potrebbe, viste le superfici messe a disposizione e le volumetrie sviluppate, se non ci si fosse fortemente concentrati:

– sulla massima riduzione passiva del consumo energetico (involucro edilizio)

– sull’uso di impianti green ad alta performance (fotovoltaico, pompe di calore e geotermico, cogeneratori ad idrogeno …)

– sull’incentivare la ciclo-pedonalità, uso di mezzi pubblici, elettrificazione e riduzione della presenza di auto, relazione con i cittadini, uso degli spazi, sistemi integrati per la gestione degli impianti

sull’attivazione di politiche di incentivazione del riciclo-dei rifiuti e materiali e massimizzazione del riuso di tutti i materiali da costruzione utilizzati.

Ridurre veramente la CO2 in città

È lavorando su tutte queste dinamiche che quei progetti si fregiano della possibilità di ridurre veramente la produzione di CO2, essere vicini allo 0 energy, prodotto in loco, e incubatori di una “nuova socialità” che pone al centro inclusione, riduzione degli sprechi, condivisione di spazi e servizi (social-housing con spazi condivisi, co-working, servizi per la collettività, messi a disposizione dei privati etc…. )

Il precedente di Edifici Intelligenti

Questo stesso approccio, è riconoscibile in una delle best practice individuate nel 2018 da Eco-sistema urbano di Legambiente: il programma “Edifici Intelligenti” nato nel 2014. Ed è un piano di rigenerazione urbana per l’adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici fondato sul consumo di suolo 0 e che si fonda su un approccio integrato e multidisciplinare derivante dal metodo Rainbow (G. Tiziana Gallo, Torino, 2005):

Il programma “Edifici Intelligenti” premiato anche con l’Italian Resilience Award del Ministero dell’ambiente nel 2016, per un intervento complessivo di resilienza sulla città, mette a sistema:

– il retrofitting degli edifici pubblici e privati (Sfida 1 e 2 del C40);

– la mobilità sostenibile (sfida 3 del C40);

– Il sistema dei rifiuti e dei servizi ecologici legati all’economia circolare (Sfida 5, 7,9 del C40);

– La riqualificazione idrogeologica ed ambientale (Sfida 6 ed 8 C40);

– la visione pianificatoria di carbon neutral che guardi a 360° alle sfide EU 2030 (Sfida 4 e 10 del C40)

e nella stessa ottica si muove anche l’impostazione dell’agenda 2030 e della tassonomia verde dell’unione europea che si fonda sul principio di Do Not Sigificant Harm (DNSH) ossia non produrre danni significativi all’ambiente, principio alla base del Green New Deal europeo e di tutti i programmi di finanziamento da essi derivati:

CO2

Agenda UE 2030 e Green New Deal

Naturalmente se questi progetti rispondono ai principi dell’agenda 2030 e utilizzano le tecnologie indicate con le massime performance ambientali nella tassonomia europea, sono anche i più finanziabili da tutti i finanziamenti oggi esistenti di rango europeo, nazionale pubblico e privato.

Ingegneria, architettura e l’adattamento ai cambiamenti climatici

La diretta diretta connessione fra bando C40 Reinventing cities, l’approccio del Programma “Edifici intelligenti” e l’Agenda 2030 EU dell’Unione Europea con l’erogazione dei fondi strutturali 2021-2027 ed il rafforzamento, causa Covid, dei Recovery Fund, di cui ben il 40% è rivolto ai temi del Green New Deal, ci fa comprendere due cose. Prima: il mondo dei servizi di ingegneria e architettura è direttamente ed intimamente legato al successo di questa strategia. Seconda: deve necessariamente rifondare i propri presupposti per intercettare un mercato enorme di lavori che si sta creando e che si chiama “Pianificazione e progettazione per l’adattamento ai cambiamenti climatici”.

Il mondo dell’architettura è in crisi? Beh, mica tanto se solo allarghiamo la nostra visuale.

Anzi direi: Buon lavoro, di continuo studio ma anche di grandi prospettive e capacità di immaginazione!

L’obiettivo è solo riprendere a lavorare di gran lena per salvare il mondo dalla catastrofe! Che sarà mai.