L’Italia chiede più sostenibilità al lavoro. La sorpresa? I boomer

scritto da il 01 Maggio 2024

Post dell’Osservatorio BenEssere Felicità –

Il lavoro è una costante delle nostre giornate, tutti, presto o tardi, entrano nel vortice della vita lavorativa. Un costante via vai di consegne, riunioni, impegni o straordinari che creano quello che è il lavoro di ognuno di noi, lavoro che è la base della nostra economia e permette di generare ricchezza. Nonostante la fondamentale importanza del mondo lavorativo, il fattore a cui spesso si pone minor attenzione è la propria impronta climatica e ambientale all’interno di tale contesto. Eppure, nel tessuto economico e sociale attuale la sostenibilità ha assunto un ruolo preminente, come un imperativo etico ed economico.

In questo contesto, i lavoratori si trovano al centro di una trasformazione significativa: il loro approccio alla sostenibilità sta diventando sempre più determinante, influenzando le dinamiche aziendali e il panorama economico nel suo complesso. Quindi la domanda da porsi è: “Quanto è sentita la sostenibilità nel proprio posto di lavoro?”.

Sostenibilità al lavoro, i più convinti sono donne e boomer

Spesso sentiamo dire che i giovani scelgono aziende sulla base di quanto esse sono effettivamente sostenibili nel concreto e non solo nello storytelling. Siamo quindi portati a pensare che siano i giovani i più propensi alla sostenibilità ma, secondo i dati dell’Osservatorio BenEssere Felicità* i boomer, le donne e chi svolge la libera professione sono i più convinti che sia giusto fare tutto il possibile per difendere l’ambiente e avere a cuore la sostenibilità sociale. A guidare la classifica generazionale, con il 47%, chi è a un passo dalla pensione, seguono la generazione X con il 38%, i millennial con il 36% e, in ultima posizione, la generazione Z con il 34%.

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Che cosa pensano i giovani

I giovani di oggi, che si riversano nelle piazze, stanno facendo scelte di rivisitazione totale e completa del lavoro, che è per loro un mezzo per costruire risultati concreti in termini di sostenibilità ambientale e sociale. Spesso, però, entrando come junior nelle organizzazioni non si sentono supportati o non credono di avere margine di manovra, quindi l’impegno viene meno per una mancata fiducia e consapevolezza. Eppure, anche quando viene dato loro spazio di espressione, a volte scelgono di rifiutarlo, perché probabilmente non si sentono abbastanza influenti.

In generale, chiedendo ai lavoratori quanto ritengono sia importante la difesa dell’ambiente o la riduzione delle disparità sociali, si rileva che se per il 38% una persona dovrebbe fare il possibile per difendere l’ambiente e ridurre i problemi sociali, aspetti considerati avere un impatto diretto sulla felicità attuale e delle prossime generazioni, il 33% ritiene sì che la difesa dell’ambiente e la riduzione dei problemi sociali siano importanti, ma anche che per la felicità attuale e delle prossime generazioni sono altre le priorità. In questo il 29% sembra non riuscire a schierarsi.

Il Nord Ovest sente di più il bisogno dell’impegno

È interessante vedere come il Nord Ovest, che può essere considerata l’area più produttiva d’Italia e risulta parallelamente essere l’area più infelice e insoddisfatta a livello lavorativo, senta maggiormente il bisogno di impegnarsi in temi di sostenibilità ed esprima il desiderio di portare un contributo di valore alle aziende che si impegnano in questa trasformazione.

Riprendendo i dati dell’Osservatorio il Nord Ovest risulta essere capofila con il 42%, contro una media nazionale del 38%. Seguono il Sud e le Isole con il 39%, il Centro con il 36% e chiude il Nord Est con il 34%.

Le persone meno felici del proprio lavoro iniziano a testare il nuovo “way of working”, dove il contributo di sostenibilità è uno degli elementi fondamentali.

La distanza tra i professionisti e i colletti blu in fatto di sostenibilità

Di recente, secondo la classificazione NUTS2 dell’Unione Europea, la Lombardia risulta essere, di fatto, la prima regione industriale italiana, con un valore aggiunto nel 2019 di 80,4 miliardi di euro. Vedere che, in questa porzione d’Italia, unitamente alle altre regioni del Nord Ovest, le 4 generazioni al lavoro esprimono la propria volontà di cambiare progetti e processi per alimentare sostenibilità a 360° è molto positivo. Ancora una volta sembra che il messaggio sia: possiamo stare meglio, facendo meglio.

Analizzando le professioni, a sentire maggiormente che sia giusto fare tutto il possibile per difendere l’ambiente e avere a cuore la sostenibilità sociale sono i professionisti autonomi con il 41%. Seguono i colletti bianchi con il 38%, imprenditori e manager a pari merito con il 37% e chiudono i colletti blu con il 35%.

Un’ipotesi potrebbe essere che l’operaio, proprio perché vive in ambienti lavorativi che precludono il contatto con natura e bellezza e che portano a non avere troppi confronti di team, sente meno la necessità di tutelare l’ambiente e i problemi sociali. Si potrebbe quasi affermare che finché manteniamo lavori alienanti non ci può essere attenzione per la sostenibilità, perché la bellezza che circonda certi ambienti non viene vista.

I lavoratori del 2024 sono agenti attivi di cambiamento

I lavoratori del 2024 quindi non sono più semplici esecutori di mansioni, ma agenti attivi di cambiamento. L’interesse per la sostenibilità non è più relegato a un gruppo di pionieri o a un’élite illuminata; è diventato parte integrante della mentalità lavorativa di una vasta gamma di settori e professioni.

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Questo cambiamento di mentalità può essere attribuito a diversi fattori. Innanzitutto, la crescente consapevolezza dei problemi ambientali e sociali ha spinto i lavoratori a rivalutare il loro ruolo nel sistema economico. Dall’inquinamento all’inequità salariale, le sfide del nostro tempo sono diventate troppo urgenti e complesse per essere ignorate.
Nonostante i progressi compiuti, c’è ancora molto da fare, come dimostrano i dati.

Sostenibilità, aziende e collaboratori insieme per migliorare l’ecosistema

Co-costruire tavoli di lavoro tra aziende e collaboratori per migliorare tutto l’ecosistema è la strada da percorrere. Occasioni per lavorare insieme nella progettazione di iniziative che coprono anche le communities locali e il territorio che l’azienda occupa. I dati ci suggeriscono che questo periodo storico potrebbe essere solo l’inizio di un’era in cui la sostenibilità diventa la norma anziché l’eccezione. I lavoratori vogliono continuare a collaborare sulle aziende e sui governi per adottare politiche e pratiche più sostenibili.

In conclusione, sono lontani i giorni in cui la sostenibilità era considerata una questione per pochi; oggi, è diventata una sfida e un’opportunità condivisa da tutti.

 

NOTA

*La ricerca ha coinvolto mille persone rappresentative di tutte le generazioni attive, secondo il loro peso fisiologico nel mercato del lavoro (dalla Generazione Z ai Boomer), Il campione nazionale della popolazione attiva, e quindi occupata, aveva un’età dai 16 anni in su ed è stato distribuito sul territorio usando quote per area geografica e dimensione centri, e controllato in fase di assegnazione per quote di sesso ed età.

Le interviste sono state condotte dal 1 al 7 marzo, con rilevazione CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) da sistemi multipli a scelta dell’intervistato. I nominativi per l’indagine provengono dai panel online di R-Dogma e dei suoi partner.

L’analisi dei dati e dei risultati è stata realizzata in partnership con Research Dogma, centro di ricerca e consulenza specializzato nelle tematiche di capitale umano.