Criptovalute: addio Lugano bella?

scritto da il 12 Dicembre 2022

Se ho in tasca 100 euro sono ragionevolmente sicuro che posso usarli per comprare dei libri, pagare una stanza d’albergo o l’abbonamento alla piscina, e questa ragionevole certezza deriva dalla esistenza di una istituzione che si chiama Stato e dalla universale accettazione di quei 100 euro nel mercato. Se ho depositato in una borsa di criptovalute un codice proprietario che mi dà diritto di proprietà su una criptovaluta che ho pagato 100 euro ho due problemi:

1- questa criptovaluta la posso spendere solo a Lugano (come vedrà più avanti chi ha la pazienza di leggere);

2- non ho la ragionevole certezza di avere indietro i miei 100 euro qualora volessi restituire la criptovaluta, come dimostra il fallimento della borsa di criptovalute FTX di Sam Bankman-Fried.

E qui andiamo al concreto.

Criptovalute a Lugano

La città di Lugano ha deciso di diventare cripto-friendly.  In molti negozi si può pagare con criptovalute, una cosa che a Torino o in qualunque altro posto farebbe strabuzzare gli occhi al commerciante di turno. Per introdurre questa novità, tuttavia, Lugano la accompagna con una condizione necessaria: le criptovalute accettate nei suoi negozi possono essere immediatamente riconvertite in franchi svizzeri.

Gli spagnoli dicono “vamos al grano” che vuol dire andiamo al sodo e nel mondo delle criptovalute il sodo è: “Posso convertirle in euro o in dollari o in altre monete vere per comprare e pagare roba vera come cibo, camere d’albergo, biglietti aerei, una barca, un’auto? Senza questa possibilità, che senso potrebbe avere detenere una criptovaluta? Certo forse per il piacere di averla come fosse un quadro, chissà? Ma non per convertirla in valute vere spendibili in cose vere. E oggi le criptovalute difficilmente possono essere usate per comprare cose vere.

La ricchezza che non si trasforma in cose

Che ricchezza è quella che non può trasformarsi in cose? In questo senso una criptovaluta non è propriamente un asset finanziario perché non rappresenta un diritto su cose reali fino a che non viene trasformata in una valuta spendibile, come spiega la scelta della città di Lugano, finora poco apprezzata dai consumatori, e vedremo se durerà.

Fin qui la parte razionale. Però la gente ama le storie, e se una storia è bella anche se è impossibile la gente la compra. È accaduto nel caso della copia della costituzione americana per comprare la quale era stata avviata una distribuzione di token (gettoni): chi comprava questi token li pagava con soldi veri e diventava comproprietario di una quota qualora l’acquisto della preziosa copia andasse in porto. Il valore di questi token ha continuato ad aumentare perché la storia era bella e molti li hanno richiesti, forse qualcuno che li ha pagati 10 li ha rivenduti a 100, non lo so. Alla fine però la copia se l’è aggiudicata un appassionato che ha fatto l’offerta più alta. Chissà che fine ha fatto il valore di quei gettoni?

criptovalute

(Epa)

Il gioco del gettone

Proviamo a fare un gioco: tu mi dai 100 euro e io ti do questo gettone in plastica riciclata. Tu pensi “ma questo gettone in plastica riciclata vale 0 euro!”, ma io ti dico “guarda, in futuro questo gettone diventerà oggetto di desiderio, verrà richiesto e comprato e il suo prezzo salirà ben oltre 100 euro forse anche 1000 o perché no 10000 euro. E allora tu avrai un enorme guadagno. L’importante è che molti credano che questo pezzo di plastica riciclata vale qualcosa! Più gente lo pensa e più il valore cresce”.

A te questa storia piace, e allora lo compri questo gettone di plastica riciclata perché credi nella storia che ti ho raccontato. Così funziona la mente della gente, di molta gente, credo, e i social network aumentano la credenza nelle storie. Aumentano il valore che la gente attribuisce ai gettoni che qualcuno ha emesso raccontando queste storie.

Ritorno alla razionalità

Torniamo alla parte razionale e vediamo ora come funziona un sistema finanziario. Un sistema finanziario è un insieme di dati custoditi quasi sempre in forma digitale. A questi dati corrispondono dei diritti: se io ho 1000 euro in banca la banca ha un insieme di codici digitali che dicono che io ho diritto ad avere questi soldi se li rivoglio, o che ho diritto di spostarli dal mio conto a un altro conto.

L’inventore del bitcoin ha in realtà inventato un modo per spostare codici cifrati da un computer all’altro in modo esclusivo, immodificabile e inaccessibile, senza intermediari, creando una scarsità di messaggi non replicabili e trasformando questi messaggi criptati, i cui codici sono criptovaluta, in valore potenziale, a patto che gli altri li accettino come pagamento.

Criptovalute come schema Ponzi?

Da questa prospettiva ogni progetto di criptovaluta è simultaneamente uno schema Ponzi perché il suo esistere e la sua crescita dipendono dall’allargamento della base degli utenti che credono nella criptovaluta e l’accettano come pagamento attraverso il sistema del trasferimento di codici cifrati.

È difficile a questo punto dire se chi accetta queste criptovalute lo fa perché spera che il suo prezzo in futuro aumenti e spera quindi di avere una plusvalenza o perché ne ha una qualche utilità concreta. Accettare una criptovaluta sperando che il suo valore cresca nel futuro è un po’ come comprare una azione o una obbligazione: il rendimento futuro dipenderà dallo sforzo di altri.

Salto nel mondo della regolazione finanziaria

Questo colloca le criptovalute nel dominio dei titoli finanziari (securities), catapultandole improvvisamente nel mondo della regolazione finanziaria da cui fino ad ora sono state parzialmente escluse.

Proprio la regolazione mancante su cui ora si concentrano tutte le piazze finanziarie del mondo. Intanto miliardi di dollari sono sfumati come le storie raccontate per raccoglierli: fra chi ha perso troviamo di tutto, fondi speculativi, pensionati canadesi, piccoli risparmiatori.