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Più equilibrista o ninja? Sei modi di essere manager


Post di Sara Tamburro, Head of Marketing, Communication and Solutions di Cegos Italia* –
In un ecosistema ideale, un manager dovrebbe bilanciare abilità interpersonali, gestionali e tecniche. La capacità di ispirare e al tempo stesso assumere decisioni data driven, salvaguardando il benessere delle persone, è essenziale sia per la gestione operativa che per una visione orientata al futuro e all’innovazione. Ma la realtà odierna è complessa: oggi ai manager è richiesto di sapersi destreggiare tra sfide in continua evoluzione, sempre più articolate e caratterizzate da forti pressioni.
Le tre aree chiave
Secondo l’ultima survey, “Essere manager: tra formazione e realtà operativa”, condotta da Cegos Italia, le difficoltà principali – a cui i manager sono chiamati a rispondere – si concentrano su tre aree chiave: il bilanciamento tra strategie aziendali e operatività (43%), la creazione di ambienti motivanti (38%) e la ricerca di un equilibrio tra responsabilità individuali e lavoro di squadra (34%). Seguono la gestione dei conflitti (33%), il time management – sia personale che dei collaboratori – e l’integrazione tra autorità e autorevolezza (entrambi al 29%).
In questo scenario emerge un aspetto fondamentale: gli stili manageriali non seguono un modello unico. Ogni manager, in base alle esigenze aziendali e alle proprie caratteristiche, adotta un approccio differente, definito da punti di forza e da aspetti su cui porre una certa attenzione. L’indagine è stata agganciata a sei profili in cui i manager potessero individuare il proprio stile prevalente, ciascuno rappresentativo di una diversa attitudine alla gestione aziendale.
Maestro dell’equilibrio: mantiene un balance tra le esigenze aziendali e quelle del team (45%)
Con un atteggiamento calmo, imparziale e riflessivo, è in grado di delegare e definire i ruoli in modo chiaro, assicurando che ogni collaboratore sia consapevole delle proprie responsabilità. Tuttavia, l’eccessiva ricerca di equilibrio potrebbe rallentare le decisioni, portando a compromessi non sempre ottimali.

Il manager? Maestro dell’equilibrio (Immagine generata da Gemini AI)
Ninja silenzioso: risolve i problemi in modo silenzioso (15%)
L’attenzione meticolosa ai dettagli e la tendenza a voler tenere tutto sotto controllo, gli permettono di prevenire errori e inefficienze, garantendo che i processi procedano senza intoppi. Sebbene riesca a gestire situazioni complesse, la tendenza al controllo potrebbe limitare la collaborazione.
Motivatore instancabile: è sempre positivo, ottimista ed energetico (15%)
Crea un ambiente stimolante e orientato al futuro, predisponendo il team ad affrontare sfide complesse. Potrebbe essergli utile migliorare la supervisione e il monitoraggio delle attività quotidiane e affinare la delega, per assicurarsi che i compiti siano svolti in modo efficace.
Diplomatico sorridente: gestisce il team attraverso un dialogo aperto e costante (14%)
Promuove il consenso e il compromesso, facendo sì che ogni decisione sia accolta in maniera positiva e inclusiva. Nonostante gestisca con eleganza situazioni delicate, un’eccessiva ricerca di consenso potrebbe rallentare l’assunzione di decisioni strategiche.
Visionario ottimista: guarda al futuro con entusiasmo (6%)
Focalizzato sulle opportunità da cogliere, laddove gli atri vedono solo ostacoli, mantiene un atteggiamento positivo anche di fronte alle sfide. Tuttavia, potrebbe essere portato a trascurare i dettagli operativi e il monitoraggio delle attività quotidiane, causando ritardi o errori nell’esecuzione pratica.
Detective organizzativo: garantisce che ogni processo sia eseguito con precisione e accuratezza (5%)
Monitora attentamente ogni fase, assicurandosi che ogni compito sia svolto secondo gli standard più elevati. Seppur questo approccio consenta di individuare rapidamente eventuali problemi e correggerli prima che diventino degli impedimenti significativi, non sembra enfatizzare l’aspetto della comunicazione interpersonale e la costruzione di relazione nel gruppo di lavoro.
Le sfide per i manager non si fermano qui
In un contesto sempre più complesso, trovare il giusto equilibrio tra guida strategica e coordinamento delle persone è la chiave del successo. Tuttavia, le sfide manageriali non si fermano qui: i rapidi cambiamenti culturali e la crescente attenzione al benessere dei dipendenti impongono di sviluppare competenze sempre più trasversali, che vadano oltre le abilità tecniche e analitiche.
Secondo l’indagine, infatti, insieme a motivare e ispirare, la capacità di gestire il cambiamento in modo positivo diventa sempre più rilevante in ottica di sviluppo futuro (34%). Seguono la gestione dello stress e l’equilibrio tra obiettivi aziendali e benessere del team al 33% e saper innovare e guardare oltre le sfide attuali al 21%. Competenze come comunicazione, analisi dei dati e problem solving autonomo si attestano invece al 6% e 3%, probabilmente perché già considerate tra quelle imprescindibili per il ruolo. Si tratta di skill fondamentali che bisogna possedere e allenare non solo in relazione al contesto attuale e dell’immediato futuro.
Il ruolo strategico della formazione
La scelta di adottare uno stile più analitico o relazionale è influenzata alla fine da molteplici fattori, prima di tutto cultura aziendale e tipologia di obiettivi. Ma è evidente che, se l’innovazione è il motore del cambiamento organizzativo e il cambiamento passa dalle persone, la loro gestione – attraverso una leadership autentica e inclusiva – è il cuore del successo.
E in questo scenario la formazione deve mantenere il proprio ruolo strategico, soprattutto perché ancora troppo spesso (41%) i manager entrano in ruolo senza aver ricevuto una formazione mirata.
Ignorare la formazione dei profili di guida è come viaggiare senza bussola: si può procedere, ma il rischio di perdersi è altissimo. Al contrario, investire nella crescita dei manager è una scelta strategica che ripaga su più fronti: migliora performance e competitività, rafforza l’engagement e alimenta quel senso di appartenenza che fa davvero la differenza — soprattutto quando si parla di retention. In poche parole? Crescono loro, cresce l’azienda.
*Il Gruppo Cegos è uno dei principali player internazionali nel Learning & Development, nato in Francia nel 1926, presente oggi in più di 50 Paesi nel mondo. Da diversi anni consecutivi, e anche nel 2024, Cegos è tra le Top 20 Company per le categorie Custom Content Development, Learning Services e Leadership Training.