Scuola 4.0 e Pnrr, da che parte stanno gli insegnanti italiani?

scritto da il 10 Agosto 2023

Se è vero che una della priorità del PNRR è aiutare il mondo della scuola a cogliere le sfide dell’innovazione è interessante il dato secondo cui l’88,2% dei dirigenti scolastici e degli insegnanti italiani crede che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza possa aiutare a migliorare la scuola pubblica italiana attraverso l’uso di nuove tecnologie.

Lo studio, condotto dall’Osservatorio sulla transizione digitale del mondo della scuola di Aura Immersive, ha anche rilevato che il 96,7% dei dirigenti scolastici e degli insegnanti parteciperà al bando “Scuola 4.0” del PNRR, che destina più di 2,1 miliardi di euro alla transizione digitale. Tuttavia, solo il 12,3% delle scuole ha personale formato per gestirla.

Insegnanti e dirigenti credono nel PNRR

Lo studio è stato realizzato attraverso una prima indagine che ha visto coinvolti più di 2.700 dirigenti scolastici e insegnanti. Dall’analisi emerge come tra l’88,2 per cento degli intervistati credono che grazie al PNRR la scuola pubblica italiana possa migliorare. Da una domanda a risposta multipla il miglioramento potrà avvenire per il 76,3% dal punto di vista della didattica, per il 79,5% del coinvolgimento degli studenti, per il 56,7% del contrasto all’abbandono scolastico e per il 67,1% per il rapporto con il mondo del lavoro e delle imprese.

Pur essendo una sondaggio su un campione tra insegnanti in prima linea nei progetti come quello del PNRR e dirigenti scolastici, gli intervistati delineano uno spaccato sulle risorse a disposizione per migliorare le strumentazioni informatiche presenti a scuola che non è distante dai dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito sui fondi previsti per le scuole dal Bando. Il 42,3% ha meno di 150 mila euro, il 27,9% tra i 150 e 250 mila euro e il 29,8% più di 250 mila euro.

Dalla survey emerge come l’88,9% degli intervistati ritenga importante  la trasformazione delle classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento.

Per il 77,1% degli intervistati (di cui molto per il 37,4 e abbastanza per il 39,7) è importante la nascita di laboratori per le professioni digitali del futuro, rispetto al 22,9% che la ritiene poco interessante.

Il ruolo degli insegnanti e la transizione digitale

Inoltre il 44,6% dei docenti manifesta il timore che la transizione digitale possa ridimensionare il loro ruolo rispetto ad un 55,4 che non vede questo rischio.

La maggioranza degli intervistati ritiene importante la formazione alla transizione digitale di tutto il personale scolastico, il 61,2% molto e il 17,7%, rispetto al 21,1% che la ritiene poco importante. Questo dato dimostra quanto sarà importante il prossimo bando del Ministero dedicato proprio alla formazione dei docenti.

Il bando del Ministero prevede l’investimento di 2,1 miliardi per gli istituti scolastici di cui 1,7 miliardi per la trasformazione delle classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e nella creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro e con un’altra specifica linea di investimento, promuove un ampio programma di formazione alla transizione digitale di tutto il personale scolastico.

Una nuova sfida per l’università

Una sfida chiave  quella mondo della scuola anche se pensiamo a come il mondo dell’università sta cambiando la sua offerta con l’avvento di nuovi player come Multiversity, il colosso della formazione universitaria guidato da Fabio Vaccarono che ha anche acquisito in italia l’Università Digitale Pegaso e l’Università delle Camere di Commercio – Mercatorum dall’imprenditore Danilo Iervolino.

insegnanti

(Imagoeconomica)

“Abbiamo – spiega Vaccarono – la metà dei laureati sul totale della popolazione rispetto alla media europea. Negli altri Paesi, la media degli allievi delle università digitali è almeno il 20% del totale, in Italia circa il 10%. Oggi ci ritroviamo con 18 milioni di diplomati che non hanno mai completato un percorso universitario, nemmeno triennale. E questo gap è tanto più preoccupante se si pensa che l’avvento dell’intelligenza artificiale cannibalizzerà molte professionalità a basso valore aggiunto, che se non riqualificate verranno sostituite semplicemente dalle macchine.

Contrariamente a quanto affermato da alcuni, la formazione universitaria e la  laurea restano strumenti essenziali per trovare lavoro e migliorare il proprio futuro.

L’importanza di avere più laureati in Italia

Secondo Eurostat, negli ultimi vent’anni, i giovani laureati in Italia hanno contribuito a un aumento del +400% nell’occupazione giovanile, con oltre 5,5 milioni di occupati con laurea.

Possedere una laurea permette, inoltre, di accedere mediamente a un salario del 45% più alto rispetto a chi non è laureato.

Purtroppo, il numero dei laureati in Italia è ancora basso rispetto agli altri Paesi  OCSE.

Dobbiamo agire promuovendo l’accesso all’istruzione terziaria con modelli innovativi e digitali e incoraggiando la formazione continua per migliorare le prospettive dei giovani laureati e stimolare il progresso sociale ed economico del Paese”.

A Vaccarono fa eco il rettore dell’Università Pegaso Pierpaolo Limone:

“Il cambiamento intorno a noi è repentino, i punti di riferimento culturali e cognitivi si trasformano ormai a ritmi non generazionali. Studiare in università, conseguire una laurea, offre le chiavi per comprendere meglio il cambiamento epocale che stiamo vivendo e allo stesso tempo è la strada più efficace per trovare un buon lavoro”.