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AI Act, le sanzioni all’italiana sotto la lente di Bruxelles
Post di Alberto Bellan e Giulia Mariuz, rispettivamente Partner e Counsel di Hogan Lovells –
Il disegno di legge n. 1146 sull’intelligenza artificiale (“Disegno di Legge“), proposto lo scorso 20 maggio dal Governo italiano e attualmente in corso di esame, è stato oggetto di scrutinio da parte della Commissione europea, che ha manifestato la necessità di maggiore coerenza con il Regolamento (UE) 2024/1689 (“AI Act“).
Il Disegno di Legge, composto da 26 articoli, si propone di regolamentare l’uso trasparente e responsabile dell’IA, nonché di stabilire principi per la ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di sistemi e modelli di IA. Tra i più recenti emendamenti, discussi nelle sessioni del 20 e 27 novembre u.s., si segnalano la designazione di un’autorità dedicata all’IA e alle neuro-tecnologie, l’introduzione di previsioni volte a migliorare la qualità del lavoro, la formazione in ambito IA e specifiche nel settore sanità, nonché obblighi imposti ai fornitori di servizi dei sistemi di IA utilizzati per generare contenuti video, audio e testuali a tutela del diritto d’autore.
AI Act, il parere della Commissione europea sul Disegno di Legge
Il 5 novembre 2024 la Commissione europea ha emesso un parere sul Disegno di Legge, sottolineando la necessità di allinearlo all’AI Act al fine di evitare la frammentazione normativa.
Le principali preoccupazioni spaziano dalla mancanza di coerenza tra le definizioni e i riferimenti usati nell’AI Act e quelli inclusi nel Disegno di Legge, a questioni più sostanziali come le restrizioni proposte per i sistemi di intelligenza artificiale diversi da quelli ad alto rischio, o la potenziale creazione di un doppio regime normativo.
La Commissione europea segnala innanzitutto la necessità di un coordinamento con le definizioni incluse nell’AI Act, suggerendo di adottare queste ultime, anziché di replicarle a livello nazionale. Nel contesto dell’IA in ambito sanitario, suggerisce invece di limitare gli obblighi informativi al solo utilizzo dell’IA, senza estenderli a questioni ultronee, quali i “vantaggi, in termini diagnostici e terapeutici, derivanti dall’utilizzo delle nuove tecnologie” e le “informazioni sulla logica decisionale adottata”. Viene inoltre sottolineata l’importanza di non introdurre indebite restrizioni sui sistemi di IA diversi da quelli ad alto rischio (ad esempio, rispetto all’utilizzo di sistemi di AI nell’ambito delle professioni intellettuali).
Evitare duplicazioni degli obblighi e raddoppi delle sanzioni nell’AI Act
Il parere affronta inoltre la necessità di garantire maggiore indipendenza alle autorità di regolamentazione nazionali e considera altresì i controversi requisiti inclusi nel Disegno di Legge per contrassegnare i contenuti generati dall’IA e “fornire tutela” da tali contenuti. Mentre il Disegno di Legge suggerisce di utilizzare un segno identificativo con l’acronimo “IA” per segnalare i contenuti generati tramite IA, la Commissione europea ritiene che i requisiti introdotti a livello nazionale portino a una indebita duplicazione degli obblighi già esistenti a livello europeo. In effetti, l’AI Act prevede specifiche disposizioni in tema di trasparenza dei contenuti generati dall’IA.
Da ultimo, la Commissione europea prende posizione anche sul tentativo del Governo italiano di introdurre un quadro sanzionatorio nazionale, evidenziando che l’articolo 99 dell’AI Act prevede già sanzioni specifiche in caso di violazioni e sottolineando la necessità di armonizzare la legislazione nazionale con il quadro normativo esistente.
Il messaggio della Commissione europea per i legislatori nazionali
Il segnale inviato dal parere della Commissione europea è chiaro: evitare una regolamentazione eccessiva e prestare attenzione a non normare aree già oggetto di un quadro armonizzato. Il Governo italiano ha adottato un parere non ostativo sugli ultimi emendamenti apportati al Disegno di Legge, condizionato all’adeguamento del Disegno di Legge ai rilievi della Commissione europea.
Non solo l’Italia, ma anche gli altri Stati membri dovranno evitare di introdurre previsioni divergenti rispetto all’AI Act, per garantire la massima armonizzazione. Un approccio frammentato o eccessivamente restrittivo rischierebbe d’altronde di compromettere gli obiettivi stessi di competitività e innovazione dell’Unione europea.
In questo contesto, il parere della Commissione europea appare coerente con il rapporto sulla competitività dell’UE di Mario Draghi, che ha messo in luce la necessità di adottare quanto prima un approccio maggiormente uniforme della regolamentazione del settore tecnologico, per favorire la competitività nell’ottica di garantire all’Europa una posizione capofila nell’innovazione tecnologica e nella crescita sostenibile.