Bonus psicologo, 7 cose che non funzionano e come migliorarle

scritto da il 01 Febbraio 2023

Post di Daniele Francescon, Co-founder di Serenis – 

Il bonus psicologo rimarrà, con qualche variazione. Il numero di beneficiari del bonus psicologo sarà ridotto con la conferma della sua proroga per il 2023 e per il 2024: la Legge di Bilancio ha infatti stabilito un aumento del contributo fino a 1500 euro a persona – contro i 600 del 2022 (quindi più soldi a meno persone) – portando a 5 milioni per l’anno corrente e a 8 milioni per il prossimo i fondi stanziati per l’iniziativa di tutela del benessere mentale. Un totale di 20 milioni di euro in meno rispetto allo scorso anno.

Con l’obiettivo di capirci di più, aprire una discussione partendo dalle persone, e tracciare un bilancio del progetto, a poco meno di un anno dal suo annuncio, noi di Serenis, piattaforma di psicoterapia e di supporto psicologico online, nonché centro medico autorizzato dall’ATS, abbiamo appena pubblicato i risultati di un Osservatorio che abbiamo chiamato Oltre il bonus psicologo, indagine che ha coinvolto circa 260 individui, tra appartenenti alla comunità scientifica e non, che usano la nostra piattaforma.

Un bonus con qualche difetto di troppo

Dal sondaggio è emerso che la scarsità dei fondi messi a disposizione, le tempistiche troppo lunghe e la poca chiarezza delle informazioni fornite dall’INPS hanno limitato il potenziale del bonus psicologo.

Per inquadrare chi avevamo di fronte, del totale degli intervistati, oltre 8 persone su 10 hanno affrontato in passato un percorso di psicoterapia o supporto psicologico. Il 74,8% del campione lavora nel settore del benessere mentale, principalmente nel ruolo di psicoterapeuta (95,4%) e di psicologo (1,5%). Al quesito Hai chiesto il bonus psicologo?, l’84,7% di chi ha risposto ha detto no per mancanza di requisiti, perché non interessato o perché le procedure gli risultavano difficili da capire. Solo il 15% tra chi, invece, ha fatto domanda (15,3%), l’ha ottenuto.

Bene il cambio di direzione, ma solo un primo passo

In generale le persone hanno apprezzato il cambio di direzione e l’importanza attribuita per la prima volta al tema della salute mentale a livello istituzionale, ma è anche emerso chiaramente che si tratta solo di un primo passo in questa direzione, e a confermarlo sono i dati: solo il 4,2% degli intervistati, infatti, si dice pienamente soddisfatto dell’iniziativa.

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(zinkevych – stock.adobe.com)

Come si può migliorare il bonus in 7 passi

Ma come potrebbe migliorare questa manovra spartiacque? Dopo aver visto le risposte  raccolte con la survey Oltre il bonus psicologo, abbiamo evidenziato 7 cose che si possono migliorare proprio a partire dai feedback ricevuti, per dare nuovo respiro a un dibattito sul tema includendo chi, con il bonus psicologo, ha a che fare, ovvero pazienti e professionisti:

1. Scarsità dei fondi

I 25 milioni di euro stanziati dal Governo per il 2022 hanno generato 395 mila richieste e un totale di soli 41 mila beneficiari, con la conseguenza che solo 1 persona su 9 ha potuto usufruire del bonus. Insomma, la domanda c’era, è stato un buon test, ora va deciso se puntare su queste misure.

2. Il bonus va al primo richiedente

Far passare il benessere mentale come qualcosa dove “chi prima arriva meglio alloggia”, logica alla base della selezione dei richiedenti il bonus, ha portato in maniera ironica, qualcuno a dire  “TicketOne scansate”. In realtà, il benessere mentale non dovrebbe essere considerato un premio, qualcosa a cui si accede per fortuna, ma un servizio disponibile per tutti, democratico, e il cui unico criterio di selezione dovrebbe essere: chi ne ha bisogno.

3. La complessità (e l’importanza) di comunicare in modo efficace

Dal “come funziona” al “a chi spetta”, le informazioni fornite dal sito INPS, istituzione al quale le persone avrebbero dovuto inoltrare le richieste del bonus in via telematica, non sono risultate chiare e di facile lettura secondo il 47,2% degli intervistati. Questo non può che rendere le procedure ancora più complesse, specie per quella fetta di popolazione meno avvezza alle nuove tecnologie.

4. Mancanza di feedback

Chi è stato escluso dalle graduatorie non ha trovato alcuna giustificazione alla propria estromissione all’interno della mail di esito, se non una serie di frasi preimpostate e poco empatiche (stavamo pur sempre dando un ritorno negativo a persone che hanno chiesto di avere aiuto per prendersi cura si sé) , lasciando aperti molti interrogativi come: “Avrò compilato bene la domanda?” oppure “Quali parametri non rispecchiavo?”.

5. Tempistiche lunghe per il bonus

Dalla ricezione della richiesta all’esito della sua accettazione sono passati diversi mesi, con alcuni rinvii e incertezze rispetto ai tempi di ottenimento. Diciamo che siamo abituati ad essere  pazienti di fronte ai tempi della burocrazia, ma quando si parla di supporto psicologico credo dovremmo fare il massimo per ridurre le tempistiche: parliamo (in teoria) di persone che hanno bisogno.

6. Un nome che svela scarsa consapevolezza

Bonus psicologo perché può essere somministrato da uno psicologo? In realtà, no. Al bonus psicologo, per legge, possono aderire solo gli psicoterapeuti, che in Italia sono una figura con una specializzazione diversa. C’è una mancanza di consapevolezza generale – che deriva da un vuoto culturale – che porta erroneamente a sovrapporre le due figure e lo testimonia il nome stesso dell’iniziativa: sarebbe stata una buona occasione per aiutare a chiarire.

7. Prospettive future del bonus psicologo

Le risorse stanziate potrebbero ammontare a 5 milioni di euro per il 2023 e a 8 milioni di euro a decorrere dal 2024, con tetto ISEE a 50.000 euro. Una novità deludente perché significherebbe ancora più esclusi e non contribuirebbe a rendere questa risorsa democratica e accessibile ai più, come si augurano, invece, tutti coloro che lavorano nel settore, perché la salute mentale deve essere considerata alla stregua di ogni altra questione di benessere e salute.

Si sbaglia, ma si può migliorare

Sono un imprenditore e startupper, e quindi per DNA promotore del “fail-fast-learn-fast”, per cui vedo positivamente un tentativo di rispondere il più rapidamente possibile a un’esigenza collettiva anche con i limiti che sono emersi. Si fa, si sbaglia (quasi sempre), si impara, si migliora un pochino. La differenza la farà la capacità di comprendere dove si può migliorare, e la capacità di agire tenendo in considerazione per chi stiamo facendo tutto questo: il cittadino, l’utente, il paziente, insomma: le persone.