Il ritorno della Crimea a Genova per facilitare la pace tra Russia e Ucraina

scritto da il 05 Gennaio 2023

Pubblichiamo un post di Ugo Poletti, direttore dell’Odessa Journal – 

Secondo alcuni osservatori, è probabile che la guerra in Ucraina finisca nel 2023. Il sostegno dei governi europei agli Ucraini inizia a costare troppo e l’economia russa non era preparata a un conflitto che sarebbe dovuto durare poche settimane. Inoltre, molti paesi occidentali sono ansiosi di partecipare alla ricostruzione. Tra questi anche l’Italia, secondo quanto affermato in conferenza stampa dal Ministro degli Esteri, Tajani.

Tra i molti nodi che la diplomazia internazionale deve sciogliere per iniziare trattative di pace ce n’è uno in particolare: di chi è la Crimea: della Russia o dell’Ucraina? Qui ci vuole una soluzione diplomatica creativa. E se la Crimea fosse restituita per un periodo limitato a Genova? La Repubblica di Genova dominò la penisola per più di due secoli. Sembra un’idea folle, ma l’amministrazione di un territorio conteso da uno stato terzo è un modello già usato nella storia della diplomazia.

Crimea, contesa tra Russia e Ucraina da Krushev a oggi

Ucraina e Russia litigano da anni per la penisola della discordia. Nel 1954 Krushev, Segretario Generale del PCUS, la trasferì all’amministrazione ucraina come dono simbolico. Nel 2014 Putin se la riprese con le armi. Non è solo una questione politica: chi controlla la Crimea controlla il Mar Nero. Infatti, la penisola fu disputata per secoli da diverse potenze. Nel 1855, nella famosa guerra di Crimea, Inghilterra, Francia e Turchia combatterono contro l’Impero Russo. C’erano anche gli italiani, sotto la bandiera del Regno di Sardegna. Per questa ragione ci sono in Italia ancora molte vie “Cernaia” (dal fiume che diede nome ad una battaglia). Grazie al favore fatto a Francia e Inghilterra per averle aiutate in quella spedizione, noi abbiamo ottenuto il loro aiuto militare e finanziario per sconfiggere l’Austria e il Regno delle Due Sicilie e fare l’Unità d’Italia.

Prima dell’Impero Russo i padroni della penisola erano stati i Turchi Ottomani, e prima di allora, la Repubblica di Genova. Tutte le città portuali sul Mar Nero, incluse quelle in Georgia, Turchia, Bulgaria, Romania e Ucraina, furono fondate dai Genovesi, al punto da definire quel mare un “lago genovese”. Esisteva anche una colonia genovese dal nome Ginestra vicino a Odessa, città oggi gemellata con Genova. Ancora oggi a Genova ci sono molte strade dedicate alle sue colonie del Mar Nero: via Crimea, via Caffa, via Smirne, via Teodosia, via Trebisonda.

Crimea

Mar Nero e Crimea ai tempi della dominazione genovese

Genova, in competizione commerciale e militare con Venezia, ottenne il dominio del Mar Nero grazie al sostegno diplomatico dell’Impero Bizantino. Nel 1261, l’imperatore Michele Paleologo ringraziò Genova per l’assistenza militare data nel rovesciamento dell’impero latino dei crociati e le concesse il monopolio del commercio nel Mar Nero. I Genovesi costruirono colonie ben fortificate, (ci sono ancora resti di fortezze a Balaclava, Sudak e Feodosia). Attraverso queste città i genovesi dominavano il Mar Nero ed esportavano: grano, sale, pelli, cera, miele, legno, pesce e caviale.

La colonia più grande era Caffa (oggi Teodosia), dove fino al 1453 il sovrano era ufficialmente il doge della Repubblica di Genova. Il dominio genovese cominció a vacillare in seguito alla caduta di Costantinopoli nel 1453 e all’avanzata dei Turchi. Le colonie genovesi furono alla fine conquistate e annesse all’Impero ottomano nel 1475. Quindi Genova può vantare il più lungo periodo di dominio della Crimea nella storia dopo l’Impero Ottomano. Più lungo perfino del periodo sotto la Russia e sotto l’URSS, perché i Russi strapparono la penisola ai Turchi nel 1783.

Perché Zelensky ha menzionato Genova

Il presidente Zelensky, nel suo video discorso al parlamento italiano dello scorso marzo, citò proprio Genova: “Mariupol, sulla costa del Mar d’Azov, che aveva mezzo milione di abitanti, è come Genova, dove io sono stato. [..] Immaginate la vostra Genova dalla quale scappano persone a piedi, con le macchine, per arrivare laddove ci sia più sicurezza”.

Zelensky ha menzionato Genova piuttosto che un’altra città italiana perché nell’immaginario storico culturale degli ucraini e di altre nazionalità del Mar Nero se si pensa all’Italia, viene naturale evocare Genova. Non dimentichiamo che i discendenti dei genovesi della Crimea continuarono a vivere e prosperare nei secoli fino ai tempi delle repressioni di Stalin.

Questi riferimenti storici sono intellettualmente utili per introdurre un piano di pace che includa l’amministrazione della regione da parte di uno stato che ha una particolare familiarità storica con la Crimea, sulla quale i due belligeranti oggi non accettano compromessi.

Le condizioni per un accordo

In base alle dichiarazioni sia di Kiev che di Mosca, è chiaro che non ci sono le condizioni per un accordo. L’ONU considera la Crimea dentro i confini dello stato ucraino. La Russia invece vanta un diritto storico sulla penisola, che non ha alcun valore legale per il diritto internazionale e si aggrappa al criterio della volontà degli abitanti della Crimea, che votarono per l’annessione alla Russia nel 2014, appena dopo l’occupazione. Il referendum non fu riconosciuto valido dall’ONU.

Per sciogliere la questione bisognerebbe indire un altro referendum con osservatori internazionali e non mentre la guerra é in corso. Ma come creare le condizioni per un referendum regolare con la presenza di un esercito dei due contendenti? Ci vuole uno stato terzo che faccia da garante.

Esiste già un precedente storico: dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Eritrea e la Somalia furono affidate per 10 anni all’amministrazione fiduciaria dell’Italia. Per questo ruolo di garante l’Italia è un candidato ideale. Anche perché la Repubblica di Genova non esiste più dai tempi dalle guerre napoleoniche. L’eredità di Genova è passata all’Italia. Inoltre, l’Italia vanta buoni rapporti sia con la Russia che con l’Ucraina.

Italia in Crimea per dieci anni

L’Italia, con un accordo formale tra Ucraina e Russia, dovrebbe assumere l’amministrazione della Crimea con un mandato fino al 2033 (10 anni). Durante questo periodo la penisola sará gestita come una zona a statuto speciale europeo. Questa condizione consentirá alla regione di riparare i danni dei bombardamenti con fondi europei e sviluppare il commercio e il turismo, attraendo anche investimenti dall’estero. Alla fine del mandato sará tenuto un referendum garantito dall’ONU per far scegliere agli abitanti se tornare alla Russia o all’Ucraina.

Pochi sanno che la Crimea è un territorio simile alla Sardegna: spiagge suggestive, bellezze naturali, specialità gastronomiche e produzioni vinicole celebri fin dai tempi degli zar. Purtroppo, né l’amministrazione ucraina, né quella russa hanno mai investito seriamente nella penisola, creando strutture moderne per lo sviluppo del turismo. Mancano hotel, ristoranti, porti turistici. Di fatto, i servizi locali e la mentalitá della gente sono ancora di stampo sovietico. Una cura italiana per portare competenze in materia di gestione del turismo arricchirebbero la regione e permetterebbero agli abitanti di scegliere con maggiore consapevolezza quale nazionalità acquisire nel 2033.

Via la flotta russa da Sebastopoli

Ma che fine farebbe il porto di Sebastopoli, base della flotta russa? Prima della guerra del 2014 era in vigore un contratto d’affitto del porto alla Russia fino al 2042, firmato dall’allora presidente ucraino Yanukovych. Chiaramente oggi quel contratto non é piú valido. La marina da guerra russa deve lasciare la Crimea. Non si puó garantire un’amministrazione neutrale con la presenza di forze militari. Lo stesso vale per l’Ucraina. Basteranno i Carabinieri e la Marina italiana.

L’ultimo Console Onorario Ucraino a Genova, l’avvocato Giorgio Giorgi, ha commentato questo scenario diplomatico con le seguenti parole: “Come sopra già evidenziato in evo premoderno la Crimea era genovese: ben potrebbe Genova amministrarla in base al principio prior in tempore potior in jure, che sulla base di un mandato internazionale consenta a Genova di riportare la Crimea ad una terra di pace e commercio internazionale”.

Email di Ugo Poletti: chief@odessa-journal.com