Legale, patrimoniale e risorse umane: tre tasti dolenti delle imprese

scritto da il 10 Gennaio 2024

Post di Sonia Canal*, Chief Operations Officer di Partner D’Impresa Srl – 

Sono i settori legale, fiscale e di strategia connessa alla consulenza del lavoro gli aspetti critici per le imprese italiane. Lo rivela un’indagine realizzata negli ultimi cinque mesi su più di 1.000 aziende da Partner D’Impresa, network professionale in franchising che riunisce una rete di consulenti del lavoro, esperti in privacy e sicurezza, specialisti di finanza agevolata e commercialisti.

Le aziende intervistate hanno compilato un test di autoanalisi, chiamato TSA, che interroga l’imprenditore per fare emergere il suo percepito rispetto alla gestione aziendale; così facendo, oltre a ottenere dati oggettivi su mancanze concrete, i consulenti comprendono anche quali approcci, frutto di schemi mentali rigidi, ostacolano la crescita di fatturato. Il risultato è una prima cartina tornasole degli aspetti focali che consentono di inquadrare le modalità di gestione dell’azienda. Il tessuto imprenditoriale italiano emerso presenta un potenziale di crescita spesso inespresso per la mancanza di sistemi organizzativi adeguati; nello specifico, le principali aree critiche riguardano l’area legale e patrimoniale.

Ambito legale e patrimoniale: cosa viene trascurato

Relativamente al tema legale, i maggiori deficit sono connessi soprattutto alla mancata adozione del modello legislativo 231/2001, il documento di valutazione dei rischi (DVR), di cui fino all’80% delle imprese è emerso mancante. Con la sua applicazione, la ripartizione delle responsabilità all’interno del ciclo lavorativo viene attribuita in funzione delle mansioni svolte. Le aziende che non sono in regola su questo aspetto, per legge, rischiano di essere sanzionabili con l’arresto da 3 a 6 mesi o con un ammenda fino a 6400 euro, a seconda della gravità della mancanza.

Relativamente al tema patrimoniale, invece, emerge una diffusa tendenza a non realizzare un’adeguata pianificazione di investimenti per accrescere il patrimonio personale. Il 71,8% degli imprenditori intervistati ha dichiarato infatti che il patrimonio attualmente in suo possesso non gli garantirebbe il medesimo tenore di vita ottenuto dall’attività lavorativa, mentre  il 62,5% non ha investito nel tempo per ottenere almeno un’entrata passiva, che potrebbe essere data da proprietà immobiliari o investimenti.

Dal sondaggio emerge, inoltre, che l’85% degli imprenditori ha una diffusa tendenza a non tutelare il proprio patrimonio personale (immobili, investimenti e partecipazioni societarie per esempio) e l’eventuale passaggio generazionale attraverso la costituzione di una holding di famiglia. Uno strumento giuridico, applicabile in più contesti di quelli che tradizionalmente si pensa.

Infine, vi è poca conoscenza degli strumenti utili per una migliore pianificazione del carico fiscale: ad esempio, l’80% degli intervistati non ha un marchio intestato a una persona fisica e il 75% non accantona il TFM, trattamento di fine mandato dedicato a se stesso.

I gap connessi alla gestione delle risorse umane

Per quanto concerne il tema della gestione del personale e della consulenza del lavoro, l’indagine di Partner D’Impresa ha evidenziato un altro aspetto curioso: il 90% degli imprenditori intervistati sostiene che nella propria azienda vi sia un clima positivo, che consente scambio di idee e buona relazione tra i team.

imprese

(vege – Fotolia)

Questo dato però si scontra spesso con l’oggettività: nel 59,5% dei casi non viene verificato il grado di  soddisfazione del personale né vengono organizzati con regolarità, secondo il 52,2%, momenti di team building con tutti i collaboratori. Si tratta, pertanto, di un percepito da parte dei proprietari di azienda che evidenzia  il gap di competenze diffuso su questo tema. Le imprese spesso non sono dotate di personale qualificato nel settore delle risorse umane, che sia in grado di interpellare collaboratori e dipendenti per comprenderne esigenze, necessità e desideri da riportare a un consulente del lavoro.

Progetto lavorativo a obiettivi e contrattualistica ad hoc

Un approccio più strutturato al tema delle risorse umane e della loro gestione si rivela fondamentale nel mercato del lavoro odierno, che si caratterizza infatti per un desiderio diffuso da parte dei dipendenti di maggiore flessibilità e nella ricerca di soluzioni contrattuali che possano prevedere modalità in smart working. O ancora, nella definizione del progetto lavorativo a obiettivi e non a tempo lavorato, orientandosi allo sviluppo di una mentalità più imprenditiva messa in gioco da parte del dipendente. Questi dati, riportati al consulente del lavoro, possono consentire la definizione di una contrattualistica ad hoc che crei un rapporto “win-win” tra azienda e dipendente.

Questa indagine fa capire che risulta indispensabile svolgere delle azioni di comunicazione finalizzate a educare e a far crescere la consapevolezza delle imprese fornendo loro, attraverso l’uso di un linguaggio chiaro e semplice, una visione d’insieme complessiva degli strumenti a disposizione.

 

* Sonia Canal è una consulente aziendale di lunga esperienza ed è attualmente Chief Operations Officer di Partner D’Impresa Srl. Nel corso della sua carriera, Sonia ha ricoperto incarichi di grande responsabilità in diverse attività commerciali, portandole a incrementi costanti di fatturato. Ha gestito la SPA di famiglia assumendo il ruolo di responsabile del personale e di certificazione ISO 9001; successivamente si è occupata della direzione di un centro polifunzionale con 10 attività commerciali. Dal 2015 ha intrapreso una collaborazione come consulente aziendale presso Open Source Management (OSM). Nel 2020, ha iniziato a dedicarsi a Partner d’Impresa, una rete di professionisti specializzati in diverse aree, come legale, fiscale, consulenza del lavoro, privacy e sicurezza, e finanza agevolata.