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Più equilibrista o ninja? Sei modi di essere manager
 scritto da Econopoly il 06 Maggio 2025
				scritto da Econopoly il 06 Maggio 2025
			
Post di Sara Tamburro, Head of Marketing, Communication and Solutions di Cegos Italia* –
In un ecosistema ideale, un manager dovrebbe bilanciare abilità interpersonali, gestionali e tecniche. La capacità di ispirare e al tempo stesso assumere decisioni data driven, salvaguardando il benessere delle persone, è essenziale sia per la gestione operativa che per una visione orientata al futuro e all’innovazione. Ma la realtà odierna è complessa: oggi ai manager è richiesto di sapersi destreggiare tra sfide in continua evoluzione, sempre più articolate e caratterizzate da forti pressioni.
Le tre aree chiave
Secondo l’ultima survey, “Essere manager: tra formazione e realtà operativa”, condotta da Cegos Italia, le difficoltà principali – a cui i manager sono chiamati a rispondere – si concentrano su tre aree chiave: il bilanciamento tra strategie aziendali e operatività (43%), la creazione di ambienti motivanti (38%) e la ricerca di un equilibrio tra responsabilità individuali e lavoro di squadra (34%). Seguono la gestione dei conflitti (33%), il time management – sia personale che dei collaboratori – e l’integrazione tra autorità e autorevolezza (entrambi al 29%).
In questo scenario emerge un aspetto fondamentale: gli stili manageriali non seguono un modello unico. Ogni manager, in base alle esigenze aziendali e alle proprie caratteristiche, adotta un approccio differente, definito da punti di forza e da aspetti su cui porre una certa attenzione. L’indagine è stata agganciata a sei profili in cui i manager potessero individuare il proprio stile prevalente, ciascuno rappresentativo di una diversa attitudine alla gestione aziendale.
Maestro dell’equilibrio: mantiene un balance tra le esigenze aziendali e quelle del team (45%)
Con un atteggiamento calmo, imparziale e riflessivo, è in grado di delegare e definire i ruoli in modo chiaro, assicurando che ogni collaboratore sia consapevole delle proprie responsabilità. Tuttavia, l’eccessiva ricerca di equilibrio potrebbe rallentare le decisioni, portando a compromessi non sempre ottimali.

Il manager? Maestro dell’equilibrio (Immagine generata da Gemini AI)
Ninja silenzioso: risolve i problemi in modo silenzioso (15%)
L’attenzione meticolosa ai dettagli e la tendenza a voler tenere tutto sotto controllo, gli permettono di prevenire errori e inefficienze, garantendo che i processi procedano senza intoppi. Sebbene riesca a gestire situazioni complesse, la tendenza al controllo potrebbe limitare la collaborazione.
Motivatore instancabile: è sempre positivo, ottimista ed energetico (15%)
Crea un ambiente stimolante e orientato al futuro, predisponendo il team ad affrontare sfide complesse. Potrebbe essergli utile migliorare la supervisione e il monitoraggio delle attività quotidiane e affinare la delega, per assicurarsi che i compiti siano svolti in modo efficace.
Diplomatico sorridente: gestisce il team attraverso un dialogo aperto e costante (14%)
Promuove il consenso e il compromesso, facendo sì che ogni decisione sia accolta in maniera positiva e inclusiva. Nonostante gestisca con eleganza situazioni delicate, un’eccessiva ricerca di consenso potrebbe rallentare l’assunzione di decisioni strategiche.
Visionario ottimista: guarda al futuro con entusiasmo (6%)
Focalizzato sulle opportunità da cogliere, laddove gli atri vedono solo ostacoli, mantiene un atteggiamento positivo anche di fronte alle sfide. Tuttavia, potrebbe essere portato a trascurare i dettagli operativi e il monitoraggio delle attività quotidiane, causando ritardi o errori nell’esecuzione pratica.
Detective organizzativo: garantisce che ogni processo sia eseguito con precisione e accuratezza (5%)
Monitora attentamente ogni fase, assicurandosi che ogni compito sia svolto secondo gli standard più elevati. Seppur questo approccio consenta di individuare rapidamente eventuali problemi e correggerli prima che diventino degli impedimenti significativi, non sembra enfatizzare l’aspetto della comunicazione interpersonale e la costruzione di relazione nel gruppo di lavoro.
Le sfide per i manager non si fermano qui
In un contesto sempre più complesso, trovare il giusto equilibrio tra guida strategica e coordinamento delle persone è la chiave del successo. Tuttavia, le sfide manageriali non si fermano qui: i rapidi cambiamenti culturali e la crescente attenzione al benessere dei dipendenti impongono di sviluppare competenze sempre più trasversali, che vadano oltre le abilità tecniche e analitiche.
Secondo l’indagine, infatti, insieme a motivare e ispirare, la capacità di gestire il cambiamento in modo positivo diventa sempre più rilevante in ottica di sviluppo futuro (34%). Seguono la gestione dello stress e l’equilibrio tra obiettivi aziendali e benessere del team al 33% e saper innovare e guardare oltre le sfide attuali al 21%. Competenze come comunicazione, analisi dei dati e problem solving autonomo si attestano invece al 6% e 3%, probabilmente perché già considerate tra quelle imprescindibili per il ruolo. Si tratta di skill fondamentali che bisogna possedere e allenare non solo in relazione al contesto attuale e dell’immediato futuro.
Il ruolo strategico della formazione
La scelta di adottare uno stile più analitico o relazionale è influenzata alla fine da molteplici fattori, prima di tutto cultura aziendale e tipologia di obiettivi. Ma è evidente che, se l’innovazione è il motore del cambiamento organizzativo e il cambiamento passa dalle persone, la loro gestione – attraverso una leadership autentica e inclusiva – è il cuore del successo.
E in questo scenario la formazione deve mantenere il proprio ruolo strategico, soprattutto perché ancora troppo spesso (41%) i manager entrano in ruolo senza aver ricevuto una formazione mirata.
Ignorare la formazione dei profili di guida è come viaggiare senza bussola: si può procedere, ma il rischio di perdersi è altissimo. Al contrario, investire nella crescita dei manager è una scelta strategica che ripaga su più fronti: migliora performance e competitività, rafforza l’engagement e alimenta quel senso di appartenenza che fa davvero la differenza — soprattutto quando si parla di retention. In poche parole? Crescono loro, cresce l’azienda.
*Il Gruppo Cegos è uno dei principali player internazionali nel Learning & Development, nato in Francia nel 1926, presente oggi in più di 50 Paesi nel mondo. Da diversi anni consecutivi, e anche nel 2024, Cegos è tra le Top 20 Company per le categorie Custom Content Development, Learning Services e Leadership Training.
 
						 
					 
							 
						