Intelligenza artificiale e lavoro: italiani divisi tra paure e opportunità

scritto da il 02 Novembre 2023

Post di Cristian Sala, country manager di Kelly Italia

L’intelligenza artificiale, come tutte le innovazioni destinate a rivoluzionare la società, è tra le tendenze al centro del dibattito italiano, soprattutto per le sue significative ricadute sul mondo del lavoro.

Al riguardo, secondo l’ultima indagine IPSOS per Kelly Italia, il nostro Paese sembra essere diviso tra preoccupazione e speranza: il 53% degli italiani intervistati temono che l’intelligenza artificiale (IA) influirà negativamente sull’entità degli stipendi; il 63% si dichiara molto/abbastanza d’accordo sul fatto che creerà nuove professioni e professionalità, e il 61% ritiene che renderà sicure le mansioni più pericolose.

Entrando nel dettaglio, una delle preoccupazioni di maggior rilievo è che la riduzione delle ore lavorate causerà una diminuzione dello stipendio. Al contrario una quota di cittadini teme un aumento delle ore lavorative a parità di retribuzione, dovuto alla necessità di supervisionare le attività svolte dall’AI. Infine 4 su 10 attribuiscono all’intelligenza artificiale la causa di un maggiore isolamento dai colleghi.

Istruzione spartiacque nelle differenze retributive

Un punto cardine della questione riguarda la maggiore frattura retributiva. In questo caso, per quasi 7 italiani su 10, l’IA andrà ad acuire le disuguaglianze già presenti tra gli stipendi; e sarà il livello di scolarità, più o meno elevato, a fare da spartiacque nelle retribuzioni. Riduzione del personale nelle aziende o addirittura chiusura delle attività sono le paure che poi affliggono rispettivamente il 68% e il 55% del campione intervistato, che ritiene di essere molto o abbastanza d’accordo con queste affermazioni. E ben 7 italiani su 10 sono convinti che a beneficiare dell’AI siano soprattutto le aziende più grandi e strutturate a discapito di quelle più piccole.

Efficienza, produttività e sicurezza ma la formazione sarà sempre più una necessità

Fin qui sembrerebbe tutto negativo. Come anticipato, però, alle preoccupazioni si accompagna la realtà di quanti credono che l’IA sosterrà lo sviluppo di nuove figure specializzate, focalizzate soprattutto sulla gestione e supervisione dell’intelligenza artificiale stessa (63%). Inoltre per il 71% del campione interpellato, grazie all’aiuto dell’IA si disporrà di più tempo da dedicare alle mansioni complesse, mentre le attività più ripetitive potranno essere gestite tramite IA, come pure si creerà un aumento dell’efficienza e della produttività (65% molto/abbastanza d’accordo) e maggiore sicurezza per le mansioni più rischiose (61% molto/abbastanza d’accordo).

intelligenza artificiale

(sdecoret – stock.adobe.com)

Emerge poi che il 73% degli italiani intervistati si ritiene molto/abbastanza d’accordo sulla necessità di un’adeguata formazione dei loro dipendenti.

La formazione, infatti, diventa anche strumento di tutela e rassicurazione davanti a un fenomeno che per molti rivoluzionerà, in tempi più o meno lunghi, non solo la vita lavorativa ma anche quella personale. Ed è per questo che ben il 63% degli intervistati è convinto che una adeguata istruzione debba essere fornita dalle aziende a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro mansione.

Intelligenza artificiale e regolamentazione legislativa

Infine è bene dare uno sguardo anche alla regolamentazione legislativa. In merito, quasi l’80% del campione intervistato auspica che l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale venga normato dal Governo di ciascun Paese all’interno di un quadro legislativo internazionale, che imponga il rispetto tassativo delle normative.

In conclusione, al di là dei dubbi e delle legittime preoccupazioni per la nuova tecnologia, ciò che conta è come le istituzioni e i vari attori del sistema produttivo decideranno di valorizzarla. L’obiettivo dev’essere sempre il miglioramento della qualità di vita dei cittadini e dei lavoratori.

(Dati: indagine IPSOS per Kelly Italia)